Karma Yoga: l'azione disinteressata



Spesso, nei rapporti interpersonali,
desideriamo comprensione, ma non siamo comprensivi con gli altri,
desideriamo il perdono, ma non perdoniamo,
non vogliamo esser giudicati, ma giudichiamo le azioni altrui,
vorremmo ricevere aiuto, ma non aiutiamo chi è in difficoltà,

attendiamo insomma che siano gli altri ad agire per il nostro bene, ci lamentiamo se non riceviamo le azioni altrui e di conseguenza odiamo le persone non solo quando agiscono, ma anche quando non compiono alcuna azione.

Crediamo che per agire secondo una buona causa sia necessaria una motivazione e uno scopo: niente di più sbagliato.
Per essere liberi dalla propria azione (karma) è indispensabile donare senza credere di essere in credito e ricevere un dono senza pensare di essere in debito.

IL KARMA YOGA, L'AZIONE DISINTERESSATA
Nei Veda, i testi sacri dell'India, in particolare nella Bhagavadgītā contenuta nella Sruti, leggiamo l'insegnamento di Krishna sul Karma Yoga.
Il Karma Yoga è l'azione disinteressata, ovvero quando agiamo solo perché vogliamo agire, senza uno scopo, non per attenderci qualcosa indietro o qualche risultato nella vita altrui, ma solo per agire.
Il karma è l'azione, ciò che abbiamo fatto in passato e ciò che stiamo facendo oggi.
Tutto ciò che facciamo oggi è dettato dalle nostre azioni passate e conseguenze delle nostre azioni. Se, ad esempio, in passato abbiamo donato il nostro aiuto a un familiare e questi ci ha trattato male, noi, oggi, agiamo per via di quella "reazione alla nostra azione" pregiudicando una qualsiasi azione di oggi. Se oggi siamo diffidenti nei confronti di una categoria di persone o di una situazione particolare, è perché abbiamo accumulato un certo tipo di karma che ci portiamo dietro da anni.
Si chiama memoria mentale del passato ed è, a tutti gli effetti, karma.

Dunque, se dobbiamo praticare l'azione disinteressata, perché essere comprensivi se gli altri non lo sono con noi? Perché "no". Esatto: "perché no".
Porsi una domanda di questo tipo ci conduce di nuovo, ancora una volta, all'azione interessata, l'azione che agisce per uno scopo. Facciamo degli esempi.
Se vediamo una persona in difficoltà mentre carica un pacco pesante sul proprio veicolo, l'azione disinteressata ci fa avvicinare e donare un po' della nostra forza come aiuto. L'altro ringrazierà e noi ce ne andremo come se non fosse accaduto nulla. L'azione effettuata, essendo karma, produce una conseguenza: questo accumula il cosiddetto "buon karma" sia perché noi non abbiamo un peso sullo stomaco per aver fatto un'azione dannosa, sia perché la persona che ha ricevuto l'azione non è arrabbiata con noi visto che è stato un aiuto utile e necessario. Entrambi stiamo bene nel nostro Essere interiore, ed entrambi abbiamo usufruito positivamente di un buon karma.

NESSUN LEGAME

Il legame al risultato dell'azione e, quindi, all'azione stessa, è a tutti gli effetti una catena.
Se siamo legati imprescindibilmente al risultato, basiamo qualsiasi azione su quel risultato condizionando le nostre scelte future (proprio per via della memoria mentale del passato).
Qualcuno potrebbe domandare « Ma ogni azione nella vita odierna deve essere legata al risultato: è impossibile agire in modo disinteressato! ».
È indubbio che la società moderna ci tenga legati con una catena ad ogni risultato: un bambino deve studiare per ottenere voti alti e conseguire un titolo di studio (oltre che per non deludere i propri genitori), in un'azienda bisogna produrre/offrire servizi con il solo scopo di aumentare i profitti, se si coltiva un terreno lo si fa con lo scopo di produrre cibo e sopravvivere,... Quindi lo scopo deve esistere?

I testi antichi indiani come lo Yoga Sutra di Patanjali Maharishi, i Veda o le Upanishad spiegano che qualsiasi elemento e azione sono tenuti insieme grazie a causa ed effetto: alla dissoluzioni di queste due, essi scompaiono.
Se vogliamo seguire un percorso di studi abbiamo già uno scopo: il titolo di studio. Possiamo però non incatenarci al nostro scopo se godiamo di ogni momento di studio, assorbiamo nozioni con il piacere di imparare e scoprire cose nuove, seguiamo il percorso perché stiamo facendo un qualcosa che a noi piace e che vogliamo fare. Il titolo di studio sarà solo una conseguenza inevitabile dello studio e non un imperativo legato al nostro karma.

Il libero arbitrio è un concetto antico manipolato ad arte dalle menti illuministe e materialiste degli ultimi due secoli ma che ci offre una delle tante possibilità realizzabili.
Qualunque sia l'origine di ogni evento, noi agiamo ottenendo sempre una reazione all'azione.
Anche il non-agire è un'azione: se sei in una situazione ostica e decidi di arrenderti, stai "agendo sul non-agire" e quindi non dovresti dire « non posso agire » o « non posso far nulla per cambiare questa situazione » ma dovresti dire « sto agendo per non agire e non cambiare questa situazione ». Per la serie se cade una mela dall'albero e non ti sposti (non-agire) la mela ti colpirà in testa: l'azione c'è, la conseguenza anche, eppur non hai agito.

È bene comprendere che c'è sempre una margine di scelta e poter agire in modo diverso... se solo non si fosse vincolati al vipaka, il risultato dell'azione.

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