La fine dell'anno, e il suono del silenzio


Quando si giunge all'inizio dell'ultimo mese dell'anno, iniziamo inevitabilmente a fare i cosiddetti bilanci: una rassegna di cose fatte e cose non fatte, di cose ancora da fare e cose da non fare più, di obiettivi raggiunti e quelli ancora lontani.

In certi momenti della nostra vita vediamo gli ultimi giorni dell'anno come una fine "fittizia", ovvero solo "da calendario" perché, se non l'avessimo (il calendario), neanche ci accorgeremmo che domani inizierà un nuovo anno.
In altri momenti, invece, appuriamo che la Terra ha percorso un giro completo intorno al Sole ritrovandosi allo stesso punto, il solstizio d'inverno (il giorno con meno ore di luce dell'anno che questa volta cadrà il 22 dicembre alle 04:27), per iniziare un nuovo giro. Dunque un ciclo è realmente concluso per iniziarne un altro. Ancora una volta.

In fin dei conti c'è sempre qualcosa che non abbiamo ancora fatto e che vorremmo o dovremmo fare, e qualcosa da non fare più, così come c'è sempre un lungo elenco di cambiamenti avvenuti dei quali siamo restii ad accettare.
Una delle grandi verità della vita è che le cose cambiano. Sempre.
Noi stessi veniamo "sbattuti" da una situazione all'altra, subendo spesso conseguenze inevitabili, cambiamo atteggiamenti o, se tentiamo di agire sempre alla stessa maniera, sono le situazioni a mutare mentre noi, convinti di esser sempre gli stessi, proseguiamo ad aggrapparci alla solita barca piena di buchi che ormai non va più da nessuna parte, con la stessa che pian piano sta sprofondando in mare.

Quando si accetta che si è cambiati si comprende il cambiamento, lo si apprezza, poi si diventa consapevoli di non esser più gli stessi e/o di vivere situazioni diverse rispetto al passato e alla fine di questo percorso si diviene orgogliosi di non esser più uguali a come eravamo ieri.
In effetti, però, hanno ragione sia coloro affermano che la nostra vita e l'universo stesso sono soggetti a continuo cambiamento sia coloro che sostengono che ci sono cose immutabili, come le leggi che governano il funzionamento della vita.

Nel "particolare" della vita di ognuno, c'è chi prosegue sulla stessa strada per lungo tempo e chi la cambia spesso, chi quindi è soggetto a cambiamento e chi, pare, non lo sia.
È importante guardarsi dietro ogni tanto sia per capire da dove si è partiti, sia per vedere quanta strada si è fatta così da comprendere che sono realmente avvenuti dei cambiamenti che forse non vediamo.
Porsi obiettivi non è consigliabile perché o non lo si raggiunge, o se ne raggiunge un altro o, se lo si raggiunge, non sarà come ce lo aspettavamo. È normale e logico, e ben venga sia così.
Ancorarsi a un'idea significa credere di essere in movimento restando però fermi, un po' come l'assurda metafora del criceto bendato che corre sulla ruota e che è convinto di andare da qualche parte senza rendersi conto di esser lì a girare intorno da svariati minuti.

Alla fine la cosa più utile è osservare:
osservare ciò che ci passa davanti, osservare le conseguenze delle nostre azioni e non-azioni (le quali spesso conducono a conseguenze più pesanti delle azioni), osservare le cause degli eventi, osservare i nostri comportamenti e quelli delle persone,... osservare il mondo.

Molto spesso serve solo osservare, in silenzio, per capire più di quanto si possa fare cedendo al chiacchiericcio.
Il silenzio è una parola così forte che molte persone non riescono a sentire, né a pronunciare. In una mia vecchia poesia usavo l'ossimoro¹ "un silenzio assordante" per imprimere forza ad un momento nel quale si è fermi, in un silenzio così forte da rompere i timpani mentali.
Il silenzio fa paura ma, se si è suo amico, è come un suono soave che apre la mente e lo spirito, e quieta l'animo.

Quasi sempre è il silenzio a fornire le risposte, quel silenzio che rimescola le idee nate al termine di un lungo discorso mentale che attendeva solo un attimo di riposo per fornire una risposta.

Il suono del silenzio.



¹L'ossimoro è una figura retorica che consiste nell'accostamento di due termini di senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro.

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