Non siamo tutti uguali: a ognuno il suo metodo di guarigione


Siamo proprio sicuri che, se un metodo per ritrovare la felicità funziona con una persona, sia efficace anche con un' altra?C'è un tecnica universale per tutti? Oppure no?
di Lapenna Daniele


Quando siamo presi dal nervosismo, accade di riuscire a tornare sereni comprendendo le cause di questo stato d' animo eliminando certi pensieri o cambiando delle situazioni che hanno generato questa sensazione spiacevole. Ma, un metodo efficace per tornare sereni è applicabile a chiunque, oppure no?

Anche prendendo due gemelli questi, vivendo esperienze di vita diverse, reagendo a stimoli simili o diversi in maniera differente, saranno effettivamente diversi. E non è una cosa così ovvia.
Dunque, di fronte a certi stati d' animo "indigesti", qual è la tecnica migliore per mandare via queste brutte sensazioni?

A OGNUNO LA SUA TECNICA
Pratico il Buddhismo da quasi 15 anni e, da quel che ho compreso dalla pratica più che dalla "teoria" (anche se di teoria, nel Buddhismo, non ce n'è) è che non esiste una tecnica uguale per tutti.

Così come un nutrizionista crea una dieta diversa per ogni persona in base al suo peso, alla sua altezza, al suo stile di vita e persino al suo carattere (c'è chi ha più resistenza alle tentazioni e chi invece no) così le tecniche di meditazione non sono uguali per tutti.

Per questo motivo, così come il Buddha spiega nel Kalama Sutta (AN 3.65) affermando che ognuno di noi è in grado di comprendere cosa sia buono per noi e cosa non lo sia, un "maestro" o una qualsiasi persona non può dirti cosa fare, come farlo o con chi farlo.
Semplicemente non può saperlo.

Può sembrare strano ma, se stiamo attenti ad ogni cosa che facciamo, possiamo comprendere gli stati d'animo che nascono da queste azioni: rabbia, nervosismo, agitazione, angoscia, timore, ansia, paura ma anche felicità, rilassatezza, gioia, allegria, divertimento, commozione...

Basta solo pensare di dover fare una certa cosa e subito si sta in ansia. Basta solo il pensiero, e si sta male. Quando invece pensiamo ad una cosa bella da fare, siamo elettrizzati perché sappiamo che ci provocherà un piacere.

LA VERA TECNICA UGUALE PER TUTTI
La tecnica di base - questa sì che è uguale per tutti - è inseguire ciò che ci fa stare bene, ma realmente bene e non una sensazione di apparente serenità.
Ci sono molte azioni che crediamo ci rendano felici, ma non è così. Per capire se siano realmente azioni utili, basta analizzarle a fondo e vedere se, quando le facciamo, siamo felici oppure solo storditi mentalmente, siamo sereni oppure solo in preda ad un sonno della mente, siamo contenti oppure momentaneamente non agitati.

Nella nostra società, ormai, crediamo sia giusto accettare una certa situazione "perché necessaria", perseguire un' azione "perché indispensabile" o dire l' opposto di ciò che pensiamo "perché potremmo cacciarci nei guai". È tutto normale e, se si prova a metter in dubbio queste (false) credenze, subito si viene aggrediti verbalmente perché, si sostiene, "oggi è impossibile fare altrimenti".
È realmente così?

Se agiamo contro i nostri (sani) ideali e i nostri cari ci vengono contro, costringendoci indirettamente a vivere in maniera diversa da come vorremmo, allora i nostri cari non ci vogliono realmente bene. 

Il vero amore, la vera amicizia, e il vero rispetto non impongono niente, ma accettano tutto senza farsi imporre niente.

Così come, da secoli (e millenni) si fa con i figli: si impongono loro le proprie idee anziché dar loro i mezzi per cercare la propria strada, si cerca di plasmarli a propria immagine facendo diventare loro ciò che non siamo diventati noi.

La tecnica comune è:

  • fare ciò che ci rende veramente felici
  • evitare di sopportare situazioni che ci fanno stare male
  • dire la verità perché, quando non lo facciamo, ci sentiamo un peso dentro che cresce a dismisura sino a portare ad un' esplosione verso l' esterno
  • non far mai del male agli altri, neanche con le parole, ma chiedere aiuto e farsi aiutare
  • non rimandare a domani qualcosa che ci tormenta oggi. Domani potrebbe esser troppo tardi



Il Buddhismo non è una religione, il Buddha non era un Dio, non obbligava a credere in una divinità o a seguire i suoi insegnamenti, ma insegnava solo come eliminare la sofferenza.
Ogni giorno ci capita di mettere in pratica il Buddhismo senza saperlo, e questo, per il Buddha, significava seguire i suoi consigli. 
Questo libro non ha lo scopo di spiegare al lettore quanto era straordinario il Buddha, ma quanto straordinari siete voi.
Prendendo come riferimento il Canone Pali, la grande mole di scritti sulla vita di Siddhartha, si approfondirà il vero insegnamento del Buddhismo, scoprendo che non si tratta di una religione, ma di una specie di filosofia che ci invita a comprendere la nostra vita da soli, senza perdere tempo a imparare a memoria certe pratiche, o a purificarci bagnandoci in acque sacre, ma aprendo gli occhi e la mente di fronte alle nostre emozioni quotidiane, affrontandole e raggiungendo la vera felicità.

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