Non correre

 


Correre.
Bisogna sempre correre.

È questo ciò che la società ci insegna sin da piccoli: essere primi, e se non lo si è, far di tutto per diventarlo. Ed è proprio così che nascono le ansie di non essere il migliore, il desiderio di dimostrare sempre di esser infallibili e la tremenda reazione depressa/violenta quando si apprende di non esser stati sufficientemente bravi. Evidentemente la frase "L'importante è partecipare" è passata di moda.

Se ci si pensa a fondo, è una cosa triste il dover dimostrare di esser sempre i più forti (fisicamente e non), i più intelligenti, i più saggi, i più puri, i più infallibili, i più esperti, i più veloci, i più titolati, i più ricchi, i più seguiti. È davvero triste.

Se le persone comprendessero che la ricerca affannosa del primato è la prima causa delle ansie, e se contemporaneamente capissero che il primato (in qualunque cosa) è solo un giudizio superficiale, mai immutabile, che non dà reali soddisfazioni ma solo compiacimenti col contagocce che necessitano di altri primati per tenere il livello di queste sempre alto, allora le persone inizierebbero a godersi realmente ciò che fanno. Tutto ciò che fanno.

Un esercizio per combattere l'ansia è proprio quello di smettere di giudicarsi e di paragonarsi agli altri e, a differenza di quanto si possa pensare, l'ansioso è sempre colui che è tra i primi, e chi sta peggio è sempre il primo, perché deve sempre dimostrare di esser perfetto, perché deve "confermare" i suoi precedenti primati, perché non può permettersi di "scendere" di gradino dacché non sa stare nell'ombra. È abituato a ricevere lodi, e sono queste a tenerlo (falsamente) vivo.

Correre non è mai utile.
Correre nel lavoro, nello studio, nella quotidianità non è utile.
Correre è utile solo in un caso: se sei inseguito da un animale carnivoro.

In quel caso sì: corri, corri più che puoi. In tutti gli altri casi, rallenta, fermati e goditi il panorama.



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