tag:blogger.com,1999:blog-15053403497699768502024-03-12T05:52:47.872+01:00Lapenna Daniele ॐLapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.comBlogger119125tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-90804637054087297532024-03-11T18:34:00.002+01:002024-03-11T18:34:21.264+01:00Il mestiere più inutile, dannoso e mortale del mondo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtIOsi-6EyoPn9qvNuW6lzf9aVlJ-Thbq4jAzohB571aB9edckSTL25HNyLLrNw_3EnLlRudL1I5xHhXWScLRfRLLV_IB47nkDm09ZGeGj2j64-ePYfh1rC4d2xjZMK16MQuFeaRlUhUFb/s1600/soldier_gun.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="380" data-original-width="596" height="408" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtIOsi-6EyoPn9qvNuW6lzf9aVlJ-Thbq4jAzohB571aB9edckSTL25HNyLLrNw_3EnLlRudL1I5xHhXWScLRfRLLV_IB47nkDm09ZGeGj2j64-ePYfh1rC4d2xjZMK16MQuFeaRlUhUFb/s640/soldier_gun.jpg" width="640" /></a></div>
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Qual è lo scopo principale di una guerra? Anzi, <b>cos'è una guerra?</b></div>
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Può sembrare una domanda stupida ma... leggiamo la sua definizione:</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><a href="https://www.treccani.it/vocabolario/guerra/" target="_blank"><b><span style="font-family: arial;">guerra</span></b></a>: <i><b>conflitto </b>aperto e dichiarato fra due o più Stati (o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc.) <b>nella sua forma estrema e cruenta</b>, quando cioè si sia fatto ricorso alle armi; nel diritto internazionale è definita come una situazione giuridica in cui ciascuno degli Stati belligeranti può, <u><b>nei limiti fissati dal diritto internazionale</b></u>, <b>esercitare la violenza contro il territorio, le persone e i beni dell’altro stato</b>, e pretendere inoltre che gli stati rimasti fuori del conflitto, cioè neutrali, assumano un comportamento imparziale.</i></div><br /><div style="text-align: justify;">
<b>La guerra è ripudiata</b> dagli articoli 2, 3 e 4 della <span face=""trebuchet ms" , sans-serif"><b><a href="http://docenti.unimc.it/andrea.caligiuri/teaching/2016/15712/files/documenti-fondamentali/carta-delle-nazioni-unite" target="_blank">Carta delle Nazioni Unite</a> (<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_delle_Nazioni_Unite" target="_blank">ONU</a>)</b></span>, ricordando che, all' ONU, appartengono quasi tutte le nazioni del mondo.</div>
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In Italia, l’ <a href="https://www.senato.it/1025?sezione=118&articolo_numero_articolo=11" target="_blank"><b><span face=""trebuchet ms" , sans-serif">art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana</span></b></a> <b>ripudia la guerra</b> come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli ma è ammessa solo come difesa nei confronti di aggressioni esterne eppure, da decenni, <b>l'Italia è in guerra</b>. Appoggiando militarmente le nazioni alleate, fornendo armi e soldati, l'Italia, di fatto, è da molti anni in guerra.</div><div style="text-align: justify;"><br />Ma, al di là delle questioni di politica internazionale, <b>chi è che uccide?</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: arial;">I MILITARI SONO ASSASSINI</span></b><br />Un cittadino comune pagato per uccidere un altro cittadino è definito <b>killer</b>.<br />Un cittadino pagato per uccidere migliaia di persone innocenti tra le quali bambini, è chiamato <b>soldato</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br />Quando, in un discorso, dissi che i dittatori del passato e i <b>governanti </b>delle nazioni dell'occidente di oggi non sono assassini, trovai una immediata opposizione: un governante ordina di bombardare una città, fa uccidere delle persone innocenti, e non è un assassino? Eh, no, al massimo è il <b>mandante</b>.</div><div style="text-align: justify;">Un governatore se ne esce con le mani pulite. <br /><b>Chi ha materialmente ucciso le persone?<br />Chi ha premuto il grilletto della sua arma?<br />Chi ha premuto il pulsante per lasciar cadere la bomba?</b><br />Risposta:<b> i soldati</b>.<br /><br />Se qualcuno ti ordinasse di uccidere dieci persone, lo faresti? Io no. Chi esegue l'ordine, per rigor di logica, è un <b>assassino</b>. Dunque<b> i soldati sono assassini. </b><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi sono da sempre chiesto come abbiano fatto e facciano i soldati di oggi a uccidere uomini, donne e bambini, senza pensare che potrebbero esser loro familiari.<br />Inoltre proseguire a fare la guerra significa scatenarla anche nel proprio Paese. E se la risposta dei "nemici" fosse bombardare la città dove vivono moglie e figli di quei soldati? Questi, come reagirebbero?</div><div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">Prendiamo un crimine a caso: <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_M%E1%BB%B9_Lai" target="_blank">il massacro di My Lai</a></b> avvenuto il 16 marzo 1968 in Vietnam.<br />Fu uno sterminio di massa attuato dai soldati dell'esercito degli Stati Uniti d'America avvenuto durante la guerra del Vietnam. I soldati statunitensi della Compagnia C della 23ª Divisione di Fanteria dell'esercito obbedirono agli ordini del tenente William Calley <b>uccidendo più di 500 civili vietnamiti</b> inermi e disarmati, principalmente <b>anziani, donne, bambini e neonati</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
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Sapete come andò a finire? William Calley accusò il suo superiore, un tale <b>Ernest Medina</b>, di aver ricevuto tale ordine ma questi negò venendo, di fatto, <b>assolto</b>.</div><div style="text-align: justify;">Nel 1971 il tenente <b>William Calley fu dichiarato colpevole di omicidio</b> <b>premeditato </b>per aver ordinato di sparare e fu condannato all'<b>ergastolo</b>, ma il giorno dopo la sua condanna Calley <b>ricevette un atto di indulgenza da parte del Presidente Richard Nixon</b>, che ordinò di trasferirlo dalla prigione agli arresti domiciliari. Calley scontò <b>3 anni e mezzo di arresti domiciliari</b> a Fort Benning, in Georgia, e poi fu <b><u>dichiarato libero da un giudice federale.</u></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Avete capito? Quindi i mandanti totalmente assolti e, cosa ancor più assurda, terribile, ingiusta e sconcertante, è che <b>i soldati, che hanno materialmente ucciso le persone, non ricevettero alcuna condanna, né tantomeno un capo d'imputazione.</b> Vi chiedete il perché? Semplice, perché i soldati sono dei robot che obbediscono agli ordini e quindi, se i superiori ordinano di sganciare una bomba atomica su una città a caso, loro, che la lanciano, non sono assassini, perché hanno obbedito a un ordine.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">È questa la società dove volete far crescere i vostri figli?<br />È questo l'esempio che volete dare loro?</div><div style="text-align: justify;">È o non è anomala l'adorazione, la divinazione e la premiazione di individui che, di fatto, sono soltanto assassini privi di un briciolo di umanità e compassione?</div>
Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-21404924774305709502024-03-05T19:05:00.010+01:002024-03-05T19:05:57.687+01:00La storia insegna<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlh5iXoe3Dkj9vUDiU_VW0e-XXGXdPzLK0BL6UvjptjAUrD23ZoeMoEUOjJw9Y4ILxu9kg5RiWpRN4idgN4kWqCii_T9CzWh0sbg-PRxRgzoW6fJmBHvOPn3bsuoVUUYsZw-_sGD6vVaVzgvfqLtnCxy3jnIPzlsmtlsM6X9kP8354iTjKs9AsiTMXctno/s862/Guerra%20-%20Ieri%20e%20oggi.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="862" data-original-width="602" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlh5iXoe3Dkj9vUDiU_VW0e-XXGXdPzLK0BL6UvjptjAUrD23ZoeMoEUOjJw9Y4ILxu9kg5RiWpRN4idgN4kWqCii_T9CzWh0sbg-PRxRgzoW6fJmBHvOPn3bsuoVUUYsZw-_sGD6vVaVzgvfqLtnCxy3jnIPzlsmtlsM6X9kP8354iTjKs9AsiTMXctno/w279-h400/Guerra%20-%20Ieri%20e%20oggi.png" width="279" /></a></div><p></p><p></p><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">La storia insegna.</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">Ma se nessuno studia,</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">siamo destinati a non imparare nulla</span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">dagli errori del passato.</span></div><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-30618690950127698392024-03-03T16:28:00.001+01:002024-03-03T16:28:24.367+01:00Il coraggio di scegliere<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyPk9URHnTJrdKSI45N6-DdCs0cWDDIuTzTZ6op-fHH9w85cbi1TgDTR8NDZWCn8RF8dxCh2nxkwkq-MLNmvqcc1a__ecsUVHgVcRfYhG9eUuTKu9GJINNt6026Jtr2RtZpbMKwdCjYQ8lSR5ldtXxX8F1QeZS_8_SG5gUKP0z0tYDKOhHvoOvUqh4NmVH/s612/scelta.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="428" data-original-width="612" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyPk9URHnTJrdKSI45N6-DdCs0cWDDIuTzTZ6op-fHH9w85cbi1TgDTR8NDZWCn8RF8dxCh2nxkwkq-MLNmvqcc1a__ecsUVHgVcRfYhG9eUuTKu9GJINNt6026Jtr2RtZpbMKwdCjYQ8lSR5ldtXxX8F1QeZS_8_SG5gUKP0z0tYDKOhHvoOvUqh4NmVH/w400-h280/scelta.png" width="400" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: justify;">Accettare una teoria o idea "<i>preconfezionata</i>" è un modo di vivere non solo del mondo moderno, ma una comodità dei tempi antichi sostenuto, a quei tempi, dall'analfabetismo e dalla difficoltà di accesso alle informazioni.<br />Ma oggi, quanto ci costa accettare una verità preconfezionata da altri?</p><p style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: arial;">CONVINZIONI</span></b><br />Alla base dell'ostinazione a non accettare la realtà ci sono le <b>convinzioni</b>.<br />È accaduto a ognuno di noi di esser stati convinti di un qualcosa e poi aver avuto ragione, ma sarà sicuramente anche capitato (e sfido chiunque a sostenere il contrario) di aver avuto convinzioni per poi scoprire di aver avuto torto.<br />Spesso non vogliamo cambiare idea per pigrizia, altre volte per paura della verità (perché la situazione del presente è comoda, facile, e non desta preoccupazioni immediate) e altre volte semplicemente perché non abbiamo avuto occasione di "incontrare" la verità.<br /><br /><b><span style="font-family: arial;">DUBITARE-RAGIONARE-PONDERARE</span></b><br />Il <b>dubbio </b>è alla base di ogni <b>ricerca della verità. </b><br />Esso nasce quando si è innanzi a delle <b>contraddizioni</b>, quando le nostre idee non riescono più a far reggere il castello di carte delle nostre convinzioni, o quando qualcuno ci mette la cosiddetta "pulce nell'orecchio". Possiamo ignorarlo, combatterlo, seppellirlo, ma il dubbio sarà sempre lì a ricordarci di prendere in considerazione il fatto che, forse, <b>ci stiamo sbagliando.</b><br /><br />Nella fase successiva ci ragioniamo in modo non convinto, ma ci ragioniamo.<br />Scopriamo che abbiamo torto, e qui si presenta il primo bivio: proseguo nella ricerca, oppure abbandono e torno alla mia zona di sicurezza e comodità? È come aprire la porta della cucina e vedere che il tutto va a fuoco: decido di intervenire, oppure preferisco chiudere la porta e far finta di nulla perché ho paura ad accettare che la mia cucina si sta distruggendo?<br /><b>Seguire un'idea solo "per comodità" causa solo danni.</b> C'è chi vive, guadagna, distrugge, raccoglie illecitamente, impone e crea mezzi per imporre solo grazie all'atteggiamento passivo di chi evita la verità. Molti pensano subito di esser stati degli idioti, dei creduloni, e quindi preferiscono non vedere. <br />Aver creduto a una idea errata non è da idioti.<br />Credere a delle falsità non è da idioti.<br /><b>È da idioti continuare a credere a delle falsità consapevoli ci siano delle incongruenze.</b><br /><br />Per restare sul generico (chi vuol intendere, intenda), facciamo un esempio.<br />Tizio afferma che si sta prendendo cura del suo cane. Voi credete alle sue parole.<br />Arriva il momento in cui scoprite che Tizio sta dando al suo cane la metà della razione di cibo al giorno, ma prosegue ad affermare che si sta prendendo cura del suo cane.<br />Scoprite che il cane ha fame, così chiedete spiegazioni a Tizio e questi, messo alle strette, risponde in modo pacato che non ha il denaro per dar lui tutto il cibo di cui necessita. Notate però che Tizio veste di abiti di marca e il suo frigo è pieno di cibo.<br />Avete due possibilità: proseguire a credergli, oppure utilizzare il dubbio per ragionare e comprendere che non si sta prendendo cura del suo cane.</p><p style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: arial;">IL CORAGGIO DI UNA SCELTA</span></b><br /><b>La verità va urlata, sempre e comunque.</b> <br />Quando si apprende della falsità, è bene diffondere la realtà dei fatti, accettare di aver creduto alle menzogne e seguire un'altra strada. Non si può pretendere di cambiare la propria vita se non si ha il coraggio di scegliere.<br /><br />Come si può vivere serenamente sapendo che stiamo credendo a delle menzogne?<br />Come si può vivere serenamente sapendo che la verità è ignorata, celata e seppellita?<br />Come si può vivere serenamente sapendo che la falsità sta causando danni a noi e agli altri?</p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-9556475616360123542024-02-11T00:04:00.003+01:002024-02-11T00:04:22.129+01:00La vera RIBELLIONE<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT8WLvbnwxTVYZbqJD8mU4dq_VA-V-3sqgPTc1XGkj5-hHYvpbsO8fOCGwdjoycHE42bVSE54OGcJE9mBW9L_rmhFwQqRPKhuVeFNahNOj0-mT4CmKpFz1q6fJnZVuVEmzT-MJP-P6CB72EkKbkG1QBBELYT0J5lrKxlTOEpkFaN4TYhDtO0AFjSN7I_5i/s900/Infrangi%20la%20legge%20-%20Henry%20David%20Thoreau.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="656" data-original-width="900" height="291" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjT8WLvbnwxTVYZbqJD8mU4dq_VA-V-3sqgPTc1XGkj5-hHYvpbsO8fOCGwdjoycHE42bVSE54OGcJE9mBW9L_rmhFwQqRPKhuVeFNahNOj0-mT4CmKpFz1q6fJnZVuVEmzT-MJP-P6CB72EkKbkG1QBBELYT0J5lrKxlTOEpkFaN4TYhDtO0AFjSN7I_5i/w400-h291/Infrangi%20la%20legge%20-%20Henry%20David%20Thoreau.png" width="400" /></a></div><br /><p></p><p>Poesia di Lapenna Daniele.<br />11/02/2024</p><p style="text-align: center;">Sei convinto che i padroni<br />fan tutto per il bene<br />ma sono dei ladroni<br />col veleno nelle vene<br />pensano al domani<br />come toglierti i diritti<br />invasati e insani<br />mai chinati e sempre dritti.</p><p style="text-align: center;">Agiscono da dietro<br />sono falsi amici<br />come fece anche quel Pietro<br />"Non lo conosco" tu gli dici<br />non sai che fa male<br />trappola insistente<br />identità digitale<br />dell'idiota deficiente<br />obbedisci a ogni cosa<br />non è una novità<br />il diritto non si dosa<br />in questa brutta civiltà<br />perché il tuo denaro<br />serve a bombardare<br />anche il più avaro<br />dona qui per ammazzare.</p><p style="text-align: center;">Non c'è un minimo di mente<br />in questo mondo dominato<br />la pace non si sente<br />il giustiziere non è nato<br />si piange per i morti<br />si arrabbia il contadino<br />ce ne siamo ora accorti<br />che è morto un bambino?<br />Assassini e violenti<br />politici di merda<br />sorridete ai quattro venti<br />che si vinca o si perda<br />proprio per urlare<br />al popolo sgomento<br />state solo a recitare<br />dalle piazze al Parlamento.</p><p style="text-align: center;">Togliere il denaro<br />ai tanti bisognosi<br />inquinare e fare amaro<br />il cibo a queste dosi<br />significa morire,<br />morire sino dentro<br />chiudi gli occhi a sentire<br />che non fa male solo il centro<br />puoi ribellarti<br />ma il modo è decisivo<br />se adesso vuoi rialzarti<br />di coraggio non sei privo.</p><p style="text-align: center;">Il Paese vai a bloccare<br />boicotta i tuoi vizi<br />smetti di pagare<br />non dar loro degli indizi<br />agisci senza chiasso<br />ma trancia le catene<br />non lanciare mai il sasso<br />pondera per bene<br />le strade chiuse a oltranza<br />tutti fermi e inoperanti<br />il ribelle è qui che danza<br />assieme ai scioperanti<br />fine ai poteri occulti<br />in mano ai governanti<br />difendiamo gli adulti<br />ma anche i lattanti<br />paralizza la Nazione<br />blocca tutto e non fermare<br />ogni singola tua azione<br />è buona per aizzare<br />la rabbia dei giusti<br />chi combatte per la vita<br />chi ha dei buoni gusti<br />chi ha fede infinita<br />potranno arrestarne<br />uno, cento o duemila<br />ma sappiamo che a restarne<br />saranno sempre centomila<br />e così aumentando<br />puntando all'obiettivo<br />si arriverà esultando<br />di Giustizia non mi privo.</p><p style="text-align: center;"><br /></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-49230371862229812922024-02-10T23:12:00.005+01:002024-02-10T23:12:38.704+01:00Essere avanti<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbfH6zapuhcCZXyt1sPyVXV4ikz6F0pMyZqogya7TGkpLn__c3xe7wd-jciLQv00cmn0LzL_SpdCXuzbWPktJ4Vt-crrbCpQ5LYG8PDjuPW5Xv6Z9bx_INLD3yEEJWo69ZlU1igMVuv2vE54Ex_ZP08Yrapba2GpSdGoqueq7MXWJLwy4k793Uk53786dC/s755/voltarsi%20dietro.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="755" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbfH6zapuhcCZXyt1sPyVXV4ikz6F0pMyZqogya7TGkpLn__c3xe7wd-jciLQv00cmn0LzL_SpdCXuzbWPktJ4Vt-crrbCpQ5LYG8PDjuPW5Xv6Z9bx_INLD3yEEJWo69ZlU1igMVuv2vE54Ex_ZP08Yrapba2GpSdGoqueq7MXWJLwy4k793Uk53786dC/s320/voltarsi%20dietro.png" width="212" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />"<i>Essere avanti</i>" cosa significa?<br /><br />Indipendentemente dal tipo di cultura sociale e familiare con la quale entriamo in contatto sin da piccoli, partiamo sempre da un <b>livello primordiale acerbo</b>, dai gradini più bassi e non levigati, così curiosi e vogliosi di scoprire il mondo.<br />Proseguiamo nel cammino iniziando a sentirci invincibili per poi gettarci, più o meno inconsciamente, in avventure ed esperienze sempre nuove per esplorare il mondo,... e noi stessi.<br /><br />Si progredisce nel senso che <b>comprendiamo la vita</b>, il modo di rapportarci agli altri togliendo i veli della falsità accettando la realtà, apprendiamo delle ingiustizie e delle bruttezze del mondo ma anche di ciò che c'è di bello, e come goderne. In questo modo, affrontando le situazioni e imparando dalle conseguenze <b>si evolve</b>, <b>si cambia</b>, si procede verso una direzione precisa: <b>la maturazione personale</b>.<br /><br />Quando, dopo aver percorso molta strada, ci si volta indietro, vediamo come eravamo prima: <b>immaturi</b>, spesso troppo <b>irruenti</b>, <b>ignoranti </b>(nel senso di ignorare le conseguenze delle nostre azioni), non propensi ad accettare la verità.<br />Quando scopriamo che molte persone intorno a noi sono vicine fisicamente ma, a ben analizzare, sono lontane di "evoluzione personale", capiamo che sono rimaste indietro mentre <b>tu sei andato avanti</b>.<br />Non è megalomania o assenza di modestia ma una constatazione dei fatti.<br /><br /><i>Come si può, invero, camminare per molti anni e non imparar nulla dalle esperienze vissute?<br />Come è possibile esser avanzato di percorso ma esser rimasto indietro di atteggiamento?</i><br /><br /><b>Essere avanti significa aver lasciato dietro il nostro vecchio Sè</b>, quel Sè che non rappresenta altro che un'accumulazione di esperienze, di cose lette e ascoltate, di consigli recepiti e ignorati, di insegnamenti che ci hanno inculcato per educazione familiare e/o scolastica, di fatti che ci hanno causato ferite e di altri dove siamo stati noi a ferire qualcuno.<br />Siamo avanti perché <b>ci siamo evoluti</b>, <b>modificati dal tempo e dallo spazio</b>, coscienti di aver abbandonato stradafacendo dei nostri pezzi, come la pelle di un serpente, creandone ogni volta una nuova, una nuova pelle utile dopo le esperienze vissute.<br />Il mondo intorno a noi cambia così come l'essere umano modella e modifica continuamente la società ma adattarsi a questi cambiamenti non significa necessariamente evolvere, come il non accettare certi cambiamenti non significa esser rimasti indietro.<br />Ecco perché è difficile definire cosa significa <i>Essere avanti</i>.<br /><br />Per me, <i>Essere avanti</i> significa aver acquisito determinate capacità come</div><div style="text-align: justify;">- l'aver smesso di perder tempo a "convertire" le persone;</div><div style="text-align: justify;">- spendere più tempo ad ascoltare che a parlare;<br />- aver smesso di categorizzare le persone (e i gruppi di persone), gli ambienti, il tempo, le azioni;</div><div style="text-align: justify;">- non attaccarsi a un singolo evento ma valutare il Tutto nel complesso;</div><div style="text-align: justify;">- accettare che a ognuno càpita il suo destino, che ora siamo qui a ridere e soffrire, ma poi domani balzeremo altrove, qualsiasi altro luogo lontano da questo.<br /><br />Guardarsi indietro serve per capire dove siamo arrivati e <b>non rimpiangere mai quel che eravamo</b> perché, senza certe esperienze, non saremmo quel che siamo oggi. Io non scambierei mai la mia età odierna, con tutte le esperienze al seguito, con quella di 20 anni fa. Perdere ciò che ho appreso per la giovinezza e la possibilità di "risistemare" il passato? Ma anche no!<br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Se, oggi, siamo in questa vita, in questa nostra famiglia, in questa precisa società, in questo esatto momento storico è perché <b>c'è un motivo</b>: comprenderlo o meno non è importante perché potremo intuirlo o scovare una serie di prove per trovarlo, ma non ne avremo mai la certezza.<br /><br />Mentre proseguiamo nel nostro cammino forse saremo soli, con la maggioranza ancora dietro, gonzi dell'esser ancora lì, ma a noi non importa.<br />A volte ho creduto che sarebbe stato meglio non esser stato così avanti perché qui, avanti a molti, si comprendono cose pesanti, terribili, dure, mentre, come disse un tale,<b> lo stolto non è cosciente del suo stato</b> e, anche se causa danni alle persone vicine, non capirà mai la causa, quindi non soffrirà per aver conosciuto la verità. Lo stolto ride, si accontenta delle briciole come i piccioni, non vede troppo avanti ma vede molto indietro, non vede la vera causa della sua sofferenza e ignora le sofferenze altrui.<br /><br /><b>Lo stolto è felice, perché non sa niente di niente e niente su niente.</b><br /><br />Forse, però, è meglio essere avanti. Avere un po' di consapevolezza delle proprie azioni potrà diminuire (non evitare) conseguenze spiacevoli a noi ma anche agli altri.<br />Essere avanti è pur sempre un vantaggio perché vedi le cose prima degli altri, ma è una grande responsabilità. Come scriveva Khalil Gibran nel suo "il Profeta":</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;">« <i>Voi camminate insieme, come in processione, verso il vostro Io divino.</i></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><i>Siete la via e i viandanti.</i></div><div style="text-align: center;"><i>E quando qualcuno di voi cade,</i></div><div style="text-align: center;"><i>cade a favore di chi sta dietro di lui:</i></div><div style="text-align: center;"><i>un ammonimento della presenza della pietra che è all'origine dell'inciampo.</i></div><div style="text-align: center;"><i>Sì, e cade per chi gli sta davanti che,</i></div><div style="text-align: center;"><i>sebbene abbia piedi più veloci e sicuri,</i></div><div style="text-align: center;"><i>non ha tutta via rimosso quella pietra</i> ».</div><br /></div><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-49478121397808234032023-12-01T14:00:00.094+01:002023-12-01T23:42:33.312+01:00La fine dell'anno, e il suono del silenzio<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTMgeh_Y9hybu7hyphenhyphenj6L0p5S2PnRUa5OpS7exZxLUezVzW6JMUUMd8iCIBRfkICQOwv8yefwsdIVl1k0Xh8yGCz1VQzQqhQVRvqKwhnp8LRNnfiD69eIhwBwJQvBnMimwEyVbgVjCkvY8zYIsfFSH5zIHsF-nVwZFh6rJOzean8Fo2rYkZPpWzhKIbViAyD/s626/looking%20outside%20the%20window.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="626" data-original-width="626" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTMgeh_Y9hybu7hyphenhyphenj6L0p5S2PnRUa5OpS7exZxLUezVzW6JMUUMd8iCIBRfkICQOwv8yefwsdIVl1k0Xh8yGCz1VQzQqhQVRvqKwhnp8LRNnfiD69eIhwBwJQvBnMimwEyVbgVjCkvY8zYIsfFSH5zIHsF-nVwZFh6rJOzean8Fo2rYkZPpWzhKIbViAyD/w400-h400/looking%20outside%20the%20window.png" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Quando si giunge all'inizio dell'ultimo mese dell'anno, iniziamo inevitabilmente a fare i cosiddetti <b>bilanci</b>: <i>una rassegna di cose fatte e cose non fatte, di cose ancora da fare e cose da non fare più, di obiettivi raggiunti e quelli ancora lontani</i>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In certi momenti della nostra vita vediamo gli ultimi giorni dell'anno come una fine "fittizia", ovvero solo "da calendario" perché, se non l'avessimo (il calendario), neanche ci accorgeremmo che domani inizierà un nuovo anno.</div><div style="text-align: justify;">In altri momenti, invece, appuriamo che la Terra ha percorso un giro completo intorno al Sole ritrovandosi allo stesso punto, il solstizio d'inverno (il giorno con meno ore di luce dell'anno che questa volta cadrà il 22 dicembre alle 04:27), per iniziare un nuovo giro. Dunque un ciclo è realmente concluso per iniziarne un altro. Ancora una volta.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In fin dei conti <b>c'è sempre qualcosa che non abbiamo ancora fatto e che vorremmo o dovremmo fare</b>, <b>e qualcosa da non fare più</b>, così come c'è sempre un lungo elenco di <b>cambiamenti </b>avvenuti dei quali siamo restii ad accettare.<br />Una delle grandi verità della vita è che le cose cambiano. Sempre.<br />Noi stessi veniamo "sbattuti" da una situazione all'altra, subendo spesso conseguenze inevitabili, cambiamo atteggiamenti o, se tentiamo di agire sempre alla stessa maniera, sono le situazioni a mutare mentre noi, convinti di esser sempre gli stessi, proseguiamo ad aggrapparci alla solita barca piena di buchi che ormai non va più da nessuna parte, con la stessa che pian piano sta sprofondando in mare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quando si accetta che si è cambiati si comprende il cambiamento, lo si apprezza, poi si diventa consapevoli di non esser più gli stessi e/o di vivere situazioni diverse rispetto al passato e alla fine di questo percorso si diviene <b>orgogliosi di non esser più uguali a come eravamo ieri</b>.<br />In effetti, però, hanno ragione sia coloro affermano che la nostra vita e l'universo stesso sono soggetti a continuo cambiamento sia coloro che sostengono che ci sono cose immutabili, come le leggi che governano il funzionamento della vita.</div><div style="text-align: justify;"><br />Nel "particolare" della vita di ognuno, c'è chi prosegue sulla stessa strada per lungo tempo e chi la cambia spesso, chi quindi è soggetto a cambiamento e chi, pare, non lo sia.<br />È importante guardarsi dietro ogni tanto sia per capire da dove si è partiti, sia per vedere quanta strada si è fatta così da comprendere che sono realmente avvenuti dei cambiamenti che forse non vediamo.</div><div style="text-align: justify;">Porsi obiettivi non è consigliabile perché o non lo si raggiunge, o se ne raggiunge un altro o, se lo si raggiunge, non sarà come ce lo aspettavamo. È normale e logico, e ben venga sia così.</div><div style="text-align: justify;"><b>Ancorarsi a un'idea significa credere di essere in movimento restando però fermi</b>, un po' come l'assurda metafora del criceto bendato che corre sulla ruota e che è convinto di andare da qualche parte senza rendersi conto di esser lì a girare intorno da svariati minuti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla fine la cosa più utile è <b>osservare</b>:<br />osservare ciò che ci passa davanti, osservare le conseguenze delle nostre azioni e non-azioni (le quali spesso conducono a conseguenze più pesanti delle azioni), osservare le cause degli eventi, osservare i nostri comportamenti e quelli delle persone,... <b>osservare il mondo</b>.<br /><br />Molto spesso serve solo osservare, <b><i>in silenzio</i></b>, per capire più di quanto si possa fare cedendo al chiacchiericcio.<br />Il silenzio è una parola così forte che molte persone non riescono a sentire, né a pronunciare. In una mia vecchia poesia usavo l'ossimoro<span style="background-color: white; color: #4d5156; font-family: arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: left;">¹</span> "<b><i>un silenzio assordante</i></b>" per imprimere forza ad un momento nel quale si è fermi, in un silenzio così forte da rompere i timpani mentali.</div><div style="text-align: justify;">Il silenzio fa paura ma, se si è suo amico, è come un suono soave che apre la mente e lo spirito, e quieta l'animo.<br /><br />Quasi sempre è il silenzio a fornire le risposte, quel silenzio che rimescola le idee nate al termine di un lungo discorso mentale che attendeva solo un attimo di riposo per fornire una risposta.<br /><br /><i>Il suono del silenzio</i>.</div><p></p>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="280" src="https://www.youtube.com/embed/NAEppFUWLfc?si=d556LN0sdfnCS8ry" title="YouTube video player" width="350"></iframe><div><br /></div><div><br /></div><div><span style="background-color: white; color: #4d5156; font-family: arial, sans-serif; font-size: 14px;">¹</span><i>L'ossimoro è una figura retorica che consiste nell'accostamento di due termini di senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro.</i></div>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-74711198395601218892023-11-25T22:44:00.009+01:002023-11-25T23:17:05.707+01:00Inafferrabile come l'aria<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo6oOOB4FoaGjWiKmnVN8oltMXXO4rjVwCcBdjxzhyphenhyphenVIvvcujpv6lJDSLkQ9AHxpf0Jjl4u9AXHydjyCrGKFyopLxy3u4SomYGkruaLSfmKjyp2HwGMLOLaNNn7MgXavH9vn5IrjlH2P0GOGgW-2cPa723n0RVKtSwBXgiGyLPIRKJ11_4AAF5xrfW7M8d/s480/inafferrabile%20come%20l'aria.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="480" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo6oOOB4FoaGjWiKmnVN8oltMXXO4rjVwCcBdjxzhyphenhyphenVIvvcujpv6lJDSLkQ9AHxpf0Jjl4u9AXHydjyCrGKFyopLxy3u4SomYGkruaLSfmKjyp2HwGMLOLaNNn7MgXavH9vn5IrjlH2P0GOGgW-2cPa723n0RVKtSwBXgiGyLPIRKJ11_4AAF5xrfW7M8d/w400-h225/inafferrabile%20come%20l'aria.png" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Chi può affermare che dovremmo esser rigidi, schematici, dritti, o meglio ancora, ben <b>definiti</b>?</div><div style="text-align: justify;">Non c'è elemento in natura che sia ugual a sè stesso da quando si "costituisce" così come lo vediamo adesso a quando muterà in una delle sue tante infinite forme. L'aria è l'elemento più incontrollabile, adattabile e non adattabile, definibile ma soprattutto indefinibile, sinuosa, imprevedibile.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Cosa c'è meglio dell'aria come musa ispiratrice e idolo da imitare?</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'essere umano, ammalato gravemente dalla società che si è autocostruito, è ancor convinto che sia necessario definirsi, mostrarsi come unica forma, avere caratteristiche definite, farsi definire e soprattutto inserirsi in un definito gruppo e precisa definizione affinché possa esser <b>categorizzato</b>.<br />Assurda e idiota (per fortuna) utopia!</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>La malleabilità dell'animo umano</b> vive della fulgida energia che risplende dentro di sè e fa sì che, in ogni momento, siamo diversi dal momento precedente ritrovandoci più dubbiosi di ieri sul come definirci innanzi agli altri. Ma poi,... perché definirsi?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Perché incastrarsi in una definizione rigida e stupida</i></div><div style="text-align: justify;"><i>che non includerà mai tutte le nostre sfaccettature?</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Fateci caso: quando le persone si ritrovano davanti un individuo indefinibile, con molteplici interessi e capacità, un personaggio che preferisce "<i>saper un po' di tutto che tutto di una cosa</i>" essi restano dapprima intimoriti, poi indecisi e tergiversanti per arrivare a raccogliere le loro insicurezze e allontanare chi ritengono sia semplicemente una persona che, in fin dei conti, non è niente di nulla.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Esser il niente di nulla è meraviglioso</i></div><div style="text-align: justify;"><i>perché contieni veramente tutto!</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel Buddhismo Theravada ogni elemento dell'universo (esseri viventi inclusi) sono <b>vuoti</b> (è il concetto di vacuità, s<i>unyata</i>), ovvero privi di un sè separato. Con ciò si intende che non siamo composti di un singolo elemento ma da tantissime migliaia, se non milioni e miliardi di elementi sempre in continuo mutamento in un ciclo di "nascita e morte" che fa sì che gli elementi che ci componevano cinque secondi fa siano diversi da quelli che ci compongono in questo istante e da quello che verrà.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Siamo indefinibili,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>inafferrabili come l'aria!</i><br /><br />In effetti si consumano più energie a rinchiuderci e rinchiudere gli altri in una precisa definizione e immagine mentale e sociale che a vivere pienamente ogni faccia del nostro essere.</div><div style="text-align: justify;"><br />Non abbiate paura</div><div style="text-align: justify;">di non essere di una sola sostanza,</div><div style="text-align: justify;">di non avere un'unica direzione,</div><div style="text-align: justify;">di esser presi sempre da più interessi,</div><div style="text-align: justify;">di voler fare più cose di quante riusciate a fare,</div><div style="text-align: justify;">di voler sperimentare e conoscere cose diverse...</div><div style="text-align: justify;">perché, questa, questo modo di vivere la vita è la vostra, anzi, <b>la nostra natura!</b><br /><br /></div><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-89860860638988070602023-11-05T10:38:00.006+01:002023-11-05T10:38:52.087+01:00La vendetta non paga mai: la violenza che richiama la violenza. La storia del principe Dighavu<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhi3cyq806tmOF5OyMzLhXIHKcYp51I1zT9D0J_R51FVGVMmnpTpwZ6w5XADsmz2nVIGTsuEKF0C5Pa8FFehKTBx1NxGhsjUHLXa2jm0nNULN-PUXNPg1SGzouyl9Fg4hcY2EvR971527EZO0RdjsMPr9XInSZQ9lb7meixiCIyIbL8nLO5DFlIGfsklBTl/s433/guerra-disegno-bambino.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="298" data-original-width="433" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhi3cyq806tmOF5OyMzLhXIHKcYp51I1zT9D0J_R51FVGVMmnpTpwZ6w5XADsmz2nVIGTsuEKF0C5Pa8FFehKTBx1NxGhsjUHLXa2jm0nNULN-PUXNPg1SGzouyl9Fg4hcY2EvR971527EZO0RdjsMPr9XInSZQ9lb7meixiCIyIbL8nLO5DFlIGfsklBTl/w400-h275/guerra-disegno-bambino.png" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /><span style="font-family: verdana;">Nel Canone Pali Buddhista, precisamente nel Mahavagga contenuto nel Khandhaka facente parte del Vinaya Pitaka, vi è una storia che trasmette un significato importante. Ecco, di seguito, la storia del principe Dighavu (</span><span style="font-family: georgia;"><i>Mahavagga 10.2.3 - Dighavu-Kumara Vatthu</i></span><span style="font-family: verdana;">).</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p><div style="text-align: justify;">Un tempo, nella regione del <b>Kasi </b>a Varanasi, regnava il <b>Re Brahmadatta</b>. Era <b>ricco</b>, <b>potente</b>, con molte proprietà e territori, con un forte e valoroso esercito al suo seguito e riserve colme di grano e provviste per sé e tutto il suo popolo.</div><div style="text-align: justify;">Nella regione vicina, il <b>Kosala</b>, invece, regnava il <b>Re Dighiti</b>: era <b>povero</b>, <b>poco potente</b>, con poche proprietà, con un piccolo esercito, pochi territori e riserve con poche provviste e grano.</div><div style="text-align: justify;">Un giorno il re del Kasi Brahmadatta marciò, assieme al suo potente esercito, contro il povero re Dighiti del Kosala che, appena seppe dell'avanzata dell'altro imperatore, pensò:</div><div style="text-align: justify;"><div>« <i>Mi è arrivata voce che il re Brahmadatta del Kasi stia marciando contro di me: è ricco, potente, con un forte esercito, mentre io sono povero, non molto potente, con poche proprietà, con un piccolo esercito e pochi territori e riserve di provviste e grano. Non sono in grado di affrontarlo. Sarà meglio lasciare la città prima del suo arrivo. </i>».</div><div>Così, assieme a sua moglie, <b>re Dighiti fuggì dalla città</b>. Quindi il <b>re Brahmadatta</b>, dopo aver conquistato l’esercito, i carri, i terreni, gli arsenali e i granai del re Dighiti, <b>ne divenne padrone</b>.</div><div><br /></div><div>Nel frattempo, il <b>re Dighiti</b> era fuggito verso <b>Varanasi </b>assieme alla moglie e, dopo aver molto viaggiato, vi giunse. Lì visse con lei alla periferia di Varanasi nella casa di un vasaio,<b> travestito da vagabondo</b>. Non molto tempo dopo, sua moglie rimase incinta. Mesi dopo partorì un maschio al quale diedero il nome di <b>Dighavu </b>che significa "<i>lunga vita</i>".</div><div>Anni dopo, il Principe Dighavu raggiunse l’età matura. Suo padre, il re Dighiti, pensò:</div><div>« <i>Il re Brahmadatta del Kasi ci ha recato molto danno in passato impadronendosi del nostro esercito, dei nostri carri, dei nostri terreni, dei nostri arsenali e dei nostri granai. Se ci scoprisse ci ucciderebbe tutti e tre, perciò il Principe Dighavu deve vivere lontano da questa città. </i>».</div><div>Così il Principe Dighavu visse lontano dalla città ed imparò ogni tipo di mestiere.</div><div>In quel tempo il barbiere del re Dighiti lavorava per il re Brahmadatta. Aveva visto il re Dighiti e sua moglie vivere alla periferia della città nella casa di un vasaio, travestiti da vagabondi. Dopo averli visti, si recò dal re Brahmadatta e, appena giunto, gli disse</div><div>« <i>Maestà, il Re Dighiti con sua moglie vivono alla periferia della città nella casa di un vasaio, travestiti da vagabondi.</i>».</div><div>Allora il re Brahmadatta ordinò</div><div>« <i><b>Portatemi il re Dighiti con sua moglie!</b> </i>»</div><div>« <i>Come desidera, maestà. </i>».</div><div>Il Re proseguì ordinando</div><div>« <i>Legateli con una robusta fune, poi rasate loro completamente i capelli e fateli marciare per tutta la città incatenati accompagnati dal suono di tamburi. Poi tagliateli in quattro parti e seppellite ogni parte in una fossa indicante uno dei quattro punti cardinali.</i>».</div><div>« <i>Come desidera, maestà. </i>». E così fecero.</div><div>Legarono il re Dighiti e sua moglie con una robusta fune, gli rasarono completamente i capelli e li fecero marciare per tutta la città incatenati accompagnati dal suono di tamburi.</div><div>Nel frattempo il Principe Dighavu pensò</div><div>« <i>È molto tempo che non vedo mio padre e mia madre. Devo vederli.</i>».</div><div>Così si recò a Varanasi ed entrato in città vide suo padre e sua madre legati con una robusta fune, con i capelli rasati, marciare incatenati ed accompagnati dal suono dei tamburi. Allora si avvicinò a loro facendosi strada in mezzo alla folla. Il re Dighiti vide il Principe Dighavu e gli urlò</div><div><br /></div><div style="text-align: center;">« <i><b>Mio caro Dighavu non avvicinarti! Non farti vedere!</b></i></div><div style="text-align: center;"><i><b>Non vendicarti di questo! La vendetta non paga mai.</b></i></div><div style="text-align: center;"><i><b>L’odio non si combatte con l’odio. L’odio si combatte con l’amore.</b></i>».</div><div><br /></div><div>Sentite queste parole alcune persone dissero</div><div>« <i>Questo re Dighiti è impazzito! Dice frasi senza senso! Chi è Dighavu? Perché ha detto queste parole?</i>».</div><div>Il re Dighiti rispose alla folla</div><div>« <i>Non sono né impazzito né dico frasi senza senso. Chi sa capirà. </i>». Quindi, per una seconda, una terza, una quarta volta il re Dighiti ripeté, urlando, questa frase.</div><div>Poi i servitori del re Brahmadatta, dopo aver fatto marciare il re Dighiti e sua moglie per tutta la città legati da un robusta fune e con la testa rasata, li tagliarono in quattro parti e ogni parte fu sepolta in direzione di uno dei quattro punti cardinali, guardate a vista da alcune guardie, così come ordinato dal loro re.</div><div>Il Principe Dighavu, dopo essere entrato a Varanasi, riuscì a far bere alle guardie del liquore che aveva portato. Quando le guardie caddero a terra ubriache, riunì i resti dei suoi genitori, costruì una pira, li pose sopra e dopo aver acceso il fuoco li cremò celebrando rispettosamente il rito funebre.</div><div>In quell’occasione il re Brahmadatta era salito sulla veranda del suo palazzo. Vide il Principe Dighavu che celebrava il rito funebre e pensò</div><div>« <i>Senza dubbio costui è un parente o un figlio del re Dighiti. Ah, me misero, nessuno può darmi una spiegazione.</i>».</div><div>Quindi il Principe Dighavu, dopo aver pianto abbondantemente con disperazione nella foresta, si asciugò le lacrime e ritornò a Varanasi. Recatosi in una stalla d’elefanti vicino al palazzo reale, disse all’addestratore capo degli elefanti</div><div>« <i>Signore, voglio imparare questo mestiere. </i>».</div><div>« <i>Allora, giovane, lo imparerai. </i>» gli rispose l'altro.</div><div>Quindi, destatosi nell’ultima veglia notturna, il Principe Dighavu nella stalla degli elefanti con voce soave cantò suonando il liuto. Il re Brahmadatta, desto anche lui nell’ultima veglia notturna, ascoltò quel canto soave che giungeva dalla stalla degli elefanti. Così chiese ai suoi servitori</div><div>«<i> Chi sta cantando e suonando nella stalla degli elefanti nell’ultima veglia notturna? </i>».</div><div>« <i>Maestà, un giovane, un apprendista dell’addestratore di elefanti, che sta cantando con voce soave e suonando il liuto nell’ultima veglia notturna nella stalla degli elefanti.</i>».</div><div>« <i>Vi ordino di condurlo qui da me.</i> » comandò il re Brahmadatta.</div><div>« <i>Come desidera, maestà.</i> »</div><div>Così essi andarono dal Principe Dighavu e lo condussero al cospetto del re.</div><div>Il re Brahmadatta chiese al Principe Dighavu</div><div>« <i>Eri tu che cantavi con voce soave e suonavi il liuto nell’ultima veglia notturna nella stalla degli elefanti? </i>»</div><div>« <i>Sì, maestà. </i>».</div><div>« <i>Ti ordino, ragazzo, di cantare e suonare il liuto.</i>».</div><div>Dopo aver risposto “<i>Come desidera, maestà</i>.” cantò con voce soave e suonò il liuto con lo scopo di acquistare i favori del re.</div><div>Quindi il re Brahmadatta gli disse</div><div>« <i>Ti ordino, ragazzo, di restare e di farmi da assistente.</i>».</div><div>« <i>Come desidera, maestà.</i>» replicò il Principe Dighavu.</div><div>Il ragazzo quindi si svegliava al mattino prima del re Brahmadatta, si coricava di sera dopo di lui, eseguiva ciò che il re gli ordinava, sempre per favorirlo, parlando sempre bene di lui.</div><div>Così, non molto tempo dopo, il re Brahmadatta gli concesse completa fiducia.</div><div><br /></div><div>Un giorno il re Brahmadatta disse al Principe Dighavu</div><div>« <i>Ti ordino, ragazzo, di preparare il carro. Andrò a caccia.</i>».</div><div>« <i>Come desidera, maestà. </i>».</div><div>Così il Principe Dighavu preparò il carro e poi avvisò il re Brahmadatta</div><div>« <i>Il vostro carro è pronto, maestà.</i>». Quindi il re Brahmadatta salì sul carro guidato dal Principe Dighavu.</div><div>Quando furono lontani dalla città il re Brahmadatta disse al Principe Dighavu</div><div>« <i>Ti ordino, ragazzo, di fermarti. Sono stanco. Vorrei riposare. </i>».</div><div>« <i>Come desidera, maestà.</i> ». Così il Principe Dighavu fermò il carro e dopo si sedette a terra a gambe incrociate. Quindi il re Brahmadatta si sdraiò poggiando la testa sul corpo del Principe Dighavu. Poi preso dalla stanchezza, si addormentò.</div><div>Il Principe Dighavu pensò</div><div>“<i><b>Il re Brahmadatta </b>ci ha molto danneggiato: ha preso il nostro esercito, i nostri carri, le nostre terre, i nostri arsenali e i nostri granai. Inoltre <b>ha fatto uccidere mio padre e mia madre. Ora è giunto il tempo di vendicarmi! </b></i>”.</div><div>Sguainò la spada dal fodero. Ma poi pensò</div><div>“<i>Mio padre mi disse, prima di morire: <span style="font-family: georgia;">’"La vendetta non paga mai. L’odio non si combatte con l’odio. L’odio si combatte con l’amore.</span>’" Perciò non posso tradire le parole di mio padre.</i>”.</div><div>Così rimise la spada nel fodero.</div><div>All’improvviso il re Brahmadatta si svegliò di soprassalto, agitato, tremante, allarmato, nervoso. Il Principe Dighavu gli chiese</div><div>« <i>Come mai si è svegliato di soprassalto, agitato, tremante, allarmato, nervoso, maestà? </i>».</div><div>« <i>Ho avuto un incubo! Ho sognato il figlio del re Dighiti, re del Kasi, che mi uccideva con la sua spada! </i>».</div><div>Quindi il Principe Dighavu, prendendo la mano del re Brahmadatta con la sinistra e sguainando la spada con la destra, disse</div><div>« <i>Io, maestà, sono il Principe Dighavu, figlio del re Dighiti, re del Kasi. Tu ci hai molto danneggiato. Hai preso il nostro esercito, i nostri carri, le nostre terre, i nostri arsenali e i nostri granai. Inoltre <b>hai fatto uccidere mio padre e mia madre. Ora è giunto il tempo di vendicarmi</b>! </i>».</div><div><br /></div><div>Allora il re Brahmadatta implorò il Principe Dighavu in ginocchio</div><div>« <i>Risparmiami la vita, mio caro Dighavu! Risparmia la mia vita, caro Dighavu! </i>»</div><div>« <i>Chi sono io da poter risparmiare la vita a sua maestà? Vostra maestà deve risparmiare la mia vita!</i>»</div><div>« <i>Allora, caro Dighavu, tu risparmierai la mia vita ed io risparmierò la tua.</i>»</div><div>Quindi si strinsero le mani facendo giuramento di non nuocersi.</div><div>Poi il re Brahmadatta disse al Principe Dighavu</div><div>« <i>Ora, mio caro Dighavu, prepara il carro. È tempo di andare.</i>».</div><div>Dopo aver risposto “<i>Come desidera, maestà.</i>”, il Principe Dighavu preparò il carro e disse al re Brahmadatta: “<i>Il carro è pronto, maestà.</i>”</div><div>Così il re Brahmadatta salì sul carro guidato dal Principe Dighavu.</div><div><br /></div><div>Entrato a Varanasi, il re Brahmadatta fece chiamare i suoi ministri e consiglieri e chiese</div><div>« <i>Se incontraste il Principe Dighavu, il figlio di Dighiti, re del Kasi, cosa gli fareste?</i> »</div><div>Molti di loro risposero</div><div>« <i>Gli taglieremmo le mani, maestà. – Gli taglieremmo i piedi, maestà. – Gli taglieremmo mani e piedi, maestà. – Gli taglieremmo le orecchie, maestà. – Gli taglieremmo la testa, maestà.</i>».</div><div>Allora il re disse</div><div>« <i>Costui, vi dico, è il Principe Dighavu, il figlio di Dighiti, il re del Kasi. Dovete rispettarlo. Perchè le nostre vite sono uguali. </i>».</div><div>Poi il re Brahmadatta disse al Principe Dighavu</div><div>« <i>Perchè tuo padre disse queste parole prima di morire? "Mio caro Dighavu non avvicinarti. Non farti vedere. Non vendicarti di questo. La vendetta non paga mai. L’odio non si combatte con l’odio. L’odio si combatte con l’amore." ? </i>».</div><div><br /></div><div style="text-align: center;">« <i>Mio padre mi disse quelle parole prima di morire perché</i></div><div style="text-align: center;"><i><b>se vi avessi ucciso, maestà, coloro che vi amano mi avrebbero ucciso.</b></i></div><div style="text-align: center;"><i><b>E coloro che mi amano avrebbero poi ucciso coloro che vi amano.</b></i></div><div style="text-align: center;"><i><b>E così, senza fine.</b></i></div><div style="text-align: center;"><i>L’odio non si combatte con altro odio.</i></div><div style="text-align: center;"><i>L’odio si combatte con l’amore.</i></div><div style="text-align: center;"><i>La vendetta non paga mai.</i></div><div style="text-align: center;"><i>Così ora io vi ho risparmiato la vita e voi avete risparmiato la mia.</i></div><div style="text-align: center;"><i>Perciò mio padre disse quelle parole prima di morire.</i>».</div><div><br /></div><div>Allora il re Brahmadatta disse</div><div>« <i>È straordinario! Come è saggio questo Principe Dighavu, in quanto ha perfettamente compreso le parole dette dal padre! </i>»</div><div>Così gli rese l’esercito paterno, i carri, le terre, gli arsenali e i granai, e gli diede in moglie sua figlia. </div></div>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-359764948013381092023-10-08T00:52:00.001+02:002023-10-08T21:49:21.151+02:00Dare e ricevere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp0Rrs-FZGcYAdmzJhHhgSPwCAbFFm6ZPQ5hlL6aVrDTKdEp9hMhVIQ0kSJiv3e8l2-iwKv_IrKoJJ5okJo6WIXvmilq0Mp1iPPcCLL17iY_NgErxSnzVqNgYgwgQRP2pVtAGJPMbDUTem/s1600/dare_una_mano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img align="center" border="0" data-original-height="429" data-original-width="422" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp0Rrs-FZGcYAdmzJhHhgSPwCAbFFm6ZPQ5hlL6aVrDTKdEp9hMhVIQ0kSJiv3e8l2-iwKv_IrKoJJ5okJo6WIXvmilq0Mp1iPPcCLL17iY_NgErxSnzVqNgYgwgQRP2pVtAGJPMbDUTem/w314-h320/dare_una_mano.jpg" width="314" /></a></div><p style="text-align: justify;">Solitamente quando si è d'accordo nel ritenere che fornire un aiuto sia necessario, quasi indispensabile, è perché noi stessi ne abbiamo bisogno ma, se siamo sul lato opposto, sull'altra riva, al sicuro e senza pericoli alle spalle, solitamente restiamo indifferenti.<br />Vivere arroccati per timore di perdere ciò che si ha come se chi abbia meno fosse un pericolo per noi, è un atteggiamento di chi vive nel pieno della paura e, aggiungo, lontano dalla realtà.</p><p style="text-align: justify;">Ciò che siamo oggi è frutto delle esperienze passate vissute e i nostri atteggiamenti e risposte alle situazioni odierne sono dovuti alla parte mentale che conserva i risultati delle azioni del passato.<br />Se ad esempio più di una persona ha abusato della nostra fiducia, oggi siamo restii a dare una mano e pensiamo, inevitabilmente, che chi ci chiede una mano è un impostore, qualcuno che vuole solo approfittare della nostra bontà per risollevarsi. Ed è così che ci chiudiamo agli altri.<br /><br />Ricordiamo che è importantissimo vivere secondo il motto<br />"<i>Dai senza pensare di essere in credito. Ricevi senza pensare di essere in debito</i>". Pensare all'obbligatorietà di una gratificazione per un dono (qualsiasi esso sia, materiale o immateriale) effettuato ad altri, è credere che si debba fare tutto solo per ricevere qualcosa indietro.<br />È anche vero che dare è importante, ma il ricevere esiste perché esiste il dare.<br />Come la bella metafora che usava spesso il buon <i>Thich Nhat Hanh</i>, ogni bastone ha ed avrà sempre una parte destra e una sinistra: lo potrai spezzare più e più volte ma avrà sempre una destra e una sinistra. Se una parte è il dolore e l'altra la sofferenza, se una parte rappresenta il dare e l'altra il ricevere significa che uno esiste perché esiste l'altro: non esiste buio senza luce, né luce senza buio.<br /><br />Rifiutare di aiutare o, perché no, di ricevere un aiuto, è libera scelta e non è azione giudicabile se non solo da noi stessi (a meno che vogliamo agire senza pensare minimamente alle implicazioni e conseguenze delle nostre azioni).<br />Che sia giusto o meno la nostra azione/non-azione solo noi, dal nostro punto di vista, possiamo affermarlo ma ciò che è certo è che ogni situazione è diversa, ogni individuo anche, anche se i risultati, spesso, sono quasi uguali.</p><p style="text-align: justify;">L'errore da non compiere è agire sempre allo stesso modo e reagire alle situazioni simili sempre alla stessa maniera. Abbiamo una dignità, un nostro valore intrinseco, un'energia interiore che, seppure collegata energeticamente a tutte le altre, è contenuta in noi stessi e merita attenzione, cura, perdono.<br />Il primo e indispensabile aiuto da dare è a noi stessi perché se non aiutiamo noi stessi non potremo riuscire nelle nostre imprese.<br /><br />Ci sono persone che non vogliono aiuto, altre che lo richiedono e poi lo rifiutano, altre ancora che te lo strappano con l'astuzia per fuggire appena si rimettono in sesto, e altre che te lo danno e poi lo pretendono a loro volta. C'è chi ti mostra gratitudine, chi getta all'ortiche l'aiuto, chi ritorna perché sa che sarai sempre a disposizione, chi dona sperando di ricevere un aiuto in cambio in futuro, e chi dona per non voler nulla in cambio.<br /><br />Mai donare pensando di esser indispensabili.<br />Mai dare tutto sé stessi per perdere completamente le energie perché una batteria sfruttata al massimo in una sola volta diventa scarica e inutile.<br />Centellinare è auspicabile.<br /><br />Un tale diceva "<i>Ognuno è utile. Nessuno è indispensabile</i>.".</p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-5681043756645712862023-07-23T11:38:00.006+02:002023-07-23T11:48:58.007+02:00La profezia di Gunther Anders del 1956: i governi e il condizionamento collettivo del cittadino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjlbq4tEsE1pNal0NoifZz-9tlkojy3xMqJuz2-8CA7V3aYTGGwjgWFqezAseBq2eGzHEw0nzIBWyCIAhaNDVZAXKI9S98Ww9skWcJGjoii_pK8L9GfC-0bdskysvt3eWmQxA06j1L5TUnDWgy2-ptQ1GpuByrbBgWRkZdEAJFNRS7XXcynS8tcmCv5rQf/s851/Gunther%20Anders_02.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="403" data-original-width="851" height="304" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjlbq4tEsE1pNal0NoifZz-9tlkojy3xMqJuz2-8CA7V3aYTGGwjgWFqezAseBq2eGzHEw0nzIBWyCIAhaNDVZAXKI9S98Ww9skWcJGjoii_pK8L9GfC-0bdskysvt3eWmQxA06j1L5TUnDWgy2-ptQ1GpuByrbBgWRkZdEAJFNRS7XXcynS8tcmCv5rQf/w640-h304/Gunther%20Anders_02.png" width="640" /></a></div><br /><p></p><div><div style="text-align: justify;">Una parte del libro “L’uomo è antiquato” di Günther Anders <b>pubblicato nel 1956</b> ma incredibilmente attuale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>“Per <b>soffocare in anticipo ogni rivolta</b>, non bisogna essere violenti.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un<b> condizionamento collettivo</b> così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>L’ideale sarebbe quello di <b>formattare gli individui fin dalla nascita</b> limitando le loro abilità biologiche innate.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento <b>riducendo drasticamente l’istruzione</b>, per riportarla ad una forma di inserimento professionale.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Un <b>individuo ignorante</b> ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile e elitario.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Il divario tra il popolo e la scienza, che l’informazione destinata al grande pubblico sia <b>anestetizzata </b>da qualsiasi contenuto sovversivo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Niente filosofia.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Anche in questo caso bisogna usare la <b>persuasione </b>e non la violenza diretta: si diffonderanno massicciamente, attraverso la televisione, divertimenti che adulano sempre l’emotività o l’istintivo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Affronteremo gli spiriti con ciò che è<b> futile e giocoso.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i>E’ buono, in chiacchiere e musica incessante, <b>impedire allo spirito di pensare.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Metteremo la <b>sessualità al primo posto</b> degli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di <b>ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato</b>, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>E il modello della libertà.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, che<b> l’unica paura</b>, che dovrà essere mantenuta,<b> sarà quella di essere esclusi dal Sistema</b> e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>L’uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve essere un gregge.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Tutto ciò che permette di far addormentare la sua lucidità è un bene sociale, il che metterebbe a repentaglio il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve prima essere designata come sovversiva e terrorista e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali.”</i></div></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: arial;">IL LIBRO</span></b></div><div style="text-align: justify;">In questo libro del 1956, il filosofo e scrittore <b>Günther Anders</b> (nato Günther Siegmund Stern a Breslavia il 12 luglio 1902 – morto a Vienna il 17 dicembre 1992) muove dalla diagnosi della "vergogna prometeica", cioè dalla diagnosi della subalternità dell'uomo, novello Prometeo, al mondo delle macchine da lui stesso create, per affrontare il tremendo paradosso cui la bomba atomica ha posto di fronte l'umanità, costringendola fra angoscia e soggezione. <br />La vergogna prometeica è legata anche a un senso di "dislivello", di non sincronicità, tra l'uomo e i suoi prodotti meccanici che, sempre più nuovi ed efficienti, lo oltrepassano, facendo sì che egli si senta "antiquato". Oltre che perfetta la macchina è ripetibile, standardizzata, riproducibile in esemplari sempre identici; quindi possiede una specie di eternità che all'individuo umano è negata. Di qui, una rivalità, una impari gara dell'uomo, una inversione dei mezzi con i fini, di cui Anders analizza con grande anticipazione tutta la portata. In particolare, là dove tratta delle tecniche di persuasione, soprattutto televisive e radiofoniche, che ci assediano con immagini-fantasma, irreali, di fronte alle quali l'individuo diventa passivo, maniaco, incapace di pensare e comportarsi liberamente.<br /><br /></div>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-54815101335878831842023-07-12T15:24:00.000+02:002023-07-12T15:24:03.522+02:00Il Tempo è relativo<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMBH2ie-2rREIVqw8r3BlPmODlN2xy3BRpcT1sP4oWuiTgicq8qJrFwBPer45-_JyYSAu7cxh_8ZkQ2VvscZfhyA_TeJTwpdjkknh60M7zMw9Lu-2lso2U-Tx10wmiXjzz2c_KDFK6i8y_eo82jf090o0eW7XKHiS2HcEGBnkkfYRML1zpXMk49cIJeQby/s952/clessidra.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="694" data-original-width="952" height="291" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMBH2ie-2rREIVqw8r3BlPmODlN2xy3BRpcT1sP4oWuiTgicq8qJrFwBPer45-_JyYSAu7cxh_8ZkQ2VvscZfhyA_TeJTwpdjkknh60M7zMw9Lu-2lso2U-Tx10wmiXjzz2c_KDFK6i8y_eo82jf090o0eW7XKHiS2HcEGBnkkfYRML1zpXMk49cIJeQby/w400-h291/clessidra.png" width="400" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: center;">Il tempo è <b>lento </b>quando si aspetta.<br />Il tempo è <b>veloce </b>quando sei in ritardo.<br />Il tempo è <b>letale </b>quando sei triste.<br />Il tempo è <b>breve </b>quando sei felice.<br />Il tempo è <b>infinito </b>quando sei nel dolore.<br />Il tempo è <b>lungo </b>quando ti senti annoiato.<br /><br />In ogni momento la percezione del tempo è determinata dai nostri sentimenti<br />e dalle nostre condizioni psicologiche ma non dall'orologio.<br /><br />Cerchiamo di godere <b>SEMPRE </b>del nostro <b>TEMPO</b>.</p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-51338573810247619592023-04-08T13:41:00.007+02:002023-04-08T13:41:56.473+02:00Il benessere di ognuno è legato al benessere di tutti gli altri<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcIb3XX5bMjr9ShtVZZpru3kcuFJFKk140JlkfR5MdUCGXivSjAAtLFd0lXnsHwQq2O9jcp9VTWUmilGw93CT45rVGL5-Hc42fCb_MbuTin8cijKQBUUoTfwWzq1ztUIO7SQrEZtjKZR7ZiLJqyi6NOVzGlyBdddCsuQ8cj5Jy1h2jbO0Ni-cFAwZoQQ/s1280/contadino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcIb3XX5bMjr9ShtVZZpru3kcuFJFKk140JlkfR5MdUCGXivSjAAtLFd0lXnsHwQq2O9jcp9VTWUmilGw93CT45rVGL5-Hc42fCb_MbuTin8cijKQBUUoTfwWzq1ztUIO7SQrEZtjKZR7ZiLJqyi6NOVzGlyBdddCsuQ8cj5Jy1h2jbO0Ni-cFAwZoQQ/w400-h225/contadino.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px; text-align: left;">C'era un contadino che coltivava mais di ottima qualità. Ogni anno vinceva il premio per il miglior mais cresciuto.</span></div><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px;"><div style="text-align: justify;">Un anno un giornalista lo intervistò scoprendo che il contadino condivideva i suoi semi di mais con i suoi vicini.</div></span><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px;"><div style="text-align: justify;">« <i>Come puoi permetterti di condividere i tuoi migliori semi di granturco con i tuoi vicini quando ogni anno entrano in competizione con i tuoi?</i> » chiese il giornalista.</div></span><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px;"><div style="text-align: justify;">"<i>Perché, signore, non lo sapevate?"</i>, fece una controdomanda il contadino, che spiegò « <i>Il vento raccoglie il polline dal mais in maturazione e lo fa ruotare di campo in campo. Se i miei vicini coltivano mais di qualità inferiore, l'impollinazione incrociata degraderà costantemente la qualità del mio mais. Se devo coltivare un buon mais, devo aiutare i miei vicini a coltivare un buon mais.</i></div></span><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: "Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15px;"><div style="text-align: justify;"><i>Esattamente come accade con le nostre vite: chi vuole vivere bene dovrebbe contribuire ad arricchire la vita degli altri perché il valore di una vita si misura dalle vite che tocca. Chi sceglie di essere felice deve aiutare gli altri a trovare la felicità perché il benessere di ognuno è legato al benessere di tutti gli altri </i>». </div></span><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-32926161423676250322023-03-25T19:19:00.000+01:002023-03-25T19:19:05.723+01:00Gli elementi eterni: Etere, Aria, Fuoco, Acqua e Terra<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx3Y-bMme_nIQq7cFqziau69bmPIhySbEgmuulMEaj5WLYc8SDJhBcwy041Q215Y8Ap2NwG1dZgyMVlfytoLdzdc-gaDoksOte58XQlUxBos3mFe2FblBpzn1NXS6yHQm3XukH0bTBmdfzhOyDz0x2h-IQGOkAcITuIWq5obaXPIJo_rznGEKG8RynMA/s3078/Elementi%20della%20NATURA.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2052" data-original-width="3078" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhx3Y-bMme_nIQq7cFqziau69bmPIhySbEgmuulMEaj5WLYc8SDJhBcwy041Q215Y8Ap2NwG1dZgyMVlfytoLdzdc-gaDoksOte58XQlUxBos3mFe2FblBpzn1NXS6yHQm3XukH0bTBmdfzhOyDz0x2h-IQGOkAcITuIWq5obaXPIJo_rznGEKG8RynMA/w400-h266/Elementi%20della%20NATURA.png" width="400" /></a></div><p></p><div style="text-align: justify;">Vi siete mai soffermati a pensare all'origine di ogni elemento presente sul pianeta? Da dove vengono? Nascono ogni giorno, oppure sono... <i>non-nati</i>?<br />Gli antichissimi testi hindū del <b>Sanātana Dharma</b> (erroneamente chiamato "induismo") spiegano che tutto l'Universo, da qualsiasi forma microscopica a quella più macroscopica è composta di</div><div style="text-align: justify;"><ul><li><span style="font-family: arial;"><b>akasha </b>(ETERE)</span></li><li><span style="font-family: arial;"><b>vāju </b>(ARIA)</span></li><li><span style="font-family: arial;"><b>tejas </b>(FUOCO)</span></li><li><span style="font-family: arial;"><b>jala </b>(ACQUA)</span></li><li><span style="font-family: arial;"><b>prthvi </b>(TERRA)</span>. </li></ul>Pensare che ogni elemento che abbiamo avanti a noi, <b>animato </b>(inclusi noi stessi) e <b>inanimato </b>(come una pietra)<b> </b>che sia è <b>formato da soli cinque elementi</b>, è straordinario.<br />Bastano solo questi cinque elementi per creare tutto ciò che vi è intorno.</div><div style="text-align: justify;"><div>Questo accade proprio perché, così come viene spiegato</div><div><br /><div style="text-align: center;"><i>"<b>nulla proviene dal nulla, e niente va nel nulla</b>"</i></div>ma <b><u>tutto si trasforma</u></b>.<br /><br />Nelle <i>Upaniṣad</i>, come la <i>Māṇḍūkya Upaniṣad</i>, viene spiegato bene come ogni manifestazione intorno a noi non è altro che una <b>trasformazione degli elementi</b>: il ghiaccio non è altro che la trasformazione dell'acqua, la sabbia è la trasformazione delle rocce e noi siamo la trasformazione dei cinque elementi visto che il nostro corpo li contiene tutti e cinque.<br /><br /><span style="font-family: arial;"><b>SEMPRE LA STESSA ACQUA</b></span></div><div>Se pensiamo all'<b>acqua</b>, questa contiene elementi microscopici che circolano sul pianeta da milioni di anni. Molti pensano che l'acqua, l'aria e gli altri tre elementi esistenti che ritroviamo oggi intorno a noi siano stati "creati/prodotti" oggi, ma in realtà <b>sono tra noi da tempo immemore</b>. <br /><br />L'acqua cambia stato in base alla temperatura che l'avvolge, si trasforma, ma non sparisce: evapora in microparticelle che non vediamo più ma che viaggiano nello spazio circostante mescolandosi all'aria, viene poi assorbita (con la respirazione) o inglobata (con il movimento, così come un vaso in terracotta incorpora aria e acqua) e trasformata dagli esseri viventi che emanano vapore dall'espirazione il quale si rimescola sia con l'aria che con la terra (con l'espulsione di scorie) sinché ricadrà sottoforma di pioggia.</div><div>Oggi ad esempio stiamo respirando l'aria respirata da Alessandro Magno, stiamo bevendo l'acqua di una sorgente al tempo degli aztechi, stiamo piantando in un terreno le cui parti provengono da altre zone del mondo e da periodi storici antichissimi.</div><div>In pratica l'emento è sempre lo stesso, ma sotto forma diversa.<br /><br /><b><span style="font-family: arial;">QUAL È L'INSEGNAMENTO DI QUESTA REALTÀ?</span></b></div><div>Quindi Acqua, Acqua, Fuoco, Terra, Etere contengono tantissime informazioni e, se con il cambiamento di stato ne perdono qualcuna, quando ne entriamo a contatto, <b>noi stessi trasferiamo delle informazioni</b> che diventano parte di essa.<br />Basta solo immaginare il percorso dell'acqua o dell'aria per capire che nessuna particella viene letteralmente distrutta ma viene trasformata. Ovviamente ci potremo domandare « <i>Cosa mi serve apprendere ciò? </i>». <br /><br />La quantità di cose che possiamo comprendere e i benefici che possiamo ottenere sono veramente tanti. Uno di questi è il comprendere che ogni elemento complesso di questo mondo è solo una trasformazione, tant'è che viene definita manifestazione (e non creazione). Ad esempio, come abbiamo visto con l'acqua, questa passa in vari stadi (solido, liquido, gassoso), quindi <b>non è mai nata e mai morirà</b>, ma si trasformerà continuamente. Ciò comporta che, <b>essendo eterni i cinque elementi, anche noi lo siamo</b>. Se gli elementi singoli che creano gli elementi complessi non nascono e non muoiono, significa che anche noi non nasciamo e non moriamo.<br /><br />Questo insegnamento richiede un lungo periodo di pratica (e non solo "teoria") perché <b>l'esperienza diretta</b> a contatto con questi elementi ci permette di comprenderne le potenzialità, la ricchezza, la straordinarietà e anche l'apprezzamento di ogni loro manifestazione.<br />Potremo quindi apprezzare l'acqua quando è un ruscello, ma anche quando è un'alluvione. Potremo apprezzare il fuoco quando è un camino che ci riscalda o quando è un incendio che brucia la nostra casa. Si tratta di diverse manifestazioni che<b> contengono le informazioni di tutti e di tutto ciò che c'è stato prima di noi</b>.<br /><br />La prossima volta che ci laveremo la faccia con dell'acqua fresca, proviamo a pensare che viaggio abbia fatto oggi, quanti periodi storici abbia affrontato, quanti esseri viventi l'hanno gustata e poi rigettata fuori.<br /><br />Ogni elemento è prezioso. <br />Noi apparteniamo a questi elementi.<br />Non possiamo crederci superiore a tutto ciò che vi è intorno perché, se siamo qui, oggi, è merito di questi elementi che, alla fin fine, sono le Divinità che hanno creato il genere umano.<br /><br /></div></div>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-71626441012545031212023-03-22T23:03:00.000+01:002023-03-22T23:03:05.256+01:00Vivi la vita, non la schiavitù<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQD_0Oxvkb9a7yw-CueZhvVSCzcZccnsZAB_yGn4xfEGYRtoS9G1FOGIAQDDYXCNVaC9rz1gcmOm3iBIDQ8_ZtEr2NhP0T4pIeZ2rlF6Ua3kVWD9HKwK3ePxXgFvrFsZj4qtWZIJrP3mLH2fD8tVu03UhUix8s3UdC1oPBK7WRhxv0Dyg4kBVY50Ptlw/s600/topo.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="367" data-original-width="600" height="245" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQD_0Oxvkb9a7yw-CueZhvVSCzcZccnsZAB_yGn4xfEGYRtoS9G1FOGIAQDDYXCNVaC9rz1gcmOm3iBIDQ8_ZtEr2NhP0T4pIeZ2rlF6Ua3kVWD9HKwK3ePxXgFvrFsZj4qtWZIJrP3mLH2fD8tVu03UhUix8s3UdC1oPBK7WRhxv0Dyg4kBVY50Ptlw/w400-h245/topo.png" width="400" /></a></div><br />Lavori 8 ore per viverne 4.<div>Lavori 6 giorni per godertene 1.</div><div>Lavori 8 ore per mangiare in 15 minuti.</div><div>Lavori tutto l'anno solo per prenderti una settimana o due di ferie.</div><div>Lavori tutta la vita per andare in pensione alla vecchiaia e contemplare solo i tuoi ultimi respiri.</div><div>Alla fine capisci che la vita non è altro che una parodia di te che pratichi il tuo stesso oblio.<br /><br /></div><div>Siamo così abituati alla schiavitù materiale e sociale che ancora non vediamo le catene.<br /><br /></div><div>La vita è un viaggio breve, vivila.</div><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-55232214063370574292023-03-20T18:52:00.002+01:002023-03-20T18:52:32.467+01:00Il passato esiste solo nella nostra mente<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1t7hcYdSWIWEa7BleTqt-pvpzvX9CfynNKTH9nuGst3NUnAGT-bqPj97iH6HdsohQY12y2x4yuVvXzYICFokDicxBRzTUGMiHrB46xI5tClIZ4_XBEdq0oA_iivkWReY3fblIjGWB_oP8fOVV-ovG_7xAI2En9FeaK7nixo56Bpt8Frd_IZW1dd1dOg/s545/vecchio-e-nuovo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="363" data-original-width="545" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1t7hcYdSWIWEa7BleTqt-pvpzvX9CfynNKTH9nuGst3NUnAGT-bqPj97iH6HdsohQY12y2x4yuVvXzYICFokDicxBRzTUGMiHrB46xI5tClIZ4_XBEdq0oA_iivkWReY3fblIjGWB_oP8fOVV-ovG_7xAI2En9FeaK7nixo56Bpt8Frd_IZW1dd1dOg/w400-h266/vecchio-e-nuovo.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /><b>Il passato non esiste</b>.</div><div style="text-align: justify;">Detto così può lasciare dubbiosi, ma effettivamente <b>il passato esiste solo nella nostra mente</b>.<br /><br /><b><span style="font-family: arial;">UN LUOGO (IMMAGINARIO) DI PACE</span></b><br />Molto spesso si tratta di una <b>zona di confortevole</b> dove rifiugiarci quando abbiamo bisogno di un luogo, seppur immaginario, che ci dia <b>pace</b>, <b>speranza</b>, <b>tranquillità </b>e <b>sicurezza</b>: la nostalgia di un luogo, di una persona, di una situazione... basta che sia stata un'esperienza piacevole, ed ecco <b>ripescata dal cassetto dei ricordi</b>. <br />Se ci sono stati ricordi brutti, ovviamente ripeschiamo sempre quelli piacevoli perché siamo soliti a utilizzare il passato per stare bene, tranne quando cerchiamo delle scadute (nel vero senso della parola) motivazioni per proseguire a odiare qualcuno. Ma questo è un altro discorso che poi affronteremo.<br /><br />Viviamo pensando che il presente sia letteralmente scritto su un nastro, tipo su di una <b>videocassetta </b>(chi è molto giovane forse non sa neanche di cosa parlo).<br />Saliamo su una bici e la videocassetta parte a registrare: ogni pedalata è una immagine impressa sul nastro. Quando saremo lontani e vorremo ricordare un bosco attraversato nel passato, ci basterà riavvolgere il nastro e rivivere quei bei momenti passati tra gli alberi, purtroppo o per fortuna, solo con la mente.</div><div style="text-align: justify;"><br /><b><span style="font-family: arial;">IL PASSATO VALE PIÙ DEL PRESENTE?</span></b><br />Sappiamo bene che <b>quel passato non esiste</b>, eppure<b> lo cerchiamo, lo viviamo, ci rifugiamo</b> lì dentro e spesso ci rimaniamo così a lungo da dimenticare dove stiamo vivendo.<br />È come se fossimo seduti a vedere la videocassetta per ore, giorni, mesi, mentre il presente diviene passato, con noi che <b>smettiamo di vivere il presente</b>. E pensare che<b> abbiamo anche dato un prezzo al passato:</b> i collezionisti (di qualsiasi cosa) lo sanno bene. Un libro che odora di muffa, rovinato, macchiato, può valere più di una bottiglia di acqua. Se pensiamo che l'acqua ci permette di restare in vita (si può restare giorni senza mangiare ma stare senza bere è molto più difficile) mentre il libro vecchio no, è realmente assurdo dare un valore più alto ad un oggetto vecchio anziché a ciò che oggi ci permette di stare e restare in vita.<br /><br /><b><span style="font-family: arial;">PERCHÉ PRIVARCI DELLE BELLE EMOZIONI?</span></b><br />Effettivamente ci si può chiedere « Che male faccio vivendo il mio passato? ». Risposta: <b>facciamo del male a noi stessi.</b><br />Come esercizio pratico proviamo a sederci, chiudere gli occhi e pensare a un ricordo molto bello del nostro passato al quale pensiamo spesso.<br />Adesso pensiamo a dei bei momenti vissuti questa settimana, o al massimo negli ultimi mesi. Se ci sono, segnamoli. Ci saranno stati sicuramente momenti in cui abbiamo riso, ci siamo rilassati, siamo stati in buona compagnia, o ci è guarito un malanno o un dolore (fisico o emotivo), o ci siamo divertiti. Ogni momento del genere è un momento piacevole. Anche quando un problema va via è un piacere.<br />Man mano andiamo indietro con i ricordi, anche a diversi anni indietro.<br /><br />Possiamo comprendere che viviamo spesso dei momenti belli, ma <b>siamo soliti pescare quelli più vecchi</b> che sono sempre e solo una <b>prospettiva </b>del <b>nostro punto di vista. </b>Ad esempio io posso ricordare una settimana di vacanza da bambino con la mia famiglia dove mi sono divertito ed esclamare « Quella è la settimana più bella della mia vita! » poi, andando a cercare nella cronaca di quegli anni, scopro che in quella settimana ci fu un'alluvione in una città d'Italia che causò conseguenze spiacevoli.<br /><br /><b><span style="font-family: arial;">IL PASSATO CI LEGA AL PARAGONE</span></b><br />Il problema del vivere troppo nei ricordi passati è il <b>paragonare gli avvenimenti di oggi a quelli di ieri. </b><br />È indubbio che oggi ci sono tante comodità utili e positive assenti e impensabili nel passato, come è indubbio che oggi, con le stesse comodità - oggi ad esempio è possibile fare la spesa da casa e farsela consegnare a domicilio - <b>le persone sono più infelici di ieri.</b> Per essere felici hanno sempre bisogno di qualcosa: <i>fumo, alcol, droghe (pesanti e leggere), sballo estremo...</i><br />Paragoniamo il presente ad ogni situazione (ritenuta) piacevole del passato: vivendo con il paragone, sempre dietro la testa, ci sveglieremo sempre con<b> l'ansia di fare di più, di divertirci di più, di sballarci di più, di essere più felici di ieri.</b> Tutto ciò brucerà la nostra mente mandandola in tilt.<br /><br />Il passato è come un testo scritto su un libro, è stato impresso in una data vecchia ma non oggi. Oggi possiamo vivere nuove felicità, nuove avventure, nuove conoscenze e il tutto senza offuscare la mente.<br /><br /><b>Una mente lucida è sempre consapevole della felicità presente.</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-46790151137087893322023-03-11T11:58:00.000+01:002023-03-11T11:58:11.628+01:00Karma Yoga: l'azione disinteressata<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhL5RJtD3ArohX0KEhhc5Gdry2BUHtypmXjFcGckVJaxPJNoAhL6xHqbLORqZbcOAUiPa3Npc7hEWLzdVNRIV4dClOri_FV5ctNHzOpO6dgGP0UET4H2l8qOq3ABa45hMYqVMb7AcZVAr_6jXd6ji_LPc9Jcy0-a9JiaYJXeJ-c60XN8Iimd9yU3xTT5w/s650/altruismo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="650" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhL5RJtD3ArohX0KEhhc5Gdry2BUHtypmXjFcGckVJaxPJNoAhL6xHqbLORqZbcOAUiPa3Npc7hEWLzdVNRIV4dClOri_FV5ctNHzOpO6dgGP0UET4H2l8qOq3ABa45hMYqVMb7AcZVAr_6jXd6ji_LPc9Jcy0-a9JiaYJXeJ-c60XN8Iimd9yU3xTT5w/w400-h209/altruismo.jpg" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Spesso, nei rapporti interpersonali,<br /><i>desideriamo comprensione, ma non siamo comprensivi con gli altri,<br />desideriamo il perdono, ma non perdoniamo,<br />non vogliamo esser giudicati, ma giudichiamo le azioni altrui,<br />vorremmo ricevere aiuto, ma non aiutiamo chi è in difficoltà,</i><br />attendiamo insomma che siano gli altri ad agire per il nostro bene, ci lamentiamo se non riceviamo le azioni altrui e di conseguenza odiamo le persone non solo quando agiscono, ma anche quando non compiono alcuna azione.</div><p></p><div style="text-align: justify;">Crediamo che <b>per agire </b>secondo una buona causa sia <b>necessaria </b>una <b>motivazione </b>e uno <b>scopo</b>:<b> niente di più sbagliato.</b></div><div style="text-align: justify;">Per essere liberi dalla propria <b>azione </b>(<i>karma</i>) è indispensabile <i>donare senza credere di essere in credito e ricevere un dono senza pensare di essere in debito.<br /></i><br /><b><span style="font-family: arial;">IL KARMA YOGA, L'AZIONE DISINTERESSATA</span></b><br />Nei Veda, i testi sacri dell'India, in particolare nella Bhagavadgītā contenuta nella Sruti, leggiamo l'insegnamento di Krishna sul Karma Yoga.<br />Il <b><span style="font-family: arial;">Karma Yoga</span></b> è l'<b>azione disinteressata</b>, ovvero quando agiamo solo perché vogliamo agire,<b> senza uno scopo</b>, non per attenderci qualcosa indietro o qualche risultato nella vita altrui, ma solo per agire.<br />Il karma è l'azione, ciò che abbiamo fatto in passato e ciò che stiamo facendo oggi.<br />Tutto ciò che facciamo oggi è dettato dalle nostre azioni passate e conseguenze delle nostre azioni. Se, ad esempio, in passato abbiamo donato il nostro aiuto a un familiare e questi ci ha trattato male, noi, oggi, agiamo per via di quella "reazione alla nostra azione" pregiudicando una qualsiasi azione di oggi. Se oggi siamo diffidenti nei confronti di una categoria di persone o di una situazione particolare, è perché abbiamo accumulato un certo tipo di karma che ci portiamo dietro da anni.<br />Si chiama <i><b>memoria mentale del passato</b></i> ed è, a tutti gli effetti, <b>karma</b>.<br /><br />Dunque, se dobbiamo praticare l'azione disinteressata, perché essere comprensivi se gli altri non lo sono con noi? Perché "no". Esatto: "<b><u>perché no</u></b>".<br />Porsi una domanda di questo tipo ci conduce di nuovo, ancora una volta, all'<i>azione interessata</i>, l'azione che agisce per uno scopo. Facciamo degli esempi.<br />Se vediamo una persona in difficoltà mentre carica un pacco pesante sul proprio veicolo, l'azione disinteressata ci fa avvicinare e donare un po' della nostra forza come aiuto. L'altro ringrazierà e noi ce ne andremo come se non fosse accaduto nulla. L'azione effettuata, essendo karma, produce una conseguenza: questo accumula il cosiddetto "<b>buon karma</b>" sia perché noi non abbiamo un peso sullo stomaco per aver fatto un'azione dannosa, sia perché la persona che ha ricevuto l'azione non è arrabbiata con noi visto che è stato un aiuto utile e necessario. Entrambi stiamo bene nel nostro Essere interiore, ed entrambi abbiamo usufruito positivamente di un buon karma.<br /><br /><b><span style="font-family: arial;">NESSUN LEGAME</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNMIUq1vx8kX1t6optrc627fAAICexSD7IprN8VOzMDveLg8yw_sl9Q_cBqKpJ6oKVsLVSHjVnJXnl7ciQ8MQE0s1zAv4gQKcr4c_eXzeZQ_p5aX5RUnxyCkvnt6OoH4gXReGMle2Pb9DDAgPL1_J9diG7AX6Ql0qflOBKbbqAWppUJ4E9EHj8k4K1Lw/s395/catena%20palla%20al%20piede.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="395" data-original-width="346" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNMIUq1vx8kX1t6optrc627fAAICexSD7IprN8VOzMDveLg8yw_sl9Q_cBqKpJ6oKVsLVSHjVnJXnl7ciQ8MQE0s1zAv4gQKcr4c_eXzeZQ_p5aX5RUnxyCkvnt6OoH4gXReGMle2Pb9DDAgPL1_J9diG7AX6Ql0qflOBKbbqAWppUJ4E9EHj8k4K1Lw/s320/catena%20palla%20al%20piede.png" width="280" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Il legame al risultato dell'azione e, quindi, all'azione stessa, è a tutti gli effetti una <b>catena</b>.<br />Se siamo legati imprescindibilmente al risultato, basiamo qualsiasi azione su quel risultato condizionando le nostre scelte future (proprio per via della <i>memoria mentale del passato</i>).<br />Qualcuno potrebbe domandare « <i>Ma ogni azione nella vita odierna deve essere legata al risultato: è impossibile agire in modo disinteressato!</i> ».</div><div style="text-align: justify;">È indubbio che la società moderna ci tenga legati con una catena ad ogni risultato: un bambino deve studiare per ottenere voti alti e conseguire un titolo di studio (oltre che per non deludere i propri genitori), in un'azienda bisogna produrre/offrire servizi con il solo scopo di aumentare i profitti, se si coltiva un terreno lo si fa con lo scopo di produrre cibo e sopravvivere,... Quindi lo scopo deve esistere?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I testi antichi indiani come lo <i>Yoga Sutra</i> di Patanjali Maharishi, i Veda o le Upanishad spiegano che qualsiasi elemento e azione sono tenuti insieme grazie a <b>causa ed effetto</b>: alla dissoluzioni di queste due, essi <b>scompaiono</b>.<br />Se vogliamo seguire un percorso di studi abbiamo già uno scopo: il titolo di studio. Possiamo però non incatenarci al nostro scopo se godiamo di ogni momento di studio, assorbiamo nozioni con il piacere di imparare e scoprire cose nuove, seguiamo il percorso perché stiamo facendo un qualcosa che a noi piace e che vogliamo fare. Il titolo di studio sarà solo una conseguenza inevitabile dello studio e non un imperativo legato al nostro karma.</div><div style="text-align: justify;"><br />Il <b>libero arbitrio</b> è un concetto antico manipolato ad arte dalle menti illuministe e materialiste degli ultimi due secoli ma che ci offre una delle tante possibilità realizzabili.<br />Qualunque sia l'origine di ogni evento, noi <b>agiamo</b> ottenendo sempre una <b>reazione all'azione</b>.<br /><b>Anche il non-agire è un'azione</b>: se sei in una situazione ostica e decidi di arrenderti, stai "<i>agendo sul non-agire</i>" e quindi non dovresti dire « <i>non posso agire »</i> o « <i>non posso far nulla per cambiare questa situazione </i>» ma dovresti dire « <i>sto agendo per non agire e non cambiare questa situazione </i>». Per la serie se cade una mela dall'albero e non ti sposti (non-agire) la mela ti colpirà in testa: l'azione c'è, la conseguenza anche, eppur non hai agito.<br /><br />È bene comprendere che c'è sempre una margine di scelta e poter agire in modo diverso... se solo non si fosse vincolati al <i>vipaka</i>, il risultato dell'azione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-86813723753473427932023-03-05T17:11:00.009+01:002023-03-05T17:18:00.574+01:00Perché i personaggi spirituali sono sempre maschi? Quando l'Illuminata è una donna<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMQ_JyhnQptC5V5twGvXHd0el7qCsHncbbe0TJW9vsPv-dGM8PMEN8WHPP-b7BkRN0wLPubrmXrR0F92okatS4iNJQEORqqL4RfcvIyg4aGewgQzCuhBf9xTFGwXdirl0GnSPE-neG6q0HYcShpN-0Al0kZsvJGQ4brnOJjerLumdoAn3yqgaKA_9QuQ/s543/female%20Buddha.gif" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="429" data-original-width="543" height="316" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMQ_JyhnQptC5V5twGvXHd0el7qCsHncbbe0TJW9vsPv-dGM8PMEN8WHPP-b7BkRN0wLPubrmXrR0F92okatS4iNJQEORqqL4RfcvIyg4aGewgQzCuhBf9xTFGwXdirl0GnSPE-neG6q0HYcShpN-0Al0kZsvJGQ4brnOJjerLumdoAn3yqgaKA_9QuQ/w400-h316/female%20Buddha.gif" width="400" /></a></div><br /><p></p><p></p><div style="text-align: justify;">« <i>I libri </i>[tutti quelli religiosi]<i> furono scritti dai maschietti, da monaci per altri monaci, così la visione della donna fu misogina e la donna era vista come "l'altro proibito" che era lì fuori e saltare addosso ai piccoli monaci buoni e innocenti </i>». È la risposta ironica (e realista) della monaca buddhista <a href="https://tenzinpalmo.com/biography/" target="_blank">Jetsunma Tenzin Palmo</a> sulla società ai tempi del Buddha Siddhartha Gautama in merito alla domanda sul ruolo della donna nel buddhismo.<br />La realtà, così come prosegue a spiegare, è che ogni individuo, uomo o donna che sia, ha in sé il <b>seme della buddhità</b>, ovvero il seme che se innaffiato con la Consapevolezza conduce al Risveglio, ovvero a quel livello spirituale che permette di vivere le emozioni e le situazioni della vita in modo che si trascenda la sofferenza, ovvero smettendo di agire con la mente oscurata dall'inconsapevolezza.</div><div style="text-align: justify;">Ma c'è una differenza tra il percorso spirituale di una donna e quello di un uomo? </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: arial;">LA PARITÀ (MAI) RAGGIUNTA</span></b><br />Oggi il ruolo della donna dal punto di vista religioso e spirituale è molto avanti rispetto al passato, infatti le donne ricoprono dei ruoli di importanza, possono seguire un percorso spirituale e ottenere delle onorificienze<b> quasi al pari degli uomini</b>. Scrivo <b><u><span style="font-family: arial;">quasi</span></u></b> perché, così come accade ancora anche in tutte le altre religioni, e quindi anche nel Buddhismo, <b>nessuna donna può divenire Capo Spirituale </b>tanto che ad esempio tutti i Dalai Lama del Buddhismo Tibetano sono stati e saranno (ancora per molto tempo) degli <b>uomini</b>.<br /><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSvVs9VE7hxQ3tpBHbX6RZwkN10whgzi2jXVBUkum0dhRLAFhXcI5IOTjwWiFvoNKVsyjfHQzyIlwRneAqbFWLixzP1l5siNkW9FYgcgyqQWNAxq_8AIgKoDNcYCUk5sBYuVYT2L93eVyG_xJc5U1cEl7F2fyBX40Qe9LJy-P1MGO83ErMawgEUx8D_Q/s1376/Jetsunma%20Tenzin%20Palmo.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1376" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSvVs9VE7hxQ3tpBHbX6RZwkN10whgzi2jXVBUkum0dhRLAFhXcI5IOTjwWiFvoNKVsyjfHQzyIlwRneAqbFWLixzP1l5siNkW9FYgcgyqQWNAxq_8AIgKoDNcYCUk5sBYuVYT2L93eVyG_xJc5U1cEl7F2fyBX40Qe9LJy-P1MGO83ErMawgEUx8D_Q/s320/Jetsunma%20Tenzin%20Palmo.jpg" width="233" /></a></div><b>Jetsunma Tenzin Palmo</b> (foto a sinistra), nata come Diane Perry in Inghilterra nel 1943 (<a href="https://tenzinpalmo.com/biography/" target="_blank">qui la sua biografia</a>) più di dieci anni fa ha aperto un monastero grazie a dei fondi raccolti e oggi insegna a oltre cento monache.<br />Nel febbraio 2008 ricevette il raro titolo di <i>Jetsunma</i> ("Venerabile Maestro") dal 12° Gyalwang Drukpa, Capo del lignaggio Drukpa Kagyu, in riconoscimento dei suoi successi spirituali come monaca e dei suoi sforzi nel promuovere lo status delle praticanti femminili nel buddismo tibetano. Eppure, così come spiega lei stessa, <b>il Dalai Lama ancora non ha approvato quel cambiamento</b> che tante Venerabili Maestre buddhiste attendono da secoli: <b>il ruolo di comando.</b><br />Tenzin Palmo, inoltre, per 12 anni (dai 33 ai 45 anni) visse in una grotta, isolata, in completa solitudine, in un ritiro che è addirittura superiore (di durata) a quello di altri monaci maschi.<p></p><p style="text-align: left;"></p><div style="text-align: justify;">Ricordiamo che alla morte di Siddhartha Gautama il <i>sangha </i>(la comunità di monaci) si divise negli anni e secoli successivi portando alla formazione di diverse scuole di pensiero ognuna delle quali si distaccava per alcuni dettagli dall'insegnamento originario (ricordiamo le principali Buddhismo Theravāda, Buddhismo Mahāyāna e Buddhismo Vajrayāna oltre ad altre come il Buddhismo Tibetano o il Buddhismo Zen).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Dunque, se così come ogni "Maestro Venerabile Buddhista" spiega "<i><b>Ogni individuo è, di per sé, un Buddha</b></i>", perché non c'è alcuna donna al vertice di almeno una scuola buddhista?</div><div style="text-align: justify;"><br /><b><span style="font-family: arial;">UN GRADINO INDIETRO</span></b><br />Nelle religioni Deiste (quelle dove la fede si basa sul culto di una Divinità) come il <i>Cristianesimo</i>, <i>l'Ebraismo </i>e <i>l'Islam </i>la donna, così come i loro testi ancora oggi santificati riportano (basta solo leggerli), era solo un mezzo per procreare, una persona peccaminosa e tentatrice, da sottomettere oppure da santificare (solo per raccogliere fedeli femmine) ma <b>sempre un gradino al di sotto delle figure maschili</b>. Oggi le cose non sono cambiate visto che il Capo della Chiesta Cristiana Cattolica (il Papa), dopo duemila anni, è ancora e sarà sempre un maschio.</div><p></p></div><p></p><p style="text-align: justify;">Tenzin Palmo racconta che le prime monache che entravano in un monastero buddhista, alla domanda "<i>Qual è per te l'ostacolo principale?</i>" rispondevano "<b><i>bassa autostima e mancanza di fiducia</i></b>". La monaca buddhista spiega che le stesse ragazze erano <b>convinte di essere inferiori intellettualmente agli uomini</b> e di <b>non poter mai raggiungere i loro livelli spirituali.</b><br />Il punto, invece, è che la donna ha<b> ostacoli biologici più che sociali</b> che l'uomo non ha e, quando riesce a giungere al Risveglio, meriterebbe un'onorificienza anche superiore a un qualsiasi "Venerabile" Maestro uomo proprio per questi ostacoli che un maschio non ha.<br /><br /><b><span style="font-family: arial;">BIOLOGICAMENTE E SOCIALMENTE DIVERSI</span></b><br />Sì perché vogliamo forse dimenticare il fatto che per decenni, ogni mese, e specialmente in certi periodi della vita (anni prima e dopo la fine naturale del ciclo mestruale) di una donna il suo corpo subisce degli "<b>scombussolamenti" ormonali</b> che intaccano la capacità di quiete rendendo difficile un controllo della propria serenità interiore?<br /><br />Io sono un uomo e non posso saperlo, per questo ho voluto ascoltare e comprendere le sensazioni delle donne che hanno iniziato a praticare la meditazione seguendo le pratiche di rilassamento e consapevolezza interiore.<br />« <i>In quel periodo del mese è impossibile essere in pace come un Buddha. Ma che ne sapeva Siddhartha del ciclo mestruale?!</i> » è una frase che mi è rimasta impressa e che, se lì per lì ci ha colto a ridere, subito dopo ci ha portato a ragionare su una questione che è molto più complessa di quanto si possa immaginare.<br />Un'altra mi disse «<i> L'uomo è molto spesso un maiale</i> [metaforicamente parlando, riferito ovviamente alla sfera sessuale] <i>e quindi se nell'antichità i monaci tenevano lontano le donne è perché erano loro stessi a cercarle e a farsi tentare, quindi meglio non averle tra i piedi! </i>». Via la tentazione, via il problema. Facile per i monaci del Buddha, no?<br /><br />Almeno nelle società occidentali e orientali ricche, e solo circa dalla metà del secolo scorso, la donna ha acquisito diritti che oggi si acquisiscono dalla nascita ma che, nel passato, era inconcepibile possederli.<br />Una donna era costretta a procreare e a badare a tutti i figli ma anche al marito, era minacciata se tentava di disobbedire o di rifiutarsi dallo svolgere degli obblighi familiari, e tutto ciò non poteva che rendere impossibile anche solo un approccio alla pratica spirituale a meno di non crearsi una famiglia e vivere in qualche monastero.<br />Un uomo poteva isolarsi, meditare, raggiungere la suprema saggezza e divenire un maestro per tutti. Ma una donna? Quale maschio, con la mentalità di "individuo superiore) sarebbe divenuto discepolo di un guru donna?<br /><br />E se quindi fosse stata una donna a ottenere l'Illuminazione? Si tratta solo ("solo" è riduttivo) dell'azione distruttiva del culto della Dea Madre per instaurare una società "fallo-centrica" oppure c'è dell'altro?<br /><br /><i>FINE PRIMA PARTE<br /><br />Continua....</i></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">La storia delle bikkhuni illuminate, le monache che raggiunsero l'Illuminazione<br /><a href="https://thubtenchodron.org/1999/12/enlightenment-women/" target="_blank">https://thubtenchodron.org/1999/12/enlightenment-women/</a></span></p><p><span style="font-family: arial;"><b>Jetsunma Tenzin Palmo: il ruolo delle donne nel Buddhismo</b></span><br /><i>(è possibile attivare i sottotitoli in diverse lingue, italiano incluso)</i><br /></p>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/-RKrhktBg3E" title="YouTube video player" width="380"></iframe>
<p><span style="font-family: arial;"><b><br />Jetsunma Tenzin Palmo: affrontare la depressione</b></span><br /><i>(è possibile attivare i sottotitoli in diverse lingue, italiano incluso)</i><br /></p>
<iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/q0ChZpIBgSo" title="YouTube video player" width="380"></iframe>
<p><br /></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-68271610893000739592023-03-02T17:31:00.001+01:002023-03-02T17:31:08.801+01:00Ciao sono il tuo sintomo, e sono qui per salvarti la vita<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1ku4FQEhp4UeNoEAUWGik12v0U6mNx3obYRvKsJk-wgVlq71qfZESgDrI8nD9eMpKo5VrFokQYciIx3P303_Hlv3T_buwgrleJ5fRAGds9gYhTD3nA4uG1V3nO8j0ar_Ry4YrmXL_yqWPXBEfXJRVPbdi7JMU9pNLXvFsAdZ0ECrv2mM-cVouShbj-Q/s460/uomo%20malato%20a%20letto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="460" height="326" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1ku4FQEhp4UeNoEAUWGik12v0U6mNx3obYRvKsJk-wgVlq71qfZESgDrI8nD9eMpKo5VrFokQYciIx3P303_Hlv3T_buwgrleJ5fRAGds9gYhTD3nA4uG1V3nO8j0ar_Ry4YrmXL_yqWPXBEfXJRVPbdi7JMU9pNLXvFsAdZ0ECrv2mM-cVouShbj-Q/w400-h326/uomo%20malato%20a%20letto.jpg" width="400" /></a></div><p></p><div style="text-align: justify;"><i>Ciao! Eccomi qua: sono il tuo <b>SINTOMO.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><div><i>Ho molti nomi: mal di testa, dolore al ginocchio, mal di stomaco, mal di schiena, tosse, mal di gola, influenza... e la lista continua.</i></div><div><i>Mi sono offerto volontario per il peggior lavoro: <b>essere il lettore di te stesso</b>.</i></div><div><i>Pensi che voglio disturbarti, rovinare i tuoi piani di vita, farti del male, limitarti, ma non è così.<br /><br /></i></div><div><i>Io, il sintomo, non posso essere sottile e leggero quando ho bisogno di darti un messaggio.</i></div><div><i><b>Mi odi, ti lamenti,</b> ma non ti dai un minuto per cercare di capire la ragione della mia presenza nel tuo corpo.</i></div><div><i><b>Cerchi di assopirmi</b> con i farmaci, farmi stare zitto con i sedativi, farmi sparire con gli antinfiammatori.</i></div><div><i>La mia unica intenzione è quella di <b>darti un messaggio</b>, <b>ma tu vuoi ignorarmi.</b></i></div><div><i>Spendo ore, settimane, mesi, cercando di <b>salvarti la vita</b>, e invece sostieni che non ti permetto di dormire.</i></div><div><i>Se non mi lasci "camminare in te", non mi permetti di lavorare in te.<br /><br /></i></div><div><i><b>Io non sono la malattia, sono il sintomo.<br /><br /></b></i></div><div><i>Vai dal dottore e spendi soldi per comprare i farmaci, solo per farmi stare zitto.</i></div><div><i>Perché mi fai stare zitto, quando sono l'unico allarme che sta cercando di salvarti?</i></div><div><i>La malattia "sei tu", "il tuo stile di vita", "le tue emozioni contenute".</i></div><div><i>L'unica cosa che fanno è <b>attaccarmi</b>, <b>combattere il sintomo</b>,<b> farmi tacere, farmi sparire, rendermi invisibile</b>.<br /><br /></i></div><div><i>La buona notizia è che sei Tu che devi analizzare ciò che sto cercando di dirti.</i></div><div><i>Quando io, il sintomo, appaio nella tua vita, è per dirti quale emozione contenuta nel tuo corpo deve essere esaminata e risolta per non ammalarti.</i></div><div><i>Dovresti chiederti:<br /><b>perché questo sintomo è apparso ora nella mia vita? Cosa vuole avvisarmi? Cosa dovrei cambiare in me?</b></i></div><div><i>Dovresti chiederlo al tuo Inconscio, al tuo Cuore, alle tue Emozioni.</i></div><div><i>Quando mi presento nel tuo corpo, prima di cercare un medico, pensa a quello che cerco di dirti.</i></div><div><i><b>Quanto più ti analizzerai, meno ti visiterò.<br /></b></i><i>Nel raggiungere questo equilibrio come osservatore della tua vita, non avrai bisogno di chiamare un medico o comprare medicine.</i></div><div><i>Non ti sentirai più come una vittima, e prenderai il controllo della tua vita.<br /><br /></i></div><div><i>Sii Consapevole, rifletti e agisci, così mi allontanerò da te.</i></div><div><i>Con affetto,<br />il tuo sintomo.</i></div></div>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-91572692171898308532023-02-27T18:23:00.006+01:002023-02-27T18:23:38.401+01:00Non dire più "Sicuramente lui/lei sta pensando che..."<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyafGvGvO1XrTLLrFwrPkPzP9yS9KyisAx1wUBmqKpl2WfvECNkNzeMbyGGcOwTJO8x-ek-xzljt1pD8e648sr79Z4Px0txEOI0wX8cXlr50ugzsGxdtgZXn8zzi0pxxeLsJGWVTDIc6NXj2WRJmt2aqZt13XsR3KFriM5QHZPbccIK-SugOXzrUyohQ/s800/homer%20pensa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="541" data-original-width="800" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyafGvGvO1XrTLLrFwrPkPzP9yS9KyisAx1wUBmqKpl2WfvECNkNzeMbyGGcOwTJO8x-ek-xzljt1pD8e648sr79Z4Px0txEOI0wX8cXlr50ugzsGxdtgZXn8zzi0pxxeLsJGWVTDIc6NXj2WRJmt2aqZt13XsR3KFriM5QHZPbccIK-SugOXzrUyohQ/s320/homer%20pensa.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;">Non dire più</div><div style="text-align: justify;">« <i>Sicuramente lui/lei sta pensando che...</i> »</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pensare cose non verificate genera dubbi. Il dubbio si trasforma in certezza la quale rafforza la convinzione (senza prove) portando ad un processo di giudizio e di colpe verso cose/persone/situazioni non per ciò che realmente sono, ma per quello che abbiamo immaginato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quasi sempre si tratta di pensar male, e un pensiero del genere è in grado di trasformare una situazione in tragedia e una persona in un mostro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Non v'è utilità nell'immaginare cosa sta pensando qualcuno perché facciamo già tanta difficoltà con i nostri pensieri, figuriamoci a pensare ciò che probabilmente stanno pensando gli altri! A meno che tu sia dotata/o di telepatia, non sapevi, non sai e non saprai mai cosa hanno pensato e stanno pensando gli altri.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Accumulare pensieri incerti nuoce alla salute mentale.</div><div style="text-align: justify;">Non farti del male inutile: pensa solo ai tuoi pensieri o, se vuoi sapere cosa sta pensando una persona, domandaglielo così, se ti dirà il falso, saranno parole uscite dalla sua mente, non la tua.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Se proprio vuoi immaginare, immagina cose belle: un bel bosco, una spiaggia, o una località che hai visitato o vorresti visitare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La mente è come un coltello: in sé non è pericoloso, è l'uso che se ne fa a causarci problemi.</div><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-56136284971891204982023-02-22T14:56:00.004+01:002023-02-22T14:56:25.250+01:00I buchi del passato<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFFlCM0tfFQ52kothdP8rgxmUHO5HCk8ZMpFhEAlSx4VG6vT-zmdLPDAg8jWePWOIs5cBVc5_aS98p9ghimuOzNLcgYWtwrxqna01-q2Tf55tVSyVQc_JppBSCKpse4s22gVHoxq1ijhqYIWCcatJ9h0nZBbu4yAWN9WcHKf1Mcf1O8HjNet5yZ9J-Uw/s848/buco%20profondo.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="848" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFFlCM0tfFQ52kothdP8rgxmUHO5HCk8ZMpFhEAlSx4VG6vT-zmdLPDAg8jWePWOIs5cBVc5_aS98p9ghimuOzNLcgYWtwrxqna01-q2Tf55tVSyVQc_JppBSCKpse4s22gVHoxq1ijhqYIWCcatJ9h0nZBbu4yAWN9WcHKf1Mcf1O8HjNet5yZ9J-Uw/w400-h160/buco%20profondo.png" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Ognuno di noi ha dei "<i>buchi</i>" nella propria vita passata, fossi più o meno profondi che a volte dimentichiamo e altre volte non riusciamo proprio a dimenticare. Si tratta di eventi che hanno segnato il nostro passato e che sono ancora memorizzati, in modo indelebile, sulla nostra lavagna del tempo.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Un passato in cui è mancata (fisicamente o affettivamente) una o entrambe le figure genitoriali, una delusione amorosa, il distacco da una persona amata, una perdita economica o materiale, una violenza subìta, o anche un evento all'apparenza normale che però è stato vissuto come un trauma, ad esempio un figlio che cresce.<br />Tutti questi e tantissimi altri tipi di eventi sono dei <b>buchi</b>, delle fosse che vivono solo nel nostro <b>passato</b> ma che, quando non siamo totalmente consapevoli, riportiamo nel presente tentando di riempirle con azioni attuate nell'oggi.</p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><b>A OGNUNO IL SUO FOSSO<br /></b></span>Partiamo dall'ultimo degli esempi citati: un figlio che cresce. Come può trattarsi di un... <b>trauma</b>?</p><p style="text-align: justify;">È da sempre accaduto e accade ancora che molti genitori procreino per <b>colmare un vuoto</b>: il bambino che nasce diviene un sostegno morale che copre una delusione amorosa, l'assenza affettiva del coniuge o di un genitore scomparso troppo presto. Prendersi cura del bambino equivale - nella mente del genitore - a prendersi cura di sé stessi. Ci si sente utili, indispensabili per qualcuno (il figlio) e per questo, quando il figlio cresce e diviene autonomo (può mangiare da solo, uscire con gli amici, prendere le decisioni in modo indipendente), il genitore inizia a sentirsi inutile, non più indispensabile e fondamentale per il proprio figlio. Così, questo evento, che dovrebbe essere sempre una bellissima cosa, si trasforma in un trauma, in un fosso.</p><p style="text-align: justify;">Il <b>distacco </b>da una persona cara è un altro trauma come lo è <b>l'assenza</b> affettiva di un genitore. Quest'ultima, poi, si protrae nel tempo tanto da costituire una delle problematiche più pesanti per una persona. Ognuno lo vive alla sua maniera ma, in tutti i casi, l'assenza o la presenza dannosa di un genitore creano un <b>fosso molto profondo</b> che resterà<b> vuoto per decenni</b>.</p><p style="text-align: justify;"><b><span style="font-family: arial;">RIEMPIRE PER COLMARE IL VUOTO INTERIORE</span></b><br />Si cresce e si dimenticano, o meglio, si crede di dimenticare queste fosse dolorose pensando di non avere alcuna mancanza interiore. Poi ci si accorge che si va in cerca di un partner per colmare quel buco di affetto non ricevuto da piccoli. Badate bene:<i> si cerca e si raccoglie affannosamente affetto per riempire un vuoto del passato</i>. </p><p style="text-align: justify;">C'è chi pensa sia normale, sia ovvio e sia persino giusto ma, ragionandoci almeno qualche minuto, per colmare il vuoto creato dall'assenza di affetto di un genitore nel proprio passato non ci vorrebbe forse, oggi, l'affetto di un genitore presente e non l'affetto di una persona qualunque che colmi quell'assenza?<br />Oppure ci vorrebbe lo stesso genitore (se in vita) che si comporti in modo diverso rispetto al passato?</p><p style="text-align: justify;">Se ci fermiamo a pensare ai <b>rimorsi</b>, ai <b>rimpianti </b>e alle <b>delusioni </b>del nostro passato, troviamo un lungo elenco di buchi che non abbiamo mai riempito e che vorremmo <b>chiudere definitivamente</b>. Non bisogna chiuderli con la terra mancante perché non è possibile: se la fossa è stata creata sulla spiaggia, e noi non abbiamo della sabbia perché sono passati decenni e ci siamo spostati di luogo, possiamo chiuderla con della terra, dei sassi, dell'immondizia ma... DOBBIAMO CHIUDERLA.</p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><b>CHIUDERE LA FOSSA PER CHIUDERE CON IL PASSATO<br /></b></span><b>Chiudere una mancanza del passato</b> non significa riempirla con un sostituto del presente ma vedere quel fosso come una vecchia foto: possiamo forse cambiare il nostro vestito del compleanno di 20 anni fa? Certo che no. Possiamo sorridere e ricordare che, in quell'anno, per noi era un bellissimo vestito e quindi quella foto ci ricorda i nostri gusti di ieri. Questo significa coprire il fosso: <b>riempirlo con l'accettazione per non caderci più dentro</b>.</p><p style="text-align: justify;">Se queste fosse non vengono riempite, ogni volta che ci passeremo vicino, ci cadremo dentro. Chi ci tirerà fuori se solo noi conosciamo l'esistenza di queste buche? Possiamo parlarne con qualcuno così magari potrà gettarci una corda e tirarci su.</p><p style="text-align: justify;">C'è chi dice che il passato non esiste, che è solo un insieme di azioni che abbiamo fatto e basta, il passato non è un luogo che si può raggiungere come in "Ritorno al futuro", c'è chi afferma che il passato è importante e vada ricordato, chi dice che va dimenticato.<br /><b>La nostra memoria dimentica difficilmente</b> perché se basta una situazione di oggi per tirare fuori un ricordo dimenticato, significa che il passato è nella nostra mente e lo sarà sino alla nostra morte.</p><p style="text-align: justify;">Imparando a ricordarlo sempre in modo positivo, ogni volta che tornerà a farci visita non ci farà più del male. <b>Noi non cadremo più in quelle buche</b> che, sì, resteranno lì, forse vuote, forse piene, ma non avremo più il bisogno di riempirle con azioni del presente perché<b> sappiamo dove sono</b> e sappiamo come camminarci vicino per non caderci più dentro.</p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-52875554616634319622023-01-26T15:23:00.001+01:002023-01-26T15:23:05.130+01:00Il dolore della vita è puro sale<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5Ifl1jHmwBc__N37lNSUwPlzDNq26BSbGCAPIA0SwavyHg65-LLIzYdyPpBT7d-9UOsxg0RXaRYlj747aL1Z_EVLuc78MjGVxicQY61OseqzbeaZSD6D06Ul9EwPkEY7kFKVwfqqBJn4pp_eAXm19s12jhyrtjpSSeOqhSbrSoOsr8cL05FDYEHZZWw/s500/storia_giovane_maestro_lago.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="332" data-original-width="500" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5Ifl1jHmwBc__N37lNSUwPlzDNq26BSbGCAPIA0SwavyHg65-LLIzYdyPpBT7d-9UOsxg0RXaRYlj747aL1Z_EVLuc78MjGVxicQY61OseqzbeaZSD6D06Ul9EwPkEY7kFKVwfqqBJn4pp_eAXm19s12jhyrtjpSSeOqhSbrSoOsr8cL05FDYEHZZWw/w400-h265/storia_giovane_maestro_lago.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: justify;">Un anziano saggio, stanco delle lamentele quotidiane del suo giovane apprendista, decise di fargli capire, nella pratica, un insegnamento molto importante.</p><p style="text-align: justify;">Una mattina, il maestro lo mandò a prendere un po' di sale. Quando l'apprendista tornò, il maestro gli disse di mescolare una manciata di sale in un bicchiere d'acqua e poi berla. E così fece.<br />« <i>Che sapore ha? </i>» chiese il maestro, «<i> Amaro!</i> » rispose l'apprendista. Il maestro ridacchiò, si alzò in piedi e lo invitò a seguirlo portando con sé il sale.<br />Giunsero vicino ad un lago e lì l'anziano maestro chiese al giovane di prendere la stessa manciata di sale e gettarlo nel lago, in un punto vicino. I due camminarono in silenzio sino alla riva dove il giovane fece roteare la sua manciata di sale nell'acqua. Il maestro chiese<br />« <i>Ora bevi dal lago</i> ». Mentre l'acqua gocciolava sul mento del giovane, il maestro chiese<br />« <i>Che sapore ha?</i> »<br />« Fresco » osservò l'apprendista.<br />« Assapori il sale? » chiese il maestro.<br />« No » rispose prontamente il giovane.</p><p style="text-align: justify;">A questo punto il maestro si sedette accanto al giovane, gli sorrise e spiegò<br />« <i>Il dolore della vita è puro sale, né più, né meno. La quantità di dolore nella vita rimane esattamente la stessa, tuttavia la quantità di amaro che assaggiamo dipende dal contenitore in cui depositiamo il dolore. Quindi, quando si è nel dolore l'unica cosa che si può fare è allargare il senso delle cose. Smetti di essere un bicchiere: diventa un lago. </i>».</p><p><br /></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-67658066098362375062023-01-06T23:53:00.003+01:002023-01-06T23:53:29.016+01:00Non vivere di "ormai" e "non posso": dai una sterzata alla tua vita, e avvia IL CAMBIAMENTO<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGRxF_y_h30kU599napOxXeId4bjMP6MGilwhAPNBACpFvqbaVS1vHsf2zWdOMno0qd-RWGL87efCcq0itg_-g2SOGCJtmDrcfIkSslswl3gy1bv1pOLFvI34uxGqyHM8OzcZR7tT0tfWjQg7mkRzc1M7OYyitzVy8XdVuvc6t44Qi2FtQ9-rfETSRMw/s1080/vecchie%20abitudini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="925" data-original-width="1080" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGRxF_y_h30kU599napOxXeId4bjMP6MGilwhAPNBACpFvqbaVS1vHsf2zWdOMno0qd-RWGL87efCcq0itg_-g2SOGCJtmDrcfIkSslswl3gy1bv1pOLFvI34uxGqyHM8OzcZR7tT0tfWjQg7mkRzc1M7OYyitzVy8XdVuvc6t44Qi2FtQ9-rfETSRMw/s320/vecchie%20abitudini.jpg" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Quando inizia un nuovo anno, di solito ci premuniamo di propositi che di solito però sono solo desideri e infatti iniziano tutti con un bel "<i>vorrei</i>..." e mai con un "<i>da oggi, cambierò</i>...". </div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;">Già perché desiderare qualcosa non è faticoso perché se lo riceverai sarai felice mentre se non lo riceverai lo desidererai l'anno successivo. Invece il <b>cambiare</b>, il <b>mettere in atto un'azione differente</b> è più impegnativo anche se - e ve lo consiglio e ve lo confermo - <b>è sempre la miglior cosa potreste fare da inizio anno</b>. </span></div><div style="text-align: justify;"><br /><b><span style="font-family: arial;">CAMBIARE</span></b>.</div><div style="text-align: justify;">Cambiare <b>atteggiamento</b>,<br />cambiare <b>modalità di azione,</b><br />cambiare <b>modo di pensare,</b><br />cambiare <b>il numero e tipo di persone con le quali ci circondiamo,...</b><br />... insomma <b><span style="font-family: arial;">sterzare </span></b>per un'altra strada, anche d'improvviso, provando una nuova Via, tentando altre strade. E non abbiamo scuse.<br /><br />Già perché il modo migliore per proseguire a rovinarsi la vita è usare la maledetta parola "<b><i>ormai</i></b>". Tié, la scrivo anche in stampatello: <b><span style="font-family: arial;">ORMAI</span></b>.<br />« <i>Ormai è così..</i>.», « <i>purtroppo non posso...</i>», « <i>come faccio a...</i>», «<i> non posso mica..</i>.». Quante persone hanno mandato all'aria la loro vita piatta (all'apparenza tranquilla), ogni giorno uguale, all'apparenza quieta e tranquilla ma che celava una sofferenza sotterranea per una soluzione ignota? Tantissimi.</div><div style="text-align: justify;"><br />Quel che posso dirvi dalla mia personale esperienza è che <b>se non cambi la tua vita tagliando, selezionando, cambiando, proseguirai a vivere di merda</b>, a <b>lamentarti </b>con gli altri (anche se parte, non tutti, dei problemi te li causi tu stesso) e a credere che la vita sia brutta.<br /><br /><b>La vita è difficile, non brutta.<br /><br /></b>La vita è brutta quando vedi solo il buio e quando ti costruisci le basi per un futuro buio. La vita diventa brutta anche quando chi ce l'ha brutta fa diventare anche la tua vita brutta.</div><div style="text-align: justify;"><br />Sinché hai mezzi per poter cambiare qualcosa, CAMBIALA! Cambia <b>ADESSO</b>.<br />Dopo potrà essere troppo tardi. Quando sarà troppo tardi SÌ che non ci sarà più nulla da fare e dovrai solo subirne le conseguenze. E lì ti darò pienamente ragione ma... adesso, cerca di cambiare ciò che puoi cambiare perché PUOI FARLO.</div><div style="text-align: justify;">Anche questa è meditazione.<br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Se non provi, se non tenti, se non rischi, se non ti rispetti e non ti ami, se ti posponi sempre agli altri, vivrai male. <br /><br /><div style="text-align: center;"><i><span style="font-size: medium;">Meglio sbagliare per le proprie scelte</span></i></div><i><div style="text-align: center;"><i><span style="font-size: medium;">che vivere male per aver seguito le scelte dettate dagli altri.</span></i></div></i></div><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-85664415347230571432022-10-25T13:24:00.000+02:002022-10-25T13:24:00.186+02:00La pratica del ringraziamento quotidiano<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJTSNV2qKMSEW1FfXycrFkX88NFzPo83C2Kq-Aqln2NJpeU7sZLkElRbSbNDQ6MsrWtJHmDmrj8VTWggRyvoZ_oZHIkhdBDQkekQ6ovi4FZeBXkuDgaRdxiIfDJpq0WLNwEr23Kh1VxzxRENvY7uf3k4JebCP2PKigsTGDmLHSfjEjsrbGuPInpC82gA/s1050/Godi%20per%20ci%C3%B2%20che%20hai.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="1050" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJTSNV2qKMSEW1FfXycrFkX88NFzPo83C2Kq-Aqln2NJpeU7sZLkElRbSbNDQ6MsrWtJHmDmrj8VTWggRyvoZ_oZHIkhdBDQkekQ6ovi4FZeBXkuDgaRdxiIfDJpq0WLNwEr23Kh1VxzxRENvY7uf3k4JebCP2PKigsTGDmLHSfjEjsrbGuPInpC82gA/w400-h200/Godi%20per%20ci%C3%B2%20che%20hai.png" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Una buona pratica per smettere di lamentarci e attira a noi energie negative è praticare il ringraziamento: <b>ringraziare per tutto ciò che si ha</b>.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Ogni giorno, appena la mattina ti svegli, siediti sul letto, con gli occhi aperti o chiusi, e guarda con la mente e con gli occhi tutto ciò che hai. Apprezza tutto ciò che hai raccolto: <i>la tua casa, la tua famiglia, le tue relazioni, le tue esperienze, il tuo corpo, i tuoi vestiti</i>... <b>Sii grato per questo.</b></p><p style="text-align: justify;">Ringrazia Dio, il Cosmo, il fato, te stesso, gli altri, ma... <b><span style="font-family: arial;">RINGRAZIA</span></b>.</p><p style="text-align: justify;">Sii grato per ciò che hai e che molte altre persone non hanno.</p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><b>ETERNAMENTE INSODDISFATTI<br /></b></span>Nelle società moderne è stata diffusa la mentalità che ci fa credere, quasi di diritto e ragione, di <b>esser costantemente insoddisfatti</b>. Bisogna esser i migliori, i più bravi, con un bel po' di denaro in tasca, ben vestiti, appariscenti, colti, senza errori sulle spalle.<br />Ci insegnano a non sbagliare, a ubbidire, a cercare costantemente qualcosa, ad affannarci per correre senza insegnarci a fermarci più volte per capire dove stiamo andando.</p><p style="text-align: justify;">I momenti di pausa o i giorni nei quali non siamo a scuola o lavoro non diventano più dei giorni in cui rilassarsi e tornare a noi stessi, ma giorni in cui "sballarsi" vivendo con "l'ansia del lunedì". Cinque/sei giorni a settimana sono una tortura, i restanti sono quelli in cui bisogna distrarre la mente in qualsiasi modo affinché dimentichi il venerdì (o il sabato) e il lunedì prossimo.</p><p style="text-align: justify;"><b>Viviamo desiderando sempre qualcosa che non abbiamo</b> ma, appena la otteniamo, non riusciamo a godercela perché stiamo già desiderando qualcos'altro. <b>Non siamo mai soddisfatti</b>, pretendiamo sempre qualcosa dagli altri e da noi stessi, sentiamo costantemente un vuoto interiore da dover riempire e, troppo spesso, lo riempiamo nel modo errato.</p><p style="text-align: justify;"><b>Vivere ringraziando per ciò che abbiamo</b>, apprezzare ogni alimento per averlo sulla tavola senza disprezzarne il gusto o la cottura, essere felici per non vivere peggio di quanto potremmo vivere, ricordare il passato ma accettare che non c'è più, sapere che ci sarà un futuro ma che non è ancora arrivato sono alcune delle cose più benefiche che possiamo fare ogni giorno.</p><p style="text-align: justify;">La felicità è sempre qui, oggi, non nello ieri, né nel domani.</p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-31082683569554966312022-10-21T21:31:00.002+02:002022-10-21T21:31:16.418+02:00Sei anche tu una rana bollita? L'inazione dell'essere umano e le conseguenze del non agire<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgp4kKe_wH0_EVJ-mHiTGHKkh9eDTfRgdVC8bBrYQkePg6yXjUTuqi2-A-_6y6bJjpWw3brlhQHBU4FCijAwTzAui1Ye3oooqvxfGybZ1BxO_G1Yxb3IJSmHNLVnZSSQo0ea8YwYc5EP91l54Hr7Qu3girS0kyJzVCpMnSpVo6_h0cTseRyPvCHauVxw/s291/il-principio-della-rana-bollita.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="291" data-original-width="287" height="291" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgp4kKe_wH0_EVJ-mHiTGHKkh9eDTfRgdVC8bBrYQkePg6yXjUTuqi2-A-_6y6bJjpWw3brlhQHBU4FCijAwTzAui1Ye3oooqvxfGybZ1BxO_G1Yxb3IJSmHNLVnZSSQo0ea8YwYc5EP91l54Hr7Qu3girS0kyJzVCpMnSpVo6_h0cTseRyPvCHauVxw/s1600/il-principio-della-rana-bollita.jpg" width="287" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Una delle più belle metafore per descrivere l'esistenza dell'uomo moderno è stata enunciata da <b>Avram Noam Chomsky</b> (Filadelfia, 7 dicembre 1928), un linguista, accademico, anarchico, teorico della comunicazione e saggista statunitense.</div><div style="text-align: justify;">Chomsky, per descrivere la tendenza all’<b>inazione</b> che caratterizza l’umanità nell’era contemporanea, ideò <b><i>il principio della rana bollita</i></b>. L'inazione è la non azione, il non agire, l'inattività, quando restiamo fermi anziché muoverci per il nostro bene.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>IL PRINCIPIO DELLA RANA BOLLITA</b></div><div style="text-align: justify;"><i>Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>IL SIGNIFICATO</b></div><div style="text-align: justify;"><div>Ti è mai capitato di <b>sopportare </b>delle <b>situazioni </b>ostiche, pesanti, debilitanti oppure <b>persone </b>negative, non in linea con il tuo modo di essere per molto tempo solo perché ti hanno insegnato (in modo totalmente errato) che la resistenza è per forza sinonimo di forza caratteriale?</div><div>Troppo spesso si resta in situazioni difficili, che causano insoddisfazione, rabbia, sofferenza, apatia e poi arrendevolezza perché <b>si ha paura di cambiare</b>. Anche nelle relazioni amorose, di amicizia e lavorative non si agisce per interrompere i rapporti per lo stesso motivo: a volte si usa la scusa del non voler ferire l'altra persona o del non deluderla, ma invece si tratta solo di scuse per giustificare la nostra inazione. «<i><b>Non agisco perché non voglio, ma perché non posso</b></i> ». <u>È la <b>scusa migliore per non agire</b></u>.<br /><br /></div><div>La rana non è morta per colpa dell'acqua bollente ma perché non ha agito nel momento giusto. La rana non ha avuto la capacità di decidere di saltare nel momento giusto. Allo stesso modo noi attendiamo che le situazioni cambino da sole: <b>attendiamo, attendiamo, attendiamo</b> e, quando avviene un cambiamento non lo accettiamo perché non è come lo volevamo, quando invece non cambia nulla, <b>proseguiamo a non agire e a lamentarci</b>.<br /></div><br /><b>NON BISOGNA SOPPORTARE, MA AGIRE!</b><br /><b>Non c'è alcuna giustificazione nel sopportare una situazione</b> che man mano diventa sempre più difficile da sopportare. I grandi del passato hanno cambiato le loro società proprio agendo e non restando fermi a sopportare le situazioni debilitanti: hanno rischiato tutto, hanno sacrificato tutto per un ideale che avrebbe cambiato la vita a sé stessi, alla loro famiglia e al resto della società.<br />Viviamo immersi nell'acqua della pentola: l'acqua diventa sempre più calda, ovvero la situazione diviene sempre più insopportabile, ma <b>non saltiamo fuori</b>. Ci abituiamo alla nuova, difficile situazione, e quindi dimostriamo a noi stessi di essere forti, e andiamo avanti anziché comprendere che siamo molto deboli, perché <b>ci stiamo adattando a un peggioramento della nostra situazione</b> e non a un cambiamento positivo. Man mano che la situazione peggiora, noi ci abituiamo, e il tutto diviene "normale".</div><div style="text-align: justify;"><br />Quante volte i vostri genitori o un estraneo vi ha detto « In un rapporto di coppia è normale litigare ». Davvero? E perché mai? Cos'è la vera normalità?<br />Perché le persone esplodono d'improvviso in cosiddetti "raptus" di follia? Quando esplode la rabbia? La metafora della "<i>goccia che ha fatto traboccare il vaso</i>" vi dice nulla? Credete di essere forti, di dover sopportare le situazioni difficili per poter proseguire. Perché mai?<br />Troppo spesso, nonostante siamo in una pentola bollente, ci viene la<b> malsana idea di procreare</b>: così, nella pentola ci trasciniamo nuove rane, i nostri figli, i quali non hanno ancora l'energia e la forza per saltar fuori essendo così costrette a subire il bollore dell'acqua iniziando a imparare (sbagliando, ma non lo sanno) che bisogna <b>vivere sopportando le situazioni pesanti e sbagliate</b> anziché saltare fuori e cercare la via utile e positiva per loro stessi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>L'ERRORE NON ESISTE</b><br />Tra le migliaia di nozioni e modi di pensare e agire errati, l'educazione nelle società moderne ci insegna anche che <b>l'errore è qualcosa di grave</b>, di ignobile, al quale bisogna sempre porre rimedio o nascondere il proprio misfatto. In realtà, <b><u>gli errori non esistono</u></b>. Quando si agisce, semplicemente le azioni vanno nel modo in cui il "Sistema" le direziona (il "Sistema" è inteso quell'insieme di elementi che concorrono alla conseguenza di un'azione. Ogni conseguenza non è mai frutto di un solo elemento).<br />Se le cose non vanno come vogliamo noi o la società che è intorno, lo chiamiamo <b>errore/sconfitta</b>. Se le cose vanno come volevamo noi, lo chiamiamo <b>successo</b>, mentre se vanno come voleva la società, si chiamerà <b>giustizia</b>. Sono tutti termini dello stesso risultato che, in realtà, non è definibile: si tratta solo della conseguenza di un'azione.<br /><br />Agire e accettare i cambiamenti è l'unico mezzo che abbiamo per smettere di sopportare uno zaino che continuiamo a riempire di sassi: più passa il tempo in una situazione difficile, più lo zaino sulle spalle si riempie di sassi sino a quando non ce la faremo più a tenerlo e cadremo a terra.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Leggi l'articolo di questo blog</span><br />"<a href="https://lapennadaniele.blogspot.com/2021/08/noam-chomsky-.html?showComment=1633357609535" target="_blank"><span style="font-family: arial;">NOAM CHOMSKY E LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE DEL POPOLO ATTRAVERSO I MASS MEDIA</span></a>"</div><p></p>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1505340349769976850.post-18711146443581264992022-09-25T00:02:00.000+02:002022-09-25T00:02:04.102+02:00A senso unico<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB-mM93rFnY98W0rVuN8tLg0CDMNjsOuV8spnV4eo61z4HuQrpatu9M8XuYuS_Q1SRRYqxYPfJMZyN-Uvk2W5dUbgFTSxlLoJHoT7tU93riml9Paktmybd8yAAsv88iTqoN4NSo6pXBBXgFK1m97Q47jU_MMBym1U1EO2aPNRu48T6_Ikne157JxZbUw/s450/A%20senso%20unico.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="450" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB-mM93rFnY98W0rVuN8tLg0CDMNjsOuV8spnV4eo61z4HuQrpatu9M8XuYuS_Q1SRRYqxYPfJMZyN-Uvk2W5dUbgFTSxlLoJHoT7tU93riml9Paktmybd8yAAsv88iTqoN4NSo6pXBBXgFK1m97Q47jU_MMBym1U1EO2aPNRu48T6_Ikne157JxZbUw/s320/A%20senso%20unico.jpg" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i> A senso unico</i></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>di Lapenna Daniele</i></span></div><p></p><p style="text-align: center;"><br /></p><p style="text-align: center;">Ti cercan solo quando<br />han bisogno di un favore<br />stanno ora dimandando<br />se puoi aggiustar il suo motore<br />l'altro impazza coi parenti<br />ha problemi in quantità<br />dice « <i>quelli son perdenti </i>»<br />e penso "Quanta falsità...".</p><p style="text-align: center;">Ti usan nel momento<br />in cui l'aiuto è necessario<br />rimani sempre di sgomento<br />il mondo è bello perché vario<br />dopo fuggon com gazzelle<br />in attesa di riutilizzarti<br />possono esser pure belle<br />ma per favor non chinarti.</p><p style="text-align: center;">Smetti d'esser quella carta<br />utilizzata all'occorrenza<br />si chiami Dario oppure Marta<br />tu puoi viver anche senza<br />non han le palle di parlarti<br />chiaro e tondo come tu fai<br />voglion solo caricarti<br />di problemi e tanti guai.</p><p style="text-align: center;">Da dietro parlan come anziane<br />che passatempi più non hanno<br />non hanno menti tanto sane<br />son lì solo per far danno<br />non van d'accordo col marito<br />o la moglie ha l'amante<br />ficcan sempre naso e dito<br />son frustrati con contante.</p><p style="text-align: center;">È divertente osservarli<br />e godere nel momento<br />in cui sei tu a giudicarli<br />rispondendo « Non ci sento »<br />il vero rapporto d'amicizia<br />è solo quello a doppio senso<br />non ha falsità, né malizia<br />è il più utile, io penso<br />ma quando è uno a far bastone<br />e l'altro poggia col suo peso<br />siamo in una situazione<br />con contrasto sempre acceso<br />per questo esser sani<br />equivale a liberarsi<br />batterai le tue mani<br />con le ali a librarsi.</p><p style="text-align: center;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">poesia di Lapenna Daniele protetta da Copyright <br /></span><span style="font-family: arial;">ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633 Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;">Leggi l'anteprima gratuita di "<b>Pensieri DiVersi - Le Poesie di Lapenna Daniele</b>".</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: arial;"><a href="https://lapennadaniele.blogspot.com/p/libri.html">https://lapennadaniele.blogspot.com/p/libri.html</a></span></p><div style="text-align: justify;"><br /></div>Lapenna Danielehttp://www.blogger.com/profile/14585369515348377557noreply@blogger.com0