L'impermanenza esiste grazie alla permanenza


Chiacchierando con una persona che conosco, in un dialogo in merito all'ansia di dover risolvere ogni problema, siamo arrivati alla conclusione (ovvia, ma non per molti) che l'origine di tale stato d'animo fosse la non accettazione dell'impermanenza.

Nel post "La meditazione Buddhista sull'impermanenza" ho affrontato nel dettaglio la questione, spiegando anche un esercizio per fare pratica. Oggi vorrei invece parlare della permanenza. Già, perché ciò che non cambia, che resta immutabile, in realtà è sempre sotto i nostri occhi, e ci causa stati di ansia, di rabbia, di nervosismo, frustrazione e tristezza.

Ad esempio, reiterare un medesimo comportamento nonostante le stesse spiacevoli conseguenze è cadere nella permanenza: non cambiare atteggiamento e credere che saranno gli eventi a modificare il tutto è innaffiare la permanenza.
Anche se in tutto il Canone Pali il Buddha parla dell'impermanenza, in verità ci sono cose eterne, che non cambiano mai come le leggi che regolano l'universo, come le leggi della fisica: avete mai visto un sasso galleggiare sul pelo del mare? No, perché la legge della gravità la trae sul fondo del mare. Una legge immutabile, permanente. Così come lo è il moto di rotazione e rivoluzione terrestre e degli altri pianeti del sistema Solare e dell'universo (a meno che non ci sia qualche "scombussolamento" spaziale che ne modifichi il movimento).
Se mettiamo un bicchiere di acqua nel freezer, sappiamo che si congelerà. Se restiamo con il gelato al sole, in piena estate, sappiamo si scioglierà. L'alternanza delle stagioni, i modi per creare certi materiali, la nostra respirazione e il funzionamento delle nostre cellule,... tutto è immutabile, tutto è permanente. Allora cos'è l'impermanenza?

La morte è permanente, nel senso che esiste da sempre, colpisce tutti e rende inanimato un essere vivente. Però la morte rappresenta anche l'impermanenza, perché la nostra vita fisica non è eterna: quando muore una persona, questi non mangia più, non beve più, non parla più, non respira più.

L'ansia di dover intervenire per evitare la sofferenza a qualcuno nasce dal fatto di credere che la buona salute sia permanente, ma non è così. È il nostro errato pensiero ad esser permanente. La nostra agitazione è permanente, ma solo perché crediamo che lo sia.
Così come ho spiegato nel mio libro "La felicità è nelle tue mani", le emozioni non sono mai fisse, non siamo 24 ore su 24 arrabbiati, ma solo qualche minuto (sarebbe una tortura esser rabbiosi per 24 ore di seguito!). Il problema è che restiamo fissi con l'idea della rabbia, pensando continuamente a cosa ci è successo e così diventiamo la rabbia, credendo di essere costantemente arrabbiati.
Concimiamo il desiderio rabbioso anche quando non c'è: facciamo in modo di tenere il sasso in mano tenendolo sul pelo dell'acqua credendo che sia lui a galleggiare anziché noi a tenerlo lì. Forziamo la gravità anziché aprire la mano e lasciare che il sasso vada sul fondo del mare.

È bene ricordare ogni giorno tutto ciò che può cambiare all'improvviso, ciò che cambierà a distanza di anni (come l'invecchiare), capire che niente rimane com'era e che il cambiamento, seppur ostile, seppur sbagliato, seppur dannoso, avverrà.
Ovviamente possiamo opporci a certi cambiamenti, e spesso è indispensabile non mostrarsi statici, però è bene dapprima accettarli, e poi affrontarli. L'accettazione attiva ti fa prendere coscienza dell'esistenza della morte, della malattia, della vecchiaia e di cambiamenti avvenuti in questo modo:
« Accetto che è avvenuto questo cambiamento. Accetto che la morte esiste: un giorno io o una persona cara morirà. Io o una persona cara potremo ammalarci. Invecchieremo tutti se giungeremo ad età avanzate ».
L'accettazione passiva è quando subiamo le ingiustizie e non reagiamo, quando siamo tristi e pensiamo sia giusto esserlo per tutta la vita, quando ci muore una persona cara e viviamo il resto della vita come degli zombi.

Nella vita sono tante le leggi naturali che funzionano sempre allo stesso modo, e questo fa sì che tutto cambi: la permanenza (delle leggi) fa sì che esista l'impermanenza (degli esseri viventi) [leggi la metafora del bastone]. Se il processo di invecchiamento cellulare non fosse permanente, la nostra vita non sarebbe impermanente: le cellule sono impermanenti perché i loro processi sono permanenti (nascono, si riproducono sempre più lentamente per poi cessare la loro attività).

Accettando ciò che non si può cambiare, accetteremo ciò che è eterno e ciò che non lo è, scoprendo finalmente il nostro ruolo in questo Universo.

Leggi GRATUITAMENTE l'anteprima del libro e scopri dove e come ordinarlo al link


foto del post by scholty1970
https://pixabay.com/photos/sunflower-faded-nature-blossom-4504059/

Commenti