Sorridere alla vita


Quel giorno il mio amico calciò un po' troppo forte il pallone che finì sul balcone di una casa del vicolo. Ci stavamo demoralizzando quando un altro amico del gruppo decise di arrampicarsi sul palo e salire a prenderlo. Non ricordo cosa disse il primo, quello che calciò il pallone, ma io risi trattenendomi e poi, quando scoppiò a ridere anche lui, iniziai anche io,... e con le lacrime agli occhi! Aveva una risata contagiosa e, anche se non sapevi il perché, scoppiavi a ridere di gusto e non la finivi più.

A tutti è capitato di "scoppiare" a ridere in modo incontrollato, con le lacrime agli occhi. Ridere fa bene, e non c'è bisogno che siano gli scienziati a dirlo. Il ridere insieme, ma anche da soli, ci mette in contatto con la leggerezza della vita, con l'immediatezza, con le situazioni non controllabili e mutabili: la risata è improvvisa, nasce e scompare. Come la vita umana.

LA MEDITAZIONE DELLA RISATA
Tra i tanti esercizi di meditazione c'è anche quello della risata.
Ridere in modo obbligato può sembrare assurdo, ma sono due gli esercizi da praticare spesso.

Nel primo, ci si siede comodi oppure lo si fa appena svegli, ancora sdraiati a pancia in su (supini): iniziamo a ridere di gusto, con risate leggere, lasciando che i pensieri irrazionali, quelli cioè emotivi, istintivi, non logici prendano il sopravvento. Ad esempio pensiamo « Ma che diavolo ho da ridere? Sembro scemo a ridere da solo ». Questo scatenerà una risata un po' più naturale e, più convincete di ridere da soli, più la risata naturale si farà strada e diverrà più forte.
L'esercizio può esser praticato anche in compagnia e qui è facile perché si può fare il gioco di guardarsi e non ridere: a quel punto la risata verrà da sé!

Il secondo è la risata quando non c'è niente da ridere.
Dare un colpo allo spigolo del letto: ridete! Vi cade un oggetto per terra: ridete! Vi arriva una bolletta salata il giorno stesso dell'arrivo dell'accredito dello stipendio: ridete!
Vi chiederete: « ma,... non c'è nulla da ridere! » e io vi rispondo « Appunto! ». Quando il danno è fatto, quando c'è una situazione difficile che non si può cambiare o che complica le cose, si può piangere, arrabiarsi o ridere. In tutti e tre i casi la situazione non cambia, non si risolve niente, quindi... non è meglio ridere?

Provate a farlo un paio di volte, e inizierete a prenderci gusto.
Al momento non ricordo dove l'ho letto, ma c'è un popolo che, durante la veglia a un defunto, ha l'usanza, di ridere e sorridere al morto, accompagnandolo in modo allegro nell'Oltretomba. È un'usanza bellissima! E lo è perché questo popolo - così come lessi - viveva accettando la morte, convinti che nell'Aldilà ci si rincontrasse e ci si ritrovasse per continuare a ridere insieme. È una bellissima cosa e, anche se l'Aldilà non esistesse, il solo pensiero di ridere alla vita e alla morte e al fatto che ci ritroveremo a ridere insieme è meraviglioso.

Per la cronaca, il mio amico riuscì a prendere il pallone e, quando scese giù, io e l'altro eravamo ancora a ridere, entrambi con le lacrime agli occhi e il dolore addominale per le risate.
Ridi alla vita se puoi farlo: approfittane adesso. Domani potrebbe esser troppo tardi.

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