Il problema non è il passato, ma l' importanza che gli dai



Ci sono due persone che si chiamano Pauroso e Indifferente.
Un giorno, Pauroso si imbatte in un cane randagio che inizia a inseguirlo senza motivo. Lui inizia a correre per salvarsi da un eventuale morso: sale su un albero, e si salva. Rimane però scosso e, da quel giorno, ogni volta che vede un cane o sente un abbaio, inizia a provare ansia e paura.
Indifferente, un giorno si imbatte in un cane randagio che inizia a inseguirlo senza motivo. Lui inizia a correre per salvarsi da un eventuale morso: sale su un albero, e si salva Da quel giorno impara ad affrontare il pericolo, e il suo interesse verso gli animali rimarrà lo stesso.

La causa dell' ansia che colpisce Pauroso quando sente un abbaio è da ricercare nella razza del cane che lo inseguì? Oppure l' episodio in sè (la fuga e la paura di esser morso dall' animale)? Come mai nella mente di Indifferente l' episodio non è rimasto impresso in maniera così forte?

Siamo diversi. Ognuno ha il suo modo di affrontare la vita, ognuno ha vissuto esperienze diverse, ognuno è cresciuto in un ambiente di un certo tipo, con persone diverse. 

Ma.... 
sono gli eventi a condizionarci 
o l' importanza che gli diamo?



IL PASSATO NON RITORNA...
... o almeno non nella stessa maniera.
Ci sono persone che ricordano perfettamente gli eventi brutti accaduti in passato mostrando però di non aver avuto ripercussioni sulla vita odierna. Questo avviene - stiamo parlando delle persone nelle quali l' indifferenza è genuina, e non una finta accettazione del peso del passato - perché si prende coscienza che il passato è terminato nel momento in cui da "evento presente" ha cambiato la sua natura in "evento del passato".

Qualsiasi stato eccessivo di ansia, di paura, di sospetto, di pregiudizio, di diffidenza non deriva da esperienze passate che ci hanno forgiato la mente, ma dalle stesse esperienze considerate ormai come delle Tavole dei Dieci Comandamenti, ovvero leggi da considerare come giuste, da comparare con l' evento presente e da utilizzare come metro di giudizio verso gli eventi/persone di oggi.

E questo è un modo di agire sbagliato.

Come possiamo prendere un evento passato, avvenuto in circostanze probabilmente non ripetibili, con persone che oggi non ci sono (o, se ci sono, non sono quelle di ieri), con il nostro stato d' animo lontano da quello di oggi, e utilizzarlo come un modello da applicare alle situazioni che viviamo oggi?

Se ci hanno ferito, càpita di dare importanza alla sensazione di sofferenza provata in quel passato: arriviamo così a trasformare la sofferenza passata in rabbia di oggi, impacchettandola e spedendola contro i primi soggetti che ci sembrano dei buoni bersagli.


IL PRESENTE DURA TROPPO POCO, 
IL PASSATO È ETERNO,
IL FUTURO NON ESISTE

La mentalità comune ci porta a collocare il Passato in luogo ben definito, come se fosse lì ad aspettarci, in attesa della costruzione della Macchina del Tempo per poterlo rivivere e, magari, modificarlo.
Il Futuro è nella nostra mente alla stessa maniera: un luogo sconosciuto, ma lì, lontano, pronto a finirci addosso e in attesa di esser vissuto.
E il Presente? Il Presente... forse non esiste: appena arriva, è già andato via. Un secondo e via. È andato. Non riusciamo ad afferrarlo, e siamo quasi convinti sia un luogo spaziale (inteso come luogo fisico, tangibile, e non solo mentale).

Non riusciamo a vivere il Presente perché lo vediamo continuamente andare via. Eppure altre volte ci lamentiamo perché non passa mai (in realtà è passato, visto che ogni presente dura un secondo di tempo).
Il futuro lo attendiamo con ansia, e  quando arriva, passa per un secondo dal Presente, per finire dritto dritto nel passato, diventando quel passato (pardon la ripetizione) che ci causa rimpianti, rimorsi e nostalgie.


LEGATI CON UNA CATENA
Nel mio libro "La Felicità è nelle tue mani" ho inserito una metafora per descrivere il peso che ha il passato nella nostra vita: una catena di ferro legata ad una palla di metallo, pesantissima, che ci trasciniamo dietro per tutta la vita.
Possiamo forse correre in questo modo? Riusciremo a scalare le montagne? Cosa accadrà quando saremo in discesa? E quando incontreremo qualcuno che non ha pesi dietro di sè e non vorrà accompagnarci nel viaggio? Vogliamo veramente proseguire nel cammino con questo ingombro inutile?

Il Passato è accaduto, ci ha ferito, ci ha fatto soffrire: non possiamo cambiarlo ma possiamo ignorarlo, cercando di non dargli l' importanza che non merita.
Il Futuro non c'è ancora, e non possiamo modificarlo perché non è ancora vicino a noi. Ricordiamolo solo quando dobbiamo ricordarci di quel che sarà, ma non viviamolo, perché non esiste ancora.
Il Presente è qui vicino, e desidera che tu lo viva pienamente. È lì e ti guarda, in attesa di darti una mano, ancora una volta, per cadere e rialzarsi, perché la vita è fatta di cambiamenti, di cose brutte, ma anche cose belle.


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