Tanti auguri Ernesto
Ernesto Guevara de la Serna nasce a Rosario, in Argentina, il 14 giugno del 1928, con sangue irlandese da parte di padre e basca (Paesi Baschi, a nord est della Spagna) da parte di madre.
Nato in una famiglia media, all'età di quasi due anni sua mamma la porta a fare il bagno nel fiume ma il bambino inizia a star male. Da lì sino alla sua morte soffrirà di asma, una condizione che preoccupa subito moltissimo i suoi genitori che nel 1933 li induce a decidere di trasferirsi ad Alta Gracia, nel nord del Paese. In questo protetto ambiente di provincia Ernesto trascorre tutta la sua infanzia. La famiglia di Ernesto è una di quelle dove si parla tanto di politica, dove si pensa che sia necessario prendere una posizione rispetto agli avvenimenti che toccano la collettività o che sollecitano la propria coscienza civile.
IL PADRE E LA MADRE
Il padre Ernesto Guevara Lynch, liberale di sinistra, legge ai figli i giornali che parlano della guerra in Paraguay, legge le lettere che arrivano dallo zio corrispondente in Spagna per il periodico Crítica di Buenos Aires e coinvolge il piccolo Ernesto nelle attività di propaganda del comitato antinazista «Acción Argentina». Il più giovane dei fratelli Ernesto (figlio) descrive il padre come una persona molto divertente, che non concludeva mai niente di ciò che iniziava poiché aveva sempre idee nuove in testa, disegnava molto bene e aveva sempre le tasche perennemente vuote tanto da fargli vivere nell'instabilità.
La madre Celia de la Serna era una militante accanita proveniente da una famiglia agiata della borghesia argentina. Anche lei non si sottrae ad appassionate discussioni politiche ma, così come sarà Ernesto figlio, è di posizioni meno moderate rispetto al marito.
LA DISCRIMINAZIONE E LA POVERTA' DEI POPOLI DELL'AMERICA LATINA
Sin da piccolo, Ernesto mostra interesse per la lettura esplodando i testi dei grandi filosofi spagnoli, sudamericani, francesi e inglesi. Era solito andare in bagno con un libro e mostrò già la sua indignazione quando, iniziando la scuola, scoprì che c'erano famiglie povere i cui padri non riuscivano a sostenerli nonostante i loro lavori. La famiglia Guevara era solita accogliere in casa gli sconosciuti bisognosi, mangiare con loro, essendo attivi materialmente nell'aiuto reciproco. Grande giocatore di scacchi, a scuola entrò anche in una squadra di rugby dove dimostrò le sue abilità fisiche, ma fu costretto ad abbandonare a causa dell'asma. Si dette il nome di Fuser (Furibondo de la Serna) e fu lì che conobbe il suo grande amico Alberto Granado, soprannominato affettuosamente Mial (Mi Alberto).
Tra il dicembre del 1951 e l'agosto 1952 Ernesto compie, insieme all’amico Alberto, il suo il suo primo viaggio lungo l’America Latina (noto per i "Diari della motocicletta") con una moto Norton 500 M18 del 1939 soprannominata "la Poderosa", promettendo alla madre di dare gli ultimi esami e laurearsi in medicina al suo ritorno. Partito come viaggio esplorativo per conoscere il loro continente, diviene un'esperienza dove i due ragazzi conosceranno la discriminazione e la povertà dei popoli indigeni, le differenze sociali e la malattia. L'esperienza più importante fu all'isola dei lebbrosi a San Pablo, in Brasile, dove giunsero per mezzo del dottor Bresciani e dove Ernesto mostrerà a pieno la sua compassione verso il genere umano.
I due amici, però, si separerranno presto per poi incontrarsi nuovamente l’anno successivo quando Ernesto conoscerà Ricardo Rojo, un esule Argentino, insieme al quale comincerà a studiare il processo rivoluzionario in corso nel paese. «Ciò che prende forma in quell’estate del 1953, dunque – e poi nei mesi e negli anni successivi –, non è più un “viaggio”: è la ricerca della dimensione ideale per cavalcare il risveglio dell’America latina.».
Tra il 1953 e il 1954, Ernesto inzia ad esercitare la professione di medico per la quale si è da poco laureato e comincia a frequentare gli ambienti rivoluzionari in Guatemala ove vi è una situazione tipica del Sud America: il 78% delle terre è nelle mani del 2% della popolazione. I ricchi dòminano sulla maggioranza della popolazione povera.
Il 17 giugno del 1954 in Guatemala ci fu uno dei tanti colpi di Stato che opereranno gli Stati Uniti d'America per mezzo della CIA: in quell’occasione Guevara si arruola nelle brigate sanitarie per dare un suo contributo alla difesa del paese dall’aggressione nordamericano. In questo periodo incontrerà quella che sarà la sua prima moglie, la peruviana Hilda Gadea Acosta, classe 1925, dalla quale avrà una femmina, Hildita Beatriz nata il 15 febbraio 1956.
L'INCONTRO CON FIDEL
Dopo aver assistito al golpe in Guatemala, ed esser "passato" per la prigione per esser stato coinvolto tra i gruppi ostili al governo e agli yankee, Ernesto si rifugia in Messico. È qui che il 9 luglio 1955, nella casa della cubana Maria Antonia Sanchez, incontra una figura decisiva per il suo futuro: Fidèl Alejandro Castro Ruiz, leader del "Movimento 26 luglio" (M26-7) che si sta organizzando per dare inizio alla lotta armata contro il dittatore cubano Fulgencio Batista il quale, attraverso due colpi di stato (appoggiato dagli Stati Uniti), si era impadronito del potere sull’isola. Fra i due rivoluzionari scatta subito una forte intesa politica e umana. Il 26 luglio 1953 Fidèl aveva attaccato la caserma Moncada a Santiago di Cuba e fu arrestato per poi esser liberato il 24 luglio 1956.
Oggetto della discussione tra Ernesto e Fidèl sarebbe stata l’analisi del continente sudamericano sfruttato dagli statunitensi. All’alba, Fidèl gli propone di prendere parte alla spedizione per liberare Cuba dal tiranno. Un argentino tra centroamericani, Ernesto Guevara diventerà il "Che". In Messico ai nomi argentini si fa precedre "el Che": questa è una interiezione che, nella lingua argentina, inizia o punteggia le frasi. Ernesto usava "che" in ogni momento della frase e così questa parola gli si incollò addosso.
Dopo diversi mesi di allenamento in Messico, Fidèl crea il gruppo dei ribelli tra i quali figurano anche molti non cubani come l'italiano Gino Donè Paro classe 1924, un messicano, un dominicano e un argentino che si imbarcherà in ruolo di medico: il Che. Medico, archeologo, scrittore, giornalista, fotografo, poeta, giocatore di scacchi, sportivo, Ernesto Che Guevara sta per diventare anche un guerrigliero e, sul campo, riceverà da Fidèl il grado di comandante.
Il 25 novembre del 1956 all'una e trenta salpa dal porto di Tuxpan (Messico) la nave Granma (nonna in inglese), un battello di tredici anni di vita lungo tredici metri fatto per trasportare 25 persone ma che, di fatto, ne ospiterà 81 che navigheranno per una settimana, in direzione Cuba, a sud-est, verso la Sierra Maestra. Ha inizio così la grande Rivoluzione cubana.
LA RIVOLUZIONE CUBANA
A fianco di una personalità forte come quella di Castro, Ernesto "Che" Guevara si rivela una abile stratega e un indomito guerriero, impeccabile combattente. Nel corso dei combattimenti, il gruppo guerrigliero cresce e riesce a ottenere il controllo progressivo del territorio. La stampa internazionale inizia a mostrare interesse per quei giovani barbuti (chiamati appunto barbudos) e in particolare per un argentino che ricopriva un ruolo di comando.
Guevara era medico, guerrigliero, insegnante, tanto da insegnare ai barbudos a leggere e a scrivere sfruttando i momenti di calma durante la guerriglia. Ernesto scriveva « Senza alfabetizzazione non possiamo capire perché portiamo il fucile. » e più volte ha sottolineato che « Un popolo che non sa né leggere né scrivere, è un popolo facile da ingannare. ».
In ogni zona di Cuba in cui arriveranno, Guevara curerà i campesinos (contadini): nei suoi scritti e nelle sue parole ai compagni evidenzierà lo stato precario di salute dei cubani dai bambini agli adulti. Curerà sul posto compagni, contadini ma anche i nemici. Non era nella sua linea di pensiero infierire sul nemico e, se non era necessario, non uccideva. Molti guerriglieri nemici entrarono nelle file dei barbudos, e i feriti nemici furono sempre curati.
Il Che, così come raccontato dai compagni, era un maniaco dell'uguaglianza: il cibo andava diviso in parti uguali, senza discriminazioni di sorta. Un giorno, il nuovo cuoco-soldato del gruppo (Guevara era negato per la cucina), servendo i guerriglieri dette a tutti due bistecche ma al Che, divenuto comandante, ne servì tre. Non l'avesse mai fatto! Guevara gli lanciò in faccia il piatto con tutta la carne urlandogli di uscire fuori dal campo. Arrivava a verificare che ognuno avesse preso la sua porzione di caffè senza che qualcuno ne prendesse una seconda dose.
La battaglia di Santa Clara, combattuta tra il 29 dicembre 1958 e il 1 gennaio 1959, condotta personalmente da Guevara, diede il colpo di grazia a Batista che fuggì dall’isola sgombrando ai guerriglieri la via verso la capitale L’Avana.
Sei giorni dopo, l’8 gennaio 1959, Fidèl Castro raggiunse l’Avana entrando trionfalmente in città mostrandosi alla folla su una jeep con la barba lunga e una divisa militare verde oliva: aveva finalmente vinto la sua rivoluzione, sottraendo Cuba a Fulgencio Batista, fuggito dall’isola con i suoi fedelissimi e con i suoi milioni.
"CHE" POLITICO NEI FATTI, NON SOLO NELLE PAROLE
Il nuovo governo è guidato dai fratelli Castro, Fidèl e Raùl, mentre il Che assume l’incarico della ricostruzione economica di Cuba in qualità di direttore del Banco Nacional e di ministro dell’Industria nel qual ruolo Guevara attuò la riforma agraria oltre a impegnarsi concretamente nel lavoro manuale nei campi e nell'uso delle nuove macchine agricole. Spesso giungeva nelle terre così presto che doveva attendere il sorgere del sole per iniziare il lavoro di raccolta delle canne da zucchero assieme ai campesinos.
Il trionfo della Rivoluzione cubana modifica i metodi di lotta rivoluzionaria in America Latina, costituendo l’evento scatenante che darà inizio a un’ondata rivoluzionaria in tutto il continente. La figura di Che Guevara ne è senza dubbio il riferimento principale poiché diventa il simbolo della lotta rivoluzionaria contro l’imperialismo nordamericano.
Tra il 17 e il 19 aprile del 1961, un migliaio di esuli cubani anticastristi tentano, con la collaborazione degli Stati Uniti, di rovesciare il regime di Fidèl Castro. La strategia prevede l’aiuto, ma non l’alleanza, del governo americano e la fusione degli esuli con i guerriglieri anticastristi presenti sull’isola al fine di creare un governo provvisorio che dovrebbe dichiarare guerra a quello di Castro. A quel punto gli americani interverrebbero con tutte le loro forze. L’operazione si rivela un fallimento per i ribelli che vengono miseramente sconfitti. L’evento, ricordato come "L'invasione della baia dei Porci" (Invasión de Playa Girón), vicino Cienfuegos, al contrario, è un trionfo per Cuba e il governo di Castro che vede rafforzata la propria politica estera grazie all’avvicinamento dell’URSS e la simpatia di molti stati Occidentali e non.
Ernesto "Che" Guevara cercherà di attuare la sua visione socialista della società non solo nell'isola ma anche nel rapporto con gli altri Stati del mondo, in special modo quelli poveri. L'accesso all'istruzione e alle cure mediche dovevano esser gratuiti e garantiti per tutti, indipendentemente dall'estrazione sociale e all'appartenenza etnica. La collaborazione reciproca e la fiducia erano alla base di ogni rapporto, condizioni che l'alleanza all'URSS e la sottomissione agli Usa non potevano sussistere.
STRETTI NELLA MORSA DI USA E URSS
Uno dei momenti più critici della Guerra fredda, in cui il regime di Castro ormai rientra a pieno titolo, riguarda direttamente l’isola. Quelli compresi tra il 16 e il 28 ottobre del 1962 sono, infatti, noti come i giorni della Crisi dei missili di Cuba.
L’Unione Sovietica per rispondere alla disposizione statunitense di missili balistici in Turchia lungo il confine con URSS, aveva deciso di dispiegare le stesse armi sull’isola di Castro. La richiesta era arrivata a Nikita Chruščёv, leader dell’Unione Sovietica, dallo stesso Castro nel luglio precedente, al fine di scoraggiare nuovi tentativi di invasione dell’isola da parte delle forze anticastriste. La crisi si risolve con un accordo tra Chruščёv, che si impegna a smantellare le armi di difesa a Cuba, e John Fitzgerald Kennedy che promette di non tentare nuovi invasioni di Cuba. Alla fine si scoprirà che era un tacito accordo tra le due potenze che, per mantenere i rapporti commerciali e il dominio imperialista, ostacoleranno le rivoluzioni dei popoli dell'America Latina infischiandosene della libertà decisionale dei Paesi latinoamericani.
LA POLITICA INTERNAZIONALE DEL "CHE"
Per il Che la rivoluzione doveva partire dai campesinos poiché era dalle classi più basse che la rivolta doveva condurre a riappropriarsi delle terre e far sì che ogni Paese del Terzo Mondo diventasse autonomo e autosufficiente nutrendosi di ciò che veniva prodotto dalla propria nazione.
Sugli aiuti umanitari Guevara diceva « Più tu doni, più rendi i popoli sottomessi. Io ritengo che bisogna seminare per poi raccogliere, la gente deve poter lavorare, assisterli equivale a distruggerli. Occorre renderli padroni del proprio destino.».
Gli scambi commerciali tra i Paesi, inoltre, doveva essere il modo per cooperare per il bene comune, stabilendo da sè i prezzi delle materie prime senza lasciare che fosse "il mercato" decidere ad esempio quanto pagare il caffè coltivato in Messico o lo zucchero venduto da Cuba.
Irrequieto, dopo alcuni anni di governo a Cuba, il Che sente l’esigenza di riprendere la strada rivoluzionaria. Durante tutto il 1964, spende molto tempo in giro per il mondo per parlare di socialismo e di rivoluzione armata, arma necessaria per liberarsi dagli Stati neocoloniasti. L’11 dicembre 1964, a New York, il Che tiene un famoso discorso alle Nazioni Unite in cui espone le sue idee a proposito dei legami tra socialismo reale e rivolta armata. Denuncia inoltre le discriminazioni razziali e le segregazioni dei popoli, in particolare quelli del Sudafrica. Sottolineerà inoltre il diritto di Cuba a difendersi dall'imperialismo statunitense ricordando l'invasione della Baia dei Porci come atto ignobile di sottomettere una nazione che si ribella alla schiavitù colonialista nordamericana.
Tra il dicembre e la primavera successivi si sposta in molte parti del mondo, visitando principalmente paesi asiatici e africani. Ritornato a Cuba, nella primavera del 1965 si dimette dal governo affermando che la sua reale vocazione sia quella del rivoluzionario e che il suo compito sia quindi quello di aiutare le rivoluzioni in atto nel resto del mondo. Proverà una rivoluzione in Congo, che però fallirà.
GLI USA UCCIDONO IL "CHE"
Ritornato a Cuba nel luglio del 1966, il Che viaggerà in Argentina, Uruguay, Paraguay, Brasile e infine in Bolivia, dove costituirà un gruppo rivoluzionario.
Alla metà del 1967, però, la sua rivoluzione boliviana affonderà a causa di tre fattori: gli infiltrati della CIA che da anni cercavano di catturare il Che; l'atteggiamento di Fidèl Castro che si "defilò" lasciando "sguinzagliato" Guevara libero di rischiare la sua vita; l'indispettimento dell'URSS dopo il discorso del Che ad Algeri del 24 febbraio 1965 dove sottolineò le "contraddizioni socialiste" dei sovietici.
È in queste circostanze che le forze governative boliviane riescono a catturare il leader rivoluzionario e ucciderlo nella scuola di La Higuera il 9 ottobre 1967.
I SOGNI DI ERNESTO
Ernesto Guevara era un personaggio scomodo, una persona che voleva realmente cambiare lo "strano equilibrio" vigente nel mondo partendo dalla sua America Latina ma anche in altri Stati del mondo, in primis quelli poveri.
Perché un onesto lavoratore doveva esser schiacciato dal ricco e non riuscire a vivere del proprio lavoro? Perché un contadino non poteva esser proprietario della propria terra e vivere del proprio raccolto? Perché i bambini erano costretti a lavorare e non avevano accesso all'istruzione? Perché le nazioni non potevano collaborare per la pace e l'aiuto comune anziché farsi la guerra ed espropriare terre altrui impoverendo la popolazione?
Era chiaro che l'equilibrio mondiale si reggeva su fili intrecciati e Guevara poteva realmente smuovere i popoli a ribellarsi ai propri colonizzatori, distruggere la propria schiavitù e cooperare con i popoli vicini.
I sogni di Guevara sfumarono e gli Usa, nonostante le belle parole di qualche presidente che "è passato per la Casa Bianca", l'embargo che ha causato e causa ancora milioni di dollari di danni è ancora lì.
Fu solo Cuba l'unico Stato, una piccola isola dei caraibi, a non crollare sotto l'azione militare e politica degli Stati Uniti. Gli Usa, che sono riusciti più volte nella storia (in ultimo, in Ucraina) a far cadere governi legittimi imponendo dei propri governanti dirottando le ideologie dei popoli governando, senza alcun diritto, queste nazioni, subirono una sconfitta. L'embargo è una sorta di ripicca, un fare terra bruciata intorno secondo la logica "se non sei mio schiavo, ti distruggo".
Il sogno di un mondo dove i popoli collaborano tra loro, dove la povertà è stata sconfitta e dove nessun individuo muore di fame e senza cure è ancora lontano e, chissà, forse resterà utopia.
Certo è che chi prova a sovvertire l'equilibrio del mondo che crea solo povertà, desolazione e guerre, finisce sempre per essere ucciso.
Come diceva Ernesto
« Possono morire le persone, ma non le loro idee. ».
Tanti auguri Ernesto.
Per approfondire:
Breve storia dell'embargo statunitense su Cuba
https://www.deapress.com/internazionale/22241-breve-storia-dellembargo-statunitense-su-cuba.html
La sentenza del Tribunale Internazionale emessa il 17 novembre 2023 con la quale si afferma e ribadisce che le sanzioni statunitensi contro la Repubblica di Cuba sono un atto criminale
https://italiacuba.it/2023/11/17/la-sentenza-del-tribunale-internazionale-sulle-sanzioni-statunitensi-contro-la-repubblica-di-cuba/
Commenti
Posta un commento
Scrivi un tuo commento.
La moderazione è attiva solo per commenti spam (phishing/ link a siti con virus) e commenti volgari.