Quando da bambino ti insegnano ad ubbidire anziché a ribellarti



Vi siete mai chiesti se tutto ciò che vi è stato insegnato da bambini sia giusto?
Vi siete mai domandati, ad un certo punto, se gli ordini ai quali ubbidivate erano giusti?
Vi siete mai ritrovati in dubbio sull' esattezza di tali ordini?

Ci sono vari errori che si commettono durante l' educazione (non facile) del proprio figlio e, molti di questi, ricadono nell' errato insegnamento di quel che andrebbe fatto e quello che andrebbe evitato.
Guardandoci indietro, ricordando gli insegnamenti delle persone che ci hanno cresciuto, oggi, probabilmente, ritroviamo diverse "regolette" con le quali non siamo in accordo ma che, da bambini/ragazzi abbiamo obbedito senza battere ciglio. In altre circostanze (è accaduto anche a me) si è deciso per disubbidire a certe regole, e in quei momenti ci siamo sentiti diversi. Sensazione che già ci davano indizi circa cosa il nostro pensiero desiderava.

Gli errori che, a mio parere, portano a rovinare, come una gettata di fango sulle componenti di un computer, l' infanzia e l' adolescenza di un bambino, sono:

  1. l' ubbidienza senza una motivazione
  2. la tacita sottomissione ad un sistema/persona/status sociale come fosse una cosa normale
  3. la repressione del sentimento ribelle rispetto alle regole

UBBIDIENZA SENZA UNA MOTIVAZIONE
« Questo non si fa! » ordinò il genitore.
« Perché? » domandò il figlio.
« Perché no!! » rispose il genitore.

Una conversazione nella quale forse vi sarete trovati almeno per una volta nella vostra vita: l' ammonizione dal fare qualcosa senza una motivazione. Pensate che un bambino non possa capire la spiegazione del perché un qualcosa non si debba fare? Certo, non generalizzando, per fortuna ci saranno stati momenti in cui un genitore (o comunque l' educatore) abbia spiegato il motivo del "perché non si fa".

L' essere umano, da sempre, si è posto delle domande e, quando volle porsele ma ci rinunciò - come quando tentò di spiegarsi dei fenomeni inspiegabili -, tuffò la testa sotto la sabbia, perché l' ignoto e l' inspiegabile facevano paura.
L' inspiegabile trovo risposta in una Divinità invisibile e potente, mentre l' ignoto fu uno spauracchio per consigliargli di non ribellarsi perché non avrebbe saputo come sarebbe stato il suo futuro.

(NON) È NORMALE OBBEDIRE
Uno degli insegnamenti errati che mi sono stati dati è il rispetto da dare sempre e comunque. Se una persona più grande (ma solo d' età, perché essere adulti significa altro) si comportasse male con voi, voi dovrete comunque portargli rispetto. E perché mai?


Nel Kandarayana Sutta [Anguttara Nikaya 2.38] del Canone Pali Buddhista, leggiamo le parole di Siddhartha Gautama che dice:

« Anche se una persona è venerabile, abbia egli 60, 70, 80 o più anni, se non è presente mentalmente, se crede impermanente ciò che è permanente, se cede alla rabbia, all' odio o alla violenza, se non comprende l' origine e la comparsa delle sue sensazioni, se è arrogante, se è preda dell' attaccamento, è semplicemente un giovane sciocco, non un anziano saggio.

Invece se uno è giovane, nel fiore degli anni, ed è presente mentalmente in tutto ciò che fa, se sa che ogni dharma è impermanente, se non è preda di irritazione, attaccamento, rabbia e odio, se comprende l' origine e la comparsa delle sue sensazioni, allora è un saggio ».

Il discorso sul sistema sociale è lungo e, logorroico come sono, scriverei un post chilometrico, ma è facile capire, ad oggi, che molto di ciò che ci viene imposto sia concretamente sbagliato. Certo, bisogna comprendere le azioni e le parole altrui, quello sempre, ma poi bisogna ricordarsi di avere rispetto per sè stessi, per la propria vita.
L' insegnamento ad abbassare la testa, a ringraziare chi ti sfrutta sul posto di lavoro o, più direttamente, sfruttamento da parte di un governo, perché comunque ti concedono qualche moneta per sopravvivere è frequente, e diviene una cosa normale. No, non è normale obbedire!
Il rispetto si dà a chi ti dà rispetto, non a chi non te lo dà, sia una persona più grande di te, sia il tuo datore di lavoro. Se dai rispetto a chi non ti rispetta, ti stai solo sottomettendo.

NON RIBELLARTI ALLE REGOLE (MA SOLO IN TEORIA)
Quando qualcosa non andava bene al popolo, i cittadini cosa facevano? Non si ribellavano!
E perché ci insegnano, sin da bambini, che non bisogna andar oltre le regole e che tutto ciò che ci viene imposto sia sempre giusto?

Ci sono certi modi di comportarsi che dovrebbero esser naturali, e altri, invece, che vengono imposti come delle regole e che, con il tempo, diventano stringenti ma anche sbagliate.
Vigerà un insegnamento a non cambiare le cose, ad accettare quelle imposizioni e ad aver paura del futuro, del cambiamento, perché l' ignoto fa paura.
Eppure, tutto cambia, tutto si trasforma: non esiste alcuna sostanza, oggetto, essere vivente che non muta durante la sua esistenza. Il tempo impiegato è differente, ma tutto cambia. Perché, dunque, avere paura? Perché, dunque, non accettare i cambiamenti? Perché, dunque, reggersi al passato come un disperato ad una barca che sta affondando?

L' INDIVIDUO È RIBELLE DI NATURA
Queste tre imposizioni educazionali frenano in partenza l' individuo che, quando si accorge che la tutina del bravo cittadino gli sta stretta, inizia a guardare altri abiti, più comodi, anche se poi ha paura di usarli perché non sa cosa potrà accadere se uscirà fuori dai binari dell' indottrinamento sociale perché « Quello non si fa » perché « Quello è sbagliato » perché « Le persone ti giudicheranno per ciò che farai e dirai ». Certo, oggi accade che molti dicano e facciano cose sbagliate mentre, le cose che realmente andrebbero fatte e dette, si ignorano, oppure, se ci sono persone che le fanno/dicono, non hanno la stessa rilevanza di chi fa/dice le cose errate.
L' indottrinamento infantile e adolescenziale è la causa.

Per questo vogliamo imporre le nostre idee senza ascoltare quelle degli altri,
per questo vogliamo sapere tutto di una persona prima ancora di averla davanti a noi,
per questo puntiamo sempre il dito contro chi va oltre le regole con sani ideali...

Cresciamo con un sentimento di invidia che è in grado di legare una catena alla caviglia degli altri per trascinarli indietro, verso di noi, anziché portare la nostra mente almeno ad esplorare le loro idee e a porci delle domande che potranno stravolgere le nostre vite, ma in positivo.

La malattia è l' ubbidienza:
  • l' ubbidienza ad un genitore che ha paura egli stesso dei cambiamenti e non accetta che un figlio inizi a scegliere altre strade diverse dall' indottrinamento tramandato da generazioni;
  • l' ubbidienza cieca sul posto di lavoro, in cambio di uno sfruttamento a volte plateale, a volte, silenzioso;
  • l' ubbidienza ad una massa di governanti che credono di sapere di cosa tu abbia bisogno;
  • l' ubbidienza all' ordine di non domandare, ma di accettare passivamente;
  • l' ubbidienza alla sottomissione perpetua e allo schiacciamento della propria dignità

L' indottrinamento è proprio come un virus ma, se inizi a guardare le situazioni e le persone da un' altra prospettiva, se inizi a porti delle domande (non necessariamente accompagnate da delle risposte), se capisci che c'è qualcosa che ti crea disagio o un "abito" che ti sta stretto, allora vuol dire che hai trovato un rimedio per combatterlo.

L' essere umano nasce libero, non ha regole, non ha imposizioni, ma è dotato, in modo naturale, di senso di giustizia, di rispetto, di emotività sociale che lo conduce ad una corretta visione del mondo.
Giustizia, libertà, rispetto, altruismo, non sono regole, ma la naturale essenza umana.
Il resto, sono regole, regole da cestinare. Sempre e comunque.






Il Buddhismo non è una religione, il Buddha non era un Dio, non obbligava a credere in una divinità o a seguire i suoi insegnamenti, ma insegnava solo come eliminare la sofferenza.
Ogni giorno ci capita di mettere in pratica il Buddhismo senza saperlo, e questo, per il Buddha, significava seguire i suoi consigli. 
Questo libro non ha lo scopo di spiegare al lettore quanto era straordinario il Buddha, ma quanto straordinari siete voi.
Prendendo come riferimento il Canone Pali, la grande mole di scritti sulla vita di Siddhartha, si approfondirà il vero insegnamento del Buddhismo, scoprendo che non si tratta di una religione, ma di una specie di filosofia che ci invita a comprendere la nostra vita da soli, senza perdere tempo a imparare a memoria certe pratiche, o a purificarci bagnandoci in acque sacre, ma aprendo gli occhi e la mente di fronte alle nostre emozioni quotidiane, affrontandole e raggiungendo la vera felicità.

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