Combattendo

 

Si dice che chi se ne vada da questo mondo sia il più fortunato perché abbandona le sofferenze mentali e fisiche, liberandosi definitivamente da tutto ciò che, ogni giorno, ci deturpa, violenta e distrugge l'animo, il fisico, la mente.

A tutti toccherà, ma spesso accade che ci si aggrappi allo scoglio della vita perché non si vuol lasciare questo mondo senza aver provato a cambiarlo. Averci almeno provato.

Vedo persone che hanno lottato, hanno urlato, si sono indignati, e oggi si ritrovano a vedere un mondo che, rispetto ai tempi della loro giovinezza, sembra pur peggiore di quello. Quindi, a cosa è servito combattere? A nulla? Serve veramente combattere per migliorare le società del mondo?

La cosa alla quale non pensiamo mai è che il mondo è bello così com'è, è meraviglioso: la Natura, la Terra, i pianeti, le stelle, funzionano benissimo senza la nostra mano, quindi è già tutto perfetto. Cosa dovremmo cambiare? Un sistema malsano, ideato dall'essere umano (malsano e intruso nella Natura), nato già corrotto e marcio? E dovremmo migliorare queste società anche per chi non lo merita? Dovremmo roderci il fegato, lo stomaco, ammalarci e morire per vedere stracciati i traguardi raggiunti?

Forse è giusto così: chi vuol combattere, deve farlo, ma deve anche combattere per sé stesso, anzi, non serve combattere, perché basta aprire gli occhi, respirare e sorridere.

Forse scrivo ciò perché anche io qualche piccola battaglia l'ho fatta, non ottenendo i cambiamenti che desideravo, ma ampliando le mie vedute ed esplorando il bel mondo.

Questo scritto è una dedica per il Maestro e per Dome, due persone che hanno combattuto e stanno ancora combattendo. Hanno un animo buono, forte e sensibile perché ci vuole sensibilità per provare una forte indignazione, e loro l'hanno sempre provata e continuano a provarla, altrimenti si sarebbero già arresi.

Non indignarsi di fronte all'ingiustizia equivale ad esserne complice.