L'accettazione passiva della realtà

 


Quando ci si ritrova in una situazione difficile e/o che ci è di danno, possiamo reagire in due modi: combatterla con tutte le nostre forze e tentare almeno di superarla (con o senza l'aiuto di altre persone), oppure far finta che vada tutto bene.
Se alcuni agiscono nel primo modo, tanti altri agiscono nel secondo, ricorrendo a palliativi per vivere meglio la propria vita. In senso figurato, un palliativo è un provvedimento che non risolve una difficoltà o una situazione critica ma semplicemente ne allontana provvisoriamente le conseguenze (la mente umana si convince che le conseguenze sono allontanate per sempre).

Il rimedio palliativo è davvero dannoso oppure può rivelarsi utile e necessario?

NON VEDO, E STO MEGLIO
Quando si reagisce, lo si fa per cambiare la situazione ma se la reazione, anche con l'aiuto di altre persone, non è sufficiente - vedi ad esempio le battaglie sociali del secolo scorso ma anche quelle attuali che non riescono a portare a cambiamenti immediati - c'è la possibilità di arrendersi e far finta vada tutto bene.

Psicosomaticamente ogni emozione repressa o enfatizzata (come la rabbia) conduce a problemi fisici e malattie di vario genere, mentre quando si è genuinamente tranquilli o anche ingenuamente tranquilli, spesso non si hanno manifestazioni di un qualche tipo. Ricordo un episodio della celebre serie Tv "Dr. House" dove il medico protagonista della serie, davanti alla mamma di un ragazzo con ritardo mentale, disse che invidiava suo figlio perché in quello stato non era consapevole della realtà, rideva sempre e viveva felice.

ACCETTARE IL PROPRIO DESTINO
Non vedere una ingiustizia, e/o subirla pensando sia normale o sia giusto, attenua il sentimento di rabbia, accresce lo sconforto e conduce a una pacata accettazione della realtà.
Il sistema di addestramento alla mansuetudine (inclinazione ad accettare l'altrui volontà o a soddisfare le altrui richieste ed esigenze con mitezza o docilità) è operato dalle èlite di ogni parte del mondo e di ogni gradino sociale (dai governanti agli organi religiosi, dall'educazione scolastica al luogo di lavoro) da secoli, anzi, millenni. L'accettazione passiva della propria condizione sociale non conduce alla ribellione e neanche all'indignazione.

La rassicurazione è un'emozione che fa nascere la tranquillità interiore: « Va tutto bene, non devo preoccuparmi, sta andando tutto bene, andrà tutto bene ».

Dall'altra parte, quando si è sempre indignati e arrabbiati per come vanno male le situazioni, quando non si riesce a cambiare il mondo, quando ci si stanca mentalmente a trovare soluzioni, a combattere ottenendo solo sconfitte, a veder scivolare un traguardo migliore dalle mani ogni giorno, si vive male, e c'è chi dice si viva peggio che accettare la situazione così com'è in modo sottomesso.
Un pensiero del genere si coniuga con quello religioso cristiano dei secoli passati dove ci si affidava totalmente a Dio e ogni suo volere era legge: una qualsiasi situazione difficile era una sua punizione oppure una prova da superare, e ogni vittoria era un suo intervento in nostro soccorso.

QUAL È IL MIGLIOR MODO DI VIVERE?
È bene ricordare che tantissimi diritti che abbiamo oggi li dobbiamo a tutti coloro che si ribellarono ai soprusi e ai problemi della società: senza quelle ribellioni oggi non avremmo potuto godere di certi privilegi. Certo, il mondo non va come dovrebbe andare, e le ingiustizie sono ancora troppe, però la lotta è l'unica che può condurre a un futuro migliore.

Ho sottolineato la parola futuro perché di solito i risultati non si ottengono quasi mai nel presente.
Ci vuole pazienza, energia, caparbietà, forza di volontà, incrollabile fiducia e soprattutto molto tempo per costruire qualcosa di buono e per ottenere un privilegio o un diritto, mentre basta un attimo per cancellarlo. Accettare passivamente una situazione non porta a cambiamenti positivi anche se emotivamente si vivrà allegri, magari con meno problemi mentali e fisici, convinti che tutto vada e andrà bene.

Il palliativo, infatti, non cura nulla, ma evitare di sentire il dolore. Quando senti un dolore fisico, sai che hai un problema, e intervieni per curarti. Senza il dolore, che è un qualcosa di naturale e che va vissuto sempre, accettato e ringraziato di esistere, non verremmo mai a conoscenza di ciò che non va.

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