Meditare sul proprio corpo: ringraziamolo ogni giorno


Troppo spesso ci dimentichiamo di ringraziare il nostro corpo pensando che ogni sua parte sarà sempre eterna e funzionante.
Ogni giorno dovremmo dire grazie ad ogni parte del nostro corpo: ci sostiene, ci aiuta nelle nostre imprese quotidiane, ci ha condotto dove siamo oggi, non si è mai lamentato, ci ha sorretto nei momenti difficili e spesso l' abbiamo anche maltrattato.
Se oggi siamo qui, è grazie al nostro corpo che ha svolto il suo lavoro in modo impeccabile. Apprezziamo ogni parte del corpo così com'è oggi, e ringraziamolo per come ha lavorato ieri, come sta lavorando oggi e come lavorerà domani


A pag. 126 del mio libro "La felicità è nelle tue mani", affronto la meditazione sui Quattro Fondamenti della Consapevolezza ovvero il Satipatthana Sutta contenuto nel Digha Nikaya 22 del Canone Pali Buddhista Theravada. A pagina 131 entro nello specifico con l' argomento "Impermanenza del corpo".
Di seguito, una parte del mio libro con un' aggiunta che faccio nel post stesso per spiegare, a chi non sappia cosa siano, i 18 dathu.

IMPERMANENZA DEL CORPO
« Nel praticante svaniscono le idee sull' impermanenza. Come un cadavere in un cimitero, beccato dai corvi e avvoltoi, divorato da cani e sciacalli, distrutto dai vermi, così il suo corpo è impermanente. Così come se vedesse il cadavere ora ridotto a un cumulo di ossa, con carne e sangue; poi un cumulo d’ossa senza carne; poi un cumulo d’ossa senza carne né sangue; poi ossa senza più legamenti; poi vedesse le ossa imbiancate come conchiglie; le ossa sono divenute polvere; il corpo, così come era, ora è svanito » (Satipatthana Sutta - Digha Nikaya 22) .

In questa parte riporto una delle più utili meditazioni da affettuare non solo in quella seduta, nella posizione del loto o semiloto (per intenderci, a gambe incrociate) ma anche e soprattutto nella vita quotidiana.

La meditazione sui nove stadi di decomposizione di un cadavere ci mostra, in maniera chiara, le quattro caratteristiche dei dathu:
  1. impermanenza:
    il corpo di un essere vivente (sia uomo, animale o pianta) e ogni parte di esso non è uguale a sé stesso nel corso della vita;
  2. creazione:
    dal concepimento, al momento in cui si forma il feto, alla crescita nel ventre materno, sino ad uscire fuori, al mondo;
  3. mutamento:
    è dopo la nascita che ci accorgiamo dei cambiamenti del corpo, il quale cresce e cambia;
  4. dissoluzione:
    il corpo di un vivente non è eterno.
I dathu sono:
  • i sei organi di senso:
    occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente
  • i sei oggetti dei sensi:
    forma/colore, suono, odore, sapore, oggetti tattili e oggetti mentali
  • sei coscienze dei sensi:
    coscienza visiva, coscienza uditiva, coscienza olfattiva, coscienza gustativa, coscienza tattile e coscienza mentale
Facciamo un esempio per comprendere meglio.
Prendiamo un organo di senso: occhio.
Fisicamente, l' occhio non è mai lo stesso dalla nascita sino alla morte (impermanenza) perché, al momento del concepimento, non li abbiamo neanche, si creano nel corso della gravidanza (creazione), poi si modificano perché la nostra percezione visiva (oltre che conformazione fisica) cambia nel corso degli anni (mutamento) sino a giungere alla morte dell' occhio, e quindi la nostra morte (dissoluzione).

Stessa cosa accade con i suoni: vi immaginereste se l' allarme della vostra abitazione suonasse per giorni, settimane oppure anni? Oppure la rabbia nei confronti del vostro vicino durasse per giorni, settimane, mesi oppure anni? Sarebbero una tortura!
Ogni elemento materiale e non materiale è toccato da queste quattro caratteristiche:
  1. impermanenza
  2. creazione
  3. mutamento
  4. dissoluzione
La rabbia nei confronti del vostro vicino non dura per mesi (per fortuna) perché impermanente. Crei la tua rabbia, la quale si trasforma, sino a dissolversi.

MEDITARE SUL NOSTRO CORPO FISICO
Questa meditazione è utilissima per lavorare sulla nostra percezione della realtà.
Ad esempio vediamo una ragazza avvenente, alta, con un fisico che giudichiamo perfetto, bei capelli e pelle senza imperfezioni. Noi, invece, ci sentiamo brutte, con un corpo che odiamo, con dei brutti capelli, e una pelle piena di imperfezioni.
Proviamo a immaginare che il corpo della nostra meditazione sull' impermanenza sia di quella ragazza (ma da anziana, ovviamente), e poi immaginiamo anche il nostro di corpo: entrambi seguiranno le stesse identiche fasi e, quando saranno ossa, saranno indistinguibili ad una prima occhiata (vedi "Mahadukkhakkhandha Sutta", Majjhima Nikaya 13 - Canone Pali Buddhista).
Gli esseri viventi sono tutti soggetti al cambiamento, e le differenze esteriori non sono altro che aspetti utili a distinguerci ma non hanno il potere di farci essere delle buone o cattive persone. Essere belli non significa essere belle persone; essere brutti, non significa essere brutte persone; le persone belle non sono necessariamente delle brutte persone, così come le persone brutte non sono sempre delle belle persone.
Nonostante la forza (anche fisica) che mostriamo durante tutta la nostra vita, siamo più vulnerabili di quanto pensiamo. Siamo anche tutti simili, perché il funzionamento dell' organismo è identico (tranne per varie differenze che si incontrano spesso in varie persone), siamo tutti soggetti a cambiamenti, come l' invecchiamento e i dolori fisici, e siamo soggetti a dissoluzione. Nessuno può sopravvivere alla morte, e nessuno può dichiarare di avere un corpo invincibile e migliore di qualunque altro.
Comprendiamo così che siamo più simili di quanto possiamo immaginare e che, tolte le esteriorità, siamo tutti uguali. 

Meditare sul corpo significa occuparci del nostro corpo: troppo spesso dimentichiamo che ci sono parti del corpo che non ci fanno male. Ce ne ricordiamo solo quando ci dolgono. Ricordiamo, ogni giorno, le parti del corpo funzionanti, che ci sostengono, che ci aiutano nelle nostre imprese quotidiane, che ci hanno condotto dove siamo oggi, che non si sono mai lamentate, che ci hanno sorretto nei momenti difficili e che spesso abbiamo maltrattato.
Se oggi siamo qui, è grazie al nostro corpo che ha svolto il suo lavoro in modo impeccabile. Apprezziamo ogni parte del corpo così com'è oggi, e ringraziamolo per come ha lavorato ieri, come sta lavorando oggi e come lavorerà domani.



Il Buddhismo non è una religione, il Buddha non era un Dio, non obbligava a credere in una divinità o a seguire i suoi insegnamenti, ma insegnava solo come eliminare la sofferenza.
Ogni giorno ci capita di mettere in pratica il Buddhismo senza saperlo, e questo, per il Buddha, significava seguire i suoi consigli. 
Questo libro non ha lo scopo di spiegare al lettore quanto era straordinario il Buddha, ma quanto straordinari siete voi.
Prendendo come riferimento il Canone Pali, la grande mole di scritti sulla vita di Siddhartha, si approfondirà il vero insegnamento del Buddhismo, scoprendo che non si tratta di una religione, ma di una specie di filosofia che ci invita a comprendere la nostra vita da soli, senza perdere tempo a imparare a memoria certe pratiche, o a purificarci bagnandoci in acque sacre, ma aprendo gli occhi e la mente di fronte alle nostre emozioni quotidiane, affrontandole e raggiungendo la vera felicità.

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