Rousseau nel 1761 « La medicina, più che guarirci dalle nostre malattie, ce ne incute il terrore »

 


L' Emilio (o dell' Educazione) [tit. orig. Émile ou De l'éducation] è uno straordinario romanzo pedagogico pubblicato nel 1761 dal ginevrino Jean Jacques Rousseau. Il suo lavoro da precettore e  la sua personale esperienza lo portarono a scrivere quest' opera che fu rivoluzionaria ma al tempo stesso condannata dagli organi religiosi.
Rousseau si dimostrò moderno nel suo modo di affrontare la vita proponendo metodi educativi diversi, volti a far crescere questo Emilio (nome dato al bambino che nel libro immaginerà di educare dalla sua nascita alla sua età adulta) nel miglior modo possibile, senza costrizioni, senza nozioni superflue, con l' apprendimento necessario per poter affrontare autonomamente la propria vita divenendo il mezzo di sussistenza sufficiente per la salvaguardia di sè stesso.
Nel giugno del 1762, l’Emilio e il Contratto Sociale (1762) vennero ritenute opere pericolose dalle autorità di Ginevra e le copie ancora disponibili nelle librerie vennero raccolte davanti al Palazzo comunale, strappate, sfascicolate e poi bruciate mentre gli araldi lessero pubblicamente una severa ordinanza: si dispose l’immediato arresto dell’autore di quelle opere nel caso in cui si fosse presentato in città. 

È un libro che ho letto due volte, appuntandomi le tantissime frasi e i tantissimi ragionamenti illuminanti, pieni di empatia e consapevolezza di Rousseau. A leggerlo, era davvero avanti nel tempo rispetto ai concittadini dell'epoca.

Di seguito alcune frasi tratte dal Libro I dell'Emilio:


  • Per quanto mi riguarda, non so da quale malattia ci guariscano i medici, ma so che ce ne procurano di funeste: vigliaccheria, pusillanimità, credulità, terrore della morte. Se guariscono il corpo, uccidono il coraggio. Cosa importa se fanno stare in piedi dei cadaveri?
  • La medicina, più che guarirci dalle nostre malattie, ce ne incute il terrore. Più che ritardare la morte, ce la fa sentire in anticipo.
  • Volete trovare degli uomini veramente coraggiosi? Cercateli dove non esistono medici, dove si ignorano le conseguenze delle malattie e non si pensa alla morte. L' uomo, per natura, sa soffrire in continuazione e muore in pace. Sono i medici con le loro ricette, i filosofi con le loro massime, i preti con le loro esortazioni che l' avviliscono nel cuore e gli fanno disimparare a morire.

  • Voler esentare l'uomo da tutti i mali della specie non significa allontanarlo dalla sua stessa costituzione? Io sostengo che, per sentire un gran benessere, deve conoscere dei piccoli mali. Tale è la sua natura. Se il fisico sta troppo bene, il morale si corrompe. L' uomo che non conoscesse il dolore, non conoscerebbe la commozione dell' umanità, né la dolcezza della compassione. Non si commuoverebbe in cuor suo davanti a nulla, non sarebbe socievole, sarebbe un mostro tra i suoi simili.

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